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"Dino": un nome leggendario per la prima Ferrari a quattro cilindri con motore ibrido


Ferrari "Dino"

La Dino 246, più nota come Ferrari Dino 246, è un'autovettura a motore centrale-posteriore evoluzione del precedente modello 206 GT. È stata costruita tra il 1969 e il 1973 e deve il suo nome, Dino per l'appunto, al figlio di Enzo Ferrari scomparso prematuramente mentre la sigla 246 indicava la cilindrata di 2,4 litri ed il numero di cilindri 6 con disposizione a V. A quasi cinquanta anni dalla sua presentazione, la più famosa casa automobilistica del mondo, vanto dell'ingegneria italiana, potrebbe battezzare di nuovo uno dei suoi gioielli tecnologici con questo nome. Ipotizzata come modello d'ingresso della gamma delle supercar del Cavallino, potrebbe essere la prima "rossa" ad essere proposta con una motorizzazione a 4 cilindri, frazionamento che non è mai stato usato in tempi moderni dall'azienda di Maranello. Lo confermerebbe la scoperta da parte di alcuni media, tra cui Autoguida, della registrazione presso l'Ufficio Europeo Brevetti di una soluzione di un inedito propulsore - appunto con 4 cilindri - che contiene all'interno dell'impianto di scarico una turbina per muovere un generatore di corrente.


Ipotesi per il 4 cilindri ibrido Ferrari

Questo, a sua volta, alimenta un'unità elettrica che muove le ruote anteriori dell'auto garantendo la trazione integrale in caso di necessità, ma anche quella al 100% no-emission su brevi percorrenze, e assicura il movimento di un compressore elettrico che svolge le funzioni di sovralimentazione. Il brevetto, firmato da Fabrizio Favaretto, responsabile per Ferrari delle architetture ibride e quelle a motore posteriore, ma in precedenza a capo del reparto componentistica nel team di Formula 1, prende spunto dalle power unit della F1 ed ha lo scopo di ottimizzare il funzionamento della turbina e del compressore, che normalmente sono solidali e che in questo caso sono scollegate e addirittura lontane. Per eliminare il cosiddetto "turbo lag", il ritardo prima dell'attivazione da parte dei gas di scarico, il compressore è azionato elettricamente, quindi gestibile attraverso le strategie dell'ECU, il cervello della vettura, mentre il generatore azionato dall'energia dei gas di scarico ha la sola funzione di ricaricare un piccolo pacco batterie. La sezione ibrida, nello schema brevettato da Ferrari, è ampliabile con un'ulteriore unità reversibile che sviluppa potenza, e migliora sotto carico il funzionamento del 4 cilindri turbo. Uno schema mild-hybrid, dunque, che va oltre al sistema utilizzato e va nella direzione, anche usando sei o otto cilindri, di una nuova generazione di motori a benzina a ridotto impatto ambientale, in linea con le future regolamentazioni sulle emissioni. Una soluzione innovativa che potrebbe essere estesa anche ai modelli Alfa Romeo e Maserati che già oggi hanno sotto al cofano propulsori powered Ferrari.

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