Sembrerebbe l’atmosfera onirica e straniante di un film di John Carpenter, con la nave fantasma che emerge dalle dense nebbie del mare, ma invece è la realtà e riguarda al più gli storici infatti dopo settantasei anni è stato localizzato il perduto relitto della regia nave San Giorgio, requisita allora dalla Kriegsmarine dopo l'8 settembre 1943, incagliata e affondata nell'alveo del fiume Po, più precisamente a Punta della Maestra, a causa di quella che probabilmente fu una manovra sbagliata eseguita durante una tempesta, che fortunatamente non causò vittime come ha potuto verificare nei suoi studi e ricerche condotte con il georadar, noto storico e ricercatore rodigino Luciano Chiereghin.
Avvenne in quei giorni terribili dell’ultima guerra, subito dopo l'armistizio, che la Marina tedesca requisisse la San Giorgio, che già dal 1940 svolgeva il suo servizio di vigilanza costiera nell’alto Adriatico. Dopo la sua cattura da parte della Kriegsmarine, la San Giorgio mantenne comunque il prestigioso nome del santo, molto venerato non soltanto dai veneti e dai veneziani in particolare, ma anche dai popoli del Nord Europa con l’usuale consegna di svolgere il servizio di pattugliamento marittimo tra Venezia e Ancona con a bordo un equipaggio tedesco di cinquantadue uomini perfettamente addestrati alle tempeste del Baltico ma che evidentemente ha avuto qualche seria difficoltà a navigare in prossimità del Po, dove la nave “perduta” è stata ritrovata.
La notte del 12 febbraio del 1944, nel corso di un normale servizio di pattugliamento, la San Giorgio venne sorpresa da una violenta mareggiata in prossimità di Punta della Maestra, alle foci del Po. Il comandante della nave quasi certamente azzardò una pericolosa manovra per entrare nella foce del Po di Pila, Busa Dritta con l'intento mettersi al riparo della burrasca per poi risalire la corrente raggiungere il vecchio faro di Pila presieduto da un comando tedesco. La manovra non andò a buon fine e la nave rimase incagliata sul un basso fondale. L'equipaggio si portò in salvo sulla spiaggia del così detto «Scano della Mula».
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