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Fabrizio Pregliasco: “Iniziare vaccinando i giovani potrebbe essere la scelta più giusta”

Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano “I conti su chi in Europa è stato, più bravo e meno bravo, si potranno fare solo alla fine”




Professor Pregliasco, ieri 993 morti, un tragico record. Eppure, leggiamo e sentiamo che la situazione sta migliorando. Il cittadino rischia di non capire. Quale è la verità?

La situazione sta oggettivamente migliorando. Purtroppo, stiamo pagando l’effetto postumo di infezioni, crescenti in modo esponenziale fra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, con un percorso di sofferenza per gli ammalati fino purtroppo, per tanti, all’esito più drammatico e doloroso. Le cause dell’elevato numero dei decessi di questi giorni vanno retrodatate di un mese e anche più.


Che cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni?

Il parametro, a cui ci atteniamo, migliorerà ulteriormente nelle prossime settimane, Constatiamo, già ora, che i casi non aumentano. Si sono stabilizzati su un plateau che si evolve in modo confortante e, soprattutto si stanno riducendo i ricoveri nei reparti e le presenze in terapia intensiva. Gli effetti dell’attuale lockdown, che è sicuramente più morbido di quello attuato in primavera, si stanno facendo sentire. Abbiamo cominciato con uno sprint che, però, non è bastato. Ora ci riproviamo con una maratona. Dobbiamo stringere i denti, come in tutte le maratone, e rispettare il galateo governativo per abbassare, ancora di più indici e numeri.


Quale è l’obiettivo nell’immediato?

Speriamo governatidi arrivare a cinquemila, al massimo diecimila casi al giorno, per poter recuperare la possibilità di tracciare le positività e, quindi, di scovare ed estinguere i focolai. Un obiettivo, da centrare a tutti i costi, anche per preparare al meglio la campagna di vaccinazione, che durerà per tutto il 2021. Dipende, in primis, da tutti noi, da come sapremo interpretare le libertà che ci verranno concesse per Natale. Andranno responsabilmente centellinate, per scongiurare il rischio di una terza ondata. Non dobbiamo mai dimenticare che ogni contatto interumano comporta un rischio.


Lei ha detto che è pronto a vaccinarsi in diretta tv. Si è fatto un’idea di quando potrà accadere?

Io spero nei primi mesi del 2021. La partenza della campagna di vaccinazione è subordina all’autorizzazione dell’Ema e, conseguentemente, alla verifica di sicurezza di efficacia. Dai primi dati preliminari filtrati, sembra che l’Ema possa dare il via libera entro tempi brevi.


Si discute su tutto. Sull’efficacia del vaccino, sugli effetti collaterali, sulla durata dell’immunità, sulla necessità di più dosi, ora anche sui destinatari privilegiati. Ho letto che si vorrebbe cominciare dagli studenti e non dagli anziani. Ci aiuta a fare un po’ di luce?

Io credo che la decisione sia quella di proteggere i più fragili, i fragilissimi, i ricoverati in Rsa, gli operatori sanitari e dei servizi essenziali, per garantire la continuità operativa. La scelta di cominciare dai giovani è legata alle possibili caratteristiche del vaccino, che ancora non conosciamo. Se l’immunità garantita fosse sterilizzante, la scelta di cominciare dai più giovani non sarebbe sbagliata. I giovani sono in questo momento gli untori della malattia, come soggetti asintomatici. Se, invece, il vaccino non avesse proprietà sterilizzanti, se cioè i giovani vaccinati restassero contagiosi anche senza contrarre la malattia, la scelta sarebbe sbagliata e senza effetti utili.


Il Governo non sta sbagliando nulla?

Non esiste un manuale delle regole da utilizzare. Il Governo sta cercando di contemperare la convenienza sociale, le compatibilità economiche e le misure necessarie per combattere il Covid.


Sembra, però, che all’estero le cose stiano andando meglio che in Italia. Ci hanno inseguito per mesi, ora sono andati in testa, e per distacco.

Sono ondate cicliche, i conti si potranno fare solo alla fine di tutto, quando compareremo i numeri e le percentuali complessive.


Concludiamo con qualcosa di solo apparentemente frivolo. Lei ha sempre sostenuto che il sesso vada evitato anche fra coniugi. Sembra, come del resto è consuetudine in tutti i blackout, che stia accadendo il contrario, e che abbia già cominciano a alzarsi la curva delle nascite. E’ un problema?

Ogni contatto è a rischio. Sicuramente lo è anche l’atto sessuale. Ed è difficile stabilire, di volta in volta, se uno dei due partner è sano o asintomatico. E, quindi, ci vuole tanta attenzione e tanto buon senso.

di Antonello Sette

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