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Gsm Racing di Grillini riparte dall'Endurance: «Le moto la mia vita. Questo un mondiale stupendo»

La terra, l'Emilia, non mente. Il sangue neppure. A diciotto anni Andrea Grillini aveva già ben chiaro cosa avrebbe fatto da grande. «Le moto sono la mia vita, il mio lavoro. Altro non so fare». Figlio di un pilota, nella terra in cui risuona per eccellenza il rombo dei motori, appena maggiorenne Andrea segue le orme paterne, ma già a ventitré anni capisce che il suo posto non è in sella, ma subito fuori pista, ai box, dove a un team manager, oltre al cuore e alla passione, servono nervi saldi, strategia e tanta pazienza. Con il suo team monegasco, il GSM Racing, partecipa a diversi campionati del mondiale di Superbike con risultati rimarchevoli. Le cose si complicano circa un anno e mezzo fa, quando, nel gennaio 2018, finisce coinvolto in una maxi inchiesta per riciclaggio di denaro, inchiesta che lo costringe a stare lontano dal suo lavoro. Cita Alex Zanardi, Grillini. Lo cita con fierezza e convinzione nella voce: «Mi piego ma non mi spezzo». In attesa di chiarire la sua posizione e poter mettere un punto su questa vicenda, Andrea Grillini si rimbocca le maniche per raccogliere i pezzi e ricominciare, come sempre, con le moto in testa. Iscriversi al mondiale di Superbike a quel punto, già avviatosi verso la fine, per giunta con diversi sponsor che hanno dovuto ripiegare su altri team, non è fattibile. Ecco la scelta di puntare su una tipologia di gara e di motociclismo completamente opposta. Dallo sprint alla durata: il GSM Racing approda nel campionato mondiale di Endurance, l'EWC.



Suzuki GSX-R 1000 del Team GSM Racing

Andrea Grillini, quale è stato il primo approccio con le competizioni endurance?

«Il mondiale endurance è composto da cinque gran premi, organizzati a cavallo tra due anni. Il primo, Bol D'Or, si è tenuto a settembre, mentre il resto della stagione prosegue l'anno successivo. Il nostro team, assolutamente neofita in questa disciplina, si è iscritto a tutte e cinque le gare del mondiale. L'ultima a cui abbiamo partecipato è stata la ventiquattrore di Le Mans dove abbiamo chiuso in diciassettesima posizione portando a termine l'intera corsa. Il prossimo appuntamento (12 maggio) ci vedrà impegnati in Slovacchia per una otto ore.»



Rispetto a una competizione sprint quale è la Superbike, quali sono le differenze sostanziali per i piloti e per il team?

«Per il team non subentrano particolari diversità a livello di logistica: gli spostamenti ci sono in tutte le discipline motociclistiche, così come la necessità di preparare ricambi, gomme e tutto ciò che serve durante la gara. È in pista che le cose cambiano decisamente: in una gara di durata non devi contare sulla singolarità del pilota, ma su un equipaggio. Ci sono tre piloti che si intervallano sia nelle prove che nella corsa vera e propria sulla stessa moto. Questo significa dover lavorare sempre e comunque in collettività. La difficoltà per noi, che affrontiamo questo cambiamento per la prima volta, sta nel coniugare le indicazioni, sempre diverse, che ci giungono dai tre piloti. Molto più facile a dirsi che a farsi. Un ottimo team è quello che riesce a fare una sintesi delle necessità di ciascun pilota sulla stessa moto.»



Andrea Grillini e i piloti del Team GSM Racing

Per quanto riguarda le spese? Costa meno lavorare in endurance?

«Questo è un falso mito da sfatare. L'endurance non costa meno e in assoluto non è certamente un'attività a bassa spesa. Sicuramente costa meno della Superbike perché le gare sono considerevolmente inferiori di numero, quindi si risparmia in trasferte, ma a livello di ricambi, componenti, carburante, probabilmente costa anche di più.»



Poi c'è il discorso durata… come si sopportano 24 ore di fila e come si rimane prestanti?

«A Le Mans si inizia alle tre di sabato pomeriggio e si finisce alle tre del giorno dopo. La concentrazione e la lucidità sono i punti su cui bisogna insistere maggiormente. Anche una ottima preparazione atletica e un'ottima resistenza sono requisiti indispensabili per gareggiare a questi livelli e per così tante ore. Comunque vedere gli spalti pieni, stracolmi di persone, sia di giorno che di notte, è un qualcosa che trasmette molta carica e che mi ha convinto ancor di più della scelta fatta.»



Lei che è un uomo dei "due mondi", quali differenze sostanziali ha riscontrato in un pilota di sprint rispetto a uno di durata?

«Un pilota forte in endurance non è di certo un pilota forte in Superbike. Il secondo è un atleta che dal momento in cui si mette in sella pensa a spaccare il mondo, a fare il giro secco. Qui è completamente diverso. Devi gestire la gara in maniera opposta: che siano otto o ventiquattrore devi rallentare, portare a termine un giro in tempi più lunghi rispetto alla corsa tradizionale. Serve una preparazione mirata su questo, sul resistere per tutto il tempo che devi restare sul pezzo.»



In che modo la vicenda giudiziaria che l'ha coinvolta l'ha portata a virare per questa categoria di corse?

«Purtroppo quello che mi è successo mi ha gravemente danneggiato, soprattutto nell'immagine pubblica. Molti sponsor che erano con me da anni si sono accasati presso altre aziende e non sono tornati indietro quando mi sono riaffacciato al lavoro. Ho dovuto pianificare una nuova strada che permettesse al mio team di lavorare bene ed essere competitivo e allo stesso tempo che desse visibilità a quegli sponsor che hanno deciso di rimanere con noi. L'obiettivo ora è far tornare alla base anche quelli che si sono spostati altrove. Quanto mi è successo è stata una disgrazia, soprattutto vista la mia totale estraneità ai fatti. L'unico modo per uscirne ora è continuare a fare quello che facciamo, che è quello che so fare meglio, lavorare.»



Pensa che l'endurance possa rappresentare anche il suo futuro o il suo sogno è tornare a competere in Superbike?

«È una domanda a cui non so rispondere allo stato attuale delle cose. Le moto sono la mia vita, i gran premi sono la mia vita e questo è il mio lavoro e a parte questo non so fare altro. Come le altre attività, anche questa è un'azienda fatta di persone e la cui finalità è un utile che ci permetta di vivere e continuare a fare quello che amiamo. Non so cosa ci riserverà il futuro, ma posso dire di trovarmi in un mondiale molto competitivo, con una copertura mediatica e un'attenzione di pubblico pazzesche. Ci sono piloti fortissimi e un'attenzione sempre maggiore anche da parte delle tv. Non dimentichiamo che tra i gran premi endurance figura la otto ore di Suzuka, la massima competizione motociclistica al mondo, in Giappone persino più sentita del gran premio di Moto Gp.»



di Alessandro Leproux

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