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L'America dà l'ultimo saluto al Senatore McCain: Trump il grande assente



L'America ha reso oggi omaggio al senatore John McCain, scomparso sabato dopo che il cancro ha vinto una battaglia durata più di un anno. Storico esponente dell'ala repubblicana, strenuo sostenitore della politica bipartisan, in suo onore si è tenuta a Washington la cerimonia funebre a cui hanno presenziato personalità di spicco di tutta la politica e l'alta società americana. Tutti meno che un certo presidente Donald Trump, con cui i rapporti erano a zero, in seguito alle numerose sparate del tycoon su temi sensibili, quali l'immigrazione e i rapporti con i Paesi confinanti e quelli della zona Nato, prima del voto del 2016. Due caratteri e due personalità agli opposti: uno l'hero americano per eccellenza, sopravvissuto al Vietnam e a sei anni di prigionia, l'altro l'imprenditore capace di raccogliere il frutto proibito ed esportare in tutto il mondo l'American dream e intenzionato, con il suo famoso slogan, a rendere nuovamente grande l'America. Una coesistenza difficile, se non impossibile, quella tra due forti personalità e che non ha trovato uno sbocco di conciliazione nemmeno negli ultimi giorni di vita del senatore che, per sua espressa e precisa volontà, ha chiesto che Donald Trump non partecipasse alla cerimonia funebre. Un modo, come sottolineato dal New York Times, per avere l'ultima parola, ad aeternum, in una diatriba mai risolta.


Frutto del lavoro di un anno, da quando McCain venne a conoscenza del glioblastoma che lo stava consumando, la cerimonia funebre è stata infatti l'ultima mossa, lo scacco al presidente Trump. In un elogio ai suoi massimi livelli del "bipartisanesimo" gli onori funebri sono stati infatti letti da due ex presidenti e due figure in grado di battere, prima nel 2000 e poi nel 2008, il senatore e reduce di guerra, George W. Bush e Barack Obama. Un modo per rendere immortale una visione del mondo e della politica e uno scacco all'agenda del presidente, almeno per un giorno fuori dal palcoscenico che ha raccolto l'attenzione mediatica e non di tutto il mondo. L'ultima parola di un uomo da Obama definito capace «con le sue critiche di fare di noi presidenti migliori».

Molto toccante il momento in cui è stata la figlia, Meghan, a salire sul pulpito per un ultimo saluto pubblico al padre. Un discorso sentito in cui non è mancata una frecciata a Trump, quando, tra le lacrime, ha sentenziato che «l'America di John McCain non ha bisogno di tornare grande perché lo è sempre stata».

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