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La sanità privata deve essere valorizzata e non abbandonata


STEFANO BINI PER IL GIORNALE D'ITALIA

Confapi Sanità, insieme altre associazioni di categoria, chiedono a questo Governo di essere ascoltati per la vera medicina territoriale a tutela della salute del cittadino

La Dott.ssa Maria Stella Giorlandino, rappresentante nazionale dell’Associazione Confapi Sanità, esponente dei laboratori e poliambulatori privati autorizzati e privati accreditati, unitamente alle altre associazioni di categoria chiede al Governo di porre la dovuta attenzione alle strutture sanitarie private, che sono più di 6000 distribuite su tutto il territorio nazionale e sono a disposizione per agire in perfetta sinergia con la sanità pubblica, erogando servizi di eccellenza e qualità. Tali 6000 strutture sono ambulatori, poliambulatori e day surgery, che eseguono ogni tipo di accertamento clinico, analitico, con esecuzione di biopsie con tempi celeri, che le strutture ospedaliere pubbliche non sono in grado di garantire e rappresentano una vera ricchezza che il nuovo governo può utilizzare a tutela della salute dei cittadini. Pertanto, non serve parlare di Case della Salute, essendoci più di 6000 strutture a livello nazionale pronte a sopperire alla carenza della sanità pubblica, che non riesce ad abbattere le liste di attesa, e non è accettabile che queste strutture sanitarie private non siano ad oggi ancora integrate ad ausilio della popolazione solo per motivi ideologici.

Sono certa – ha aggiunto la Dott.ssa Giorlandino – che il nuovo governo porrà la dovuta attenzione a questa grande ricchezza che esiste ed è già pronta ad affiancare la sanità pubblica a tutela del cittadino, che creerà un dialogo aperto e fattivo per migliorare la sanità, contribuendo così a conseguire un vantaggio economico e funzionale, che purtroppo precedentemente non si è registrato, anzi, c’è stata una chiusura totale non avendo inserito tali strutture private nemmeno come poli per le vaccinazioni. La Dott.ssa Mariastella Giorlandino ribadisce l’importanza di una sinergia tra sanità pubblica e privata, per soddisfare le esigenze della popolazione, risolvendo in tempi celeri le problematiche legate alla salute dei cittadini, che richiede immediatezza dei risultati per la chiusura dei casi clinici in tempi celeri. Oggi più che mai – continua la Dott.ssa Giorlandino – è necessario garantire una medicina territoriale che non solo garantisce sicurezza, ma che soprattutto va incontro alle esigenze dei cittadini che da più di tre anni hanno omesso ogni tipo di controllo diagnostico preventivo a causa della pandemia. Tale omessa prevenzione, purtroppo, unitamente ai mancati controlli e terapie, hanno comportato un aumento dei decessi giornalieri a circa 4000 unità a livello nazionale.

La Fondazione Artemisia, tramite la Rete Artemisia lab, è capillarmente distribuita sul territorio con le sue 24 strutture per fornire servizi sanitari di qualità anche nelle zone più periferiche o sfornite di presidi sanitari, come Acilia, dove è stata recentemente aperto un nuovo centro, per essere più vicini alla popolazione e fornire un vero servizio di medicina di prossimità. In particolare, presso la nuova sede di Acilia Medica, la Fondazione Artemisia sta mettendo in atto un progetto di assistenza sociale, allargando gli spazi circostanti per creare una ludoteca, un’area attrezzata per anziani e percorsi formativi di alternanza scuola-lavoro per i giovani. Questo progetto potrebbe essere realizzato anche da altre strutture sanitarie private con l’aiuto del Governo. Per fornire un ausilio concreto e reale nelle zone più disagiate del territorio – ha affermato Mariastella Giorlandino – è necessario creare poli culturali territoriali che diano speranze per il futuro ai giovani, anche creando progetti che creino incentivi lavorativi, con organizzazioni pronte a partire subito grazie all’esperienza sul territorio, che indichino una via d’uscita da questo periodo grigio e che costituiscano una sfida per la nuova classe politica. I Laboratori e poliambulatori privati offrono percorsi diagnostici dotati di certificazione di qualità e sono a disposizione di tutta la cittadinanza a livello nazionale per chiudere velocemente tutti gli arretrati diagnostici, aumentati a causa della pandemia e della paura instillata da un’informazione poco chiara, che ha agevolato il propagarsi del virus facendo intasare i Pronto Soccorsi. Una medicina del territorio che offra cure domiciliari e assistenza ai malati più accessibile avrebbe sicuramente reso meno drammatica la pandemia.

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