"Oggi gran parte del valore aggiunto riposa sui dati e sulle informazioni. È quindi ovvio che l’accesso illegale ad esse e la successiva rivendita con transazioni anonime mediante criptovalute come i bitcoin, magari sul quel web non indicizzato e non facilmente esplorabile che sta sotto il nome di “darkweb”, diventa un grande business, perché determina un vantaggio competitivo illecito per concorrenti privi di scrupoli. È una forma di spionaggio nuova: una volta lo spionaggio industriale si faceva sfruttando dipendenti infedeli o comunque propensi all’infedeltà; oggi, che quasi tutto è digitalizzato, si utilizzano queste forme di “furto silenzioso” di informazioni, perché perpetrate in modo che la vittima non ne abbia contezza, se priva di sistemi di sicurezza. Tuttavia, lo spionaggio “tradizionale” non può essere del tutto dimenticato: quindi attenzione con chi abbiamo rapporti, alle delegazioni che vengono a visitare le nostre aziende e un po’ di attenzione anche ai dipendenti, perché avremo davanti tempi non facili, tempi in cui anche un buon collaboratore, può diventare appetibile per molti. Il nostro Paese non investe abbastanza sulla sicurezza cibernetica. Qui c’è da dire una cosa: è ovvio che ognuno deve fare la propria parte, ma a livello di sistema bisognerebbe capire che la sicurezza cibernetica, come si usa chiamarla, non è solo un interesse del singolo individuo o di un’azienda, bensì fa parte di una categoria dell’interesse pubblico. Che i miei dati siano sicuri non riguarda solo me o la mia azienda, riguarda anche la collettività il Paese, perché dò lavoro e sono parte integrante del sistema Paese. Quindi, non dico di scaricare costi sullo Stato, ma che ci siano investimenti di quest’ultimo nella sicurezza delle infrastrutture IT ed a sostegno degli investimenti provati in sicurezza cibernetica, che possano ridurne i costi, mi sembrerebbe giusto, perché una parte di quegli investimenti va a favore anche dell’interesse pubblico. Usciti da questa emergenza, sarà necessario – secondo me – fare un ragionamento sugli investimenti per la sicurezza cibernetica, che riducano i costi delle aziende, non per fini di assistenzialismo, ma in quanto quella sicurezza incorpora una parte di interesse pubblico.” (Già Vicedirettore dell’intelligence nazionale e generale della Guardia di Finanza, oggi Presidente di Sicuritalia Security Solutions).
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