Il nome del cavaliere Gianni Sandonà è ormai da anni sinonimo di affidabilità, professionalità e successo. Ha iniziato a lavorare sin da giovanissimo, facendo i mestieri più vari, e negli anni ha collezionato un successo dopo l’altro, che gli hanno valso il titolo prestigioso di cavaliere della Repubblica.
Poi, come racconta ai lettori di Spraynews in questa intervista, il sorriso e una frase di un ragazzo diversamente abile gli hanno cambiato la vita, spingendolo a mettere a frutto la sua esperienza e le sue capacità imprenditoriali a favore dei ragazzi diversamente abili, tramite l’impegno nella Onlus da lui presieduta, Oggi per un domani.
Come nasce questo progetto, qual è la sua mission?
«Io provengo da un percorso imprenditoriale che mi ha portato a lavorare in tutto il mondo. Ho sviluppato diverse società e ricevuto tante soddisfazioni. Non ho neanche un neo sul curriculum, è sempre andato tutto bene, liscio, perfetto. Poi mi sono stancato, e per un caso fortuito ho avuto la possibilità di dare una mano a un ragazzo diversamente abile di ventotto anni a realizzare il suo sogno. Questo ragazzo aveva una passione per la danza e sognava di andare ballare con le ballerine brasiliane. Quando me lo ha detto io ho preso la decisione di dedicare a questa cosa dodici giorni della mia vita e l’ho portato in Brasile.
Vivere a contatto con lui mi ha fatto cambiare totalmente mentalità. Mi si è aperto un mondo fatto di emozioni e situazioni che sono sconosciute a molti di noi. La frase emblema che mi ha colpito è stata una mattina, quando ci eravamo appena svegliati, e io ho detto a quel ragazzo: “Nicolò, che cosa facciamo oggi?”. È difficile far capire l’emozione del suo sguardo e della sua mimica in quel momento, ma le sue parole sono state: “Gianni, oggi non lo so, forse parleremo, forse cammineremo, ma l’importante è stare insieme”. Questa frase ha cambiato la mia vita. È cominciato tutto lì».
E che cosa è successo dopo?
«Quando sono tornato, ho subito cercato di capire il mondo di questi ragazzi sul mio territorio, che è Massa Martana in Umbria, e presto sono stato invitato a uno spettacolo teatrale organizzato da una docente di teatro di Roma, che insegna anche all’istituto Agrario di Todi, in cui questi ragazzi sono impegnati anche in altre attività di studio. È stata un’esperienza esilarante, simpaticissima. Sono poi venuto a scoprire che questi genitori avevano delle difficoltà per far fare teatro ai loro ragazzi. Racimolavano qualche centinaia di euro coi quali a fatica pagavano questa insegnante. Queste sono state le esperienze che hanno fatto maturare in me l’idea alla base di tutto. Ho visto che c’era la possibilità di trasformare la cosa, di riprodurre uno spettacolo bello come quello, facendo preparare i ragazzi in maniera costante. Mi è venuta l’idea di chiamare lo spettacolo “Solo una prima”, perché solo una ne possono fare, e una sera andrà in un modo, ma un’altra sera sarà in un altro, visto che i ragazzi non possono ripetere i versetti o imparare copioni, e lo spettacolo deve essere diverso ogni sera.
Questo rende tutto estremamente vivace, vivo, e spesso dai ragazzi arrivano frasi divertentissime, ma che fanno anche riflettere. Comprendere questi giovani non è scontato, hanno delle qualità incredibili, sorprendenti: vanno capiti, apprezzati. C’è uno del gruppo al quale, se tu dici la tua data di nascita, lui è in grado in un secondo di dire esattamente che giorno della settimana era. Hanno una mente molto brillante, per certi versi sorprendente, come mostra bene il film Rain Man».
Dall’idea di mettere in scena questo spettacolo alla sua realizzazione che cosa è avvenuto?
«Quando ho avuto l’idea di realizzare “Solo una prima” mi sono subito posto il problema di come fare per presentarlo e ho pensato di invitare tutti i 92 sindaci dell’Umbria a vedere la prima assoluta dello spettacolo, al Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio, il teatro più piccolo del mondo. Così ognuno di loro potrà eventualmente offrirmi un teatro nel suo comune, e farò diventare lo spettacolo itinerante, facendo una replica in ogni teatro umbro. Questo primo evento diventerà realtà sabato 29 settembre alle ore 18. La madrina d’onore della serata sarà Anna Mazzamauro».
Quindi il teatro è la sola attività dei ragazzi di Oggi per un domani?
«No, è un’attività importante che li tiene occupati, gli fa fare esercizio fisico e mentale, ma l’attività principale è la lavorazione dell’olio. Voglio fargli imbottigliare l’olio extravergine di oliva e poi voglio portare questo prodotto nel mondo. Ovviamente tutte queste attività andranno totalmente a favore di questi ragazzi, e io non percepirò nulla. Lo scopo che mi sono prefisso con questo lavoro è quello di renderli autosufficienti. Spesso infatti i genitori prendono la pensione dei ragazzi e la mettono in banca, che è anche giusto, perché si vuole mettere i loro soldi da parte per quando i genitori o chi se ne prende cura non ci sarà più. Ma la domanda è: quando non ci saranno più, che ci farà il ragazzo con 100mila euro in banca? Quanto è facile che gli arrivi il badante di turno e ne approfitti? Invece io con la mia onlus voglio creare le condizioni per rendere i ragazzi indipendenti, in grado di prendersi degli appartamenti, cercare di farli abitare da soli, questo è lo scopo principale».
L’urgenza di rendere autonomi questi ragazzi nasce dall’aver sperimentato personalmente l’importanza dell’indipendenza nel suo percorso?
«Si, anche da questo, ma soprattutto perché in giro c’è tanta ipocrisia e tanto menefreghismo. Io non accetto che uno apra un ristorante e metta i ragazzi disabili a servire al tavolo. Siamo ipocriti, ci andiamo una volta per far vedere che ci siamo stati e raccontare che abbiamo fatto un’opera di bene, spesso però non ci torniamo più. E magari che sia un ragazzo diversamente abile a servire la pizza ci dà anche fastidio. Ci sono comuni che danno 80 euro a un disabile per spazzare le strade, che è qualcosa di buono, ma insufficiente. Non si possono dare 80 euro a un ragazzo solo per un mese, io gli voglio dare un vero e proprio stipendio, anche se deve essere minimo, sennò non ricevono più la pensione. Tuttavia io voglio farli lavorare, fargli sentire la dignità di un lavoro vero e proprio. Voglio coinvolgerli in attività in cui si sentano utili, in cui pensino a lavori da fare oggi, che siano poi preziosi un domani».
Quindi persone, non “disabili”.
«Esatto. Io vorrei iniziare lo spettacolo di presentazione chiamando sul palco due gemelli, dicendo: “Signori miei questa sera parliamo di persone. Guardate questi ragazzi, guardateli bene, come li vedete?” Voglio che dalla platea esca fuori la parola uguali».
Quali sono i valori personali che l’hanno spinta a impegnarsi in un progetto così bello?
«Io ho fatto questa scelta prima di tutto per dare un messaggio ai miei figli. Non mi interessa lasciargli le case, il denaro, le proprietà. Io voglio lasciargli questo messaggio: “quando Gianni Sandonà non ci sarà più, ricordatevi di che cosa ha fatto”. Non voglio essere ricordato solo come uno bravo a lavorare, ma per qualcosa di importante, e Oggi per un domani è quel qualcosa.
Ho tanti amici a livello mondiale, per i quali nel corso della mia professione ho fatto molto. Ora mi auguro davvero che mi diano una mano con amore per quanto sto facendo. Tanti si stanno già muovendo in tal senso, per esempio devo ringraziare Fiona Winter, la Lady di cristallo, che ci è vicina e impreziosirà le bottiglie di olio che verranno lavorate dai ragazzi. Un’altra amica che devo ringraziare è Anna Mazzamauro, che ha capito il valore sociale di questa attività. Non avrei potuto scegliere madrina migliore. Pensa che il teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio è chiamato il “teatro piccolo” perché ha 99 posti e io ho invitato, oltre ad Anna, i novantadue sindaci e le sei mamme, novantanove precisi. Queste sono le coincidenze che capitano a me. Un’altra persona importante da menzionare e ringraziare è la principessa Asaea Reyna di Savoia, che sarà la presidentessa onoraria di Oggi per un domani».
Spesso pensiamo ai disabili come persone che hanno bisogno di ricevere, secondo lei invece cosa danno a tutti noi?
«Nella conferenza stampa che ho fatto il sette luglio ho detto che qui in Umbria, a Massa Martana, ci sono delle fonti di acqua che si chiamano “San Faustino”. È un’acqua molto prestigiosa, ma purtroppo le fonti sono chiuse da oltre cinque anni. Riallacciandomi sempre al discorso delle amicizie, ho trovato un fondo inglese disposto a investire per acquistare queste fonti e darle in gestione a me, che lo faccio in favore dei ragazzi. Le prospettive per una cosa del genere sono enormi: i ragazzi potrebbero imbottigliare anche acqua, ma anche essere attivi in piccoli lavori nell’albergo, nei giardini e in altre attività della proprietà. Se per puro caso riuscissimo a farlo, allora saranno i ragazzi diversamente abili che, in quanto proprietari, potranno dare lavoro a tanti normodotati! Quando ho fatto domenica scorsa una mostra di pittura in favore della onlus, i ragazzi disabili mi hanno detto che volevano donare un vaso ai pittori che hanno partecipato. Purtroppo non sapevano che i pittori erano ventisette e noi avevamo solo un vaso, ma il loro pensiero è stato quello di donare. Questi ragazzi sono molto generosi e donano, hanno molta più generosità nel dare che nel ricevere. Io trovo difficoltà a prendere un’iscrizione alla onlus, che costa appena 35 euro, perché la gente qui in Italia ha una mentalità tale per cui non riesce subito a cogliere lo spirito di una realtà simile. Per questo bisogna dare un messaggio forte. Io voglio creare una onlus con un messaggio forte. Non è che io voglia ricevere, io voglio dare. Tutte le attività che stiamo progettando, e con cui siamo partiti, dall’olio allo spettacolo teatrale, che darà a tante persone un sorriso, pillole di emozione, commozione, riflessione e allegria, sono pensate per dare, non per ricevere.
Sono questi i nostri doni».
Vogliamo lasciare dei contatti per chi volesse scrivere alla onlus o approfondire?
«Certamente. Stiamo lavorando al sito internet, che è www.oggiperundomani.org; chi vuole può scrivere a giannisandona@oggiperundomani.org, o a oggiperundomani@pec.it».
Di Giacomo Meingati
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