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Sergio Starace: «Biden non potrà cambiare subito rotta Eha già lanciato avvertimenti alla Cina»

Parla Sergio Starace al quotidiano Il Tempo, avvocato d'affari e profondo conoscitore della realtà americana


“La guerra dei mondi, i vaccini, le tecnologie, i soldi, la finanza, in una parola il Potere ai tempi del Covid-19. Su questo "Il Tempo" ha intervistato Sergio Starace, avvocato d'affari, consulente di fondi di investimento e dello studio legale americano Wilkie Farr & Gallagher Delfino. Cominciando dal futuro dagli Stati Uniti entrati nell'era di Joe Biden. «Il Presidente Biden - spiega Starace - ha di fronte a sé una sfida senza precedenti, dovendo fare i conti con un passato di risultati brillanti in campo economico ottenuti da Trump e con un presente di profonda crisi economica derivante dalla pandemia, il tutto condito con una vera e propria spaccatura nell'elettorato americano, come dimostrato dagli episodi di violenza a Washington. Da qui, il suo appello al sogno americano ed alla rinascita economica dell'America che sarà possibile accelerare anche grazie alla poderosa campagna di vaccinazione. Sono convinto che almeno in una prima fase, anche per disinnescare possibili disordini sociali, l'approccio della nuova Amministrazione non potrà che continuare ad essere nei fatti, anche se mascherato da slogan diversi, quello caro all'elettorato più radicalizzato "prima l'America e gli Americani"». Ed i rapporti con la Cina? «Non ci sono in vista segnali di cambi di rotta. A conferma di ciò la scelta del Presidente Biden per i rapporti commerciali con Pechino è ricaduta su una legale di origini taiwanesi che aveva definito la politica della precedente Amministrazione addirittura troppo difensiva. La Cina è stata quindi avvertita. Ad aggravare la percezione degli americani verso la Cina vi è il fatto che quest'ultima oggi sia l'unica Nazione uscita dalla crisi sanitaria e stia guadagnando ingenti quote di mercato, attraverso cospicui investimenti, in quei campi, come il tecnologico e il digitale, di tradizionale supremazia americana». E l'Europa? «Il Covid-19 lascia sul campo tra le vittime anche la politica europea che non ha saputo gestire l'emergenza in modo unitario e coordinato. Si è tornati infatti a parlare in Europa di confini tra Stati come se il virus riconoscesse le frontiere e si fermasse in ragione di esse. Speriamo di ritrovare la necessaria unità europea». Cosa cambierà per gli investimenti? «Il Presidente Biden ha annunciato investimenti per circa 10mila miliardi di dollari nelle infrastrutture, nella green economy, nella sanità, ma anche nelle nuove tecnologie. Quest'ultimo setto - re sarà strategico perché potrebbe essere in grado di assicurare nel prossimo futuro la supremazia (si pensi al campo dell'intelligenza artificiale) sul resto del mondo. Non per nulla l'altro competitor, più agguerrito che mai, è la Cina. Il nuovo Presidente ha sostenuto che nessuno potrà essere lasciato indietro e, quindi, anche le industrie tradizionali saranno comunque salvaguardate con piani di rilancio o, quando possibile, di riconversione». Lei crede ad una guerra dei vaccini? «La produzione di vaccini contro il Coronavirus e di farmaci anche biologici (anticorpi monoclonali) per la cura e prevenzione del virus rappresenta senz'altro un settore in grande fibrillazione e che sta avendo una crescita esponenziale. Più che di una guerra, parlerei però di una gara tra alcune case farmaceutiche per rendere disponibile sul mercato prodotti sempre più sicuri, efficaci e affidabili per sconfiggere e contrastare il Covid-19 che sta mutando per sopravvivere. Invece mi sembra sia in corso la guerra tra i vari Stati per accaparrarsi dalle case farmaceutiche in tempi rapidi le necessarie scorte di vaccino anche a caro prezzo. Nei bilanci di molti Stati sembra che siano stati addirittura secretati gli importi stanziati per tali acquisti».”



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