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Sergio Tiberti (Epidemiologo) a UnoMattina: Lavorare in sicurezza ai tempi del Coronavirus


“Bisogna rispettare alcune regole che di fatto poi derivano dalla Fase 1, se si rispettano con prudenza queste regole, le aziende, soprattutto le grandi aziende che sono in grado di mettere in moto dei meccanismi di prevenzione all’interno della propria struttura, possiamo dire di essere pronti per la ripartenza. Per la prevenzione nelle aziende bisogna misurare la temperatura corporea all’ingresso delle aziende o degli uffici attraverso termo scanner nella salvaguardia totale della privacy, il controllo deve essere affidato a personale sociosanitario e non certo a vigilantes e quant’altro, anche perché se un dipendente arriva con una temperatura superiore ai 37.5 deve essere preso da parte con garbo, spiegargli quello che deve fare, quindi non può essere semplicemente cacciato via, perché è chiaro che non può entrare con 37.5 di temperatura. Non per forza le aziende devono usufruire delle proprie risorse – sarebbe auspicabile- serve un personale sociosanitario per 2/3 mesi, mi rendo conto che ciò può gravare sulle finanze dell’azienda stessa, ma con tutti i guai che ha provocato il Covid-19, sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista economico sarebbe una spesa irrisoria.Le accortezze in questa Fase 2 sono le solite: intanto le mascherine, meglio se FFP2 e non quelle chirurgiche perché sono molto più sicure e filtrano meglio, in caso di assenza una mascherina normale può essere utile, il distanziamento sociale nei luoghi di lavoro deve essere almeno di 180 cm, perché noi sappiamo che quello che oggi viene chiamato “droplet” in realtà scientificamente si chiamano “goccioline del flugge”, quando si parla arrivano a 1.70/2.00 mt e quindi il distanziamento sociale corretto è di 1.80 mt da rispettare almeno nei luoghi di lavoro.”

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