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Territorio e consapevolezza: le paludi pontine in un progetto scolastico


Creare consapevolezza del territorio e dei suoi tratti peculiari nei giovani cittadini. È il punto da cui muove e anche quello a cui tende il progetto “La bonifica delle Paludi Pontine tra Storia e Identità” www.paludipontine.it.


Promosso da quattro istituti scolastici di Latina – il Vittorio Veneto – Salvemini, l’Alessandro Manzoni, il Torquato Tasso e il Giuliano -, intende ricostruire la storia e lo sviluppo della Pianura Pontina secondo la sintesi, proposta da Anne Coquelin, tra site-lieu e site-éspace. Cioè quella linea di congiunzione tra sito geografico e luogo del cuore che genera l’affezione ai luoghi.


Ne abbiamo parlato con il dirigente scolastico del “Vittorio Veneto – Salvemini”, la professoressa Marina Rossi, che proprio della consapevolezza del territorio ha fatto un punto fermo: il prossimo anno, le ore di Educazione Fisica saranno svolte in mare, a impararla gloriosa disciplina delè+la Vela, grazie alla Lega Navale Italiana.



Preside, qual è la ratio che sottende un progetto di questo genere?

Innanzitutto, un’iniziativa del genere va nel solco di quelle che cerco di proporre, ed è un modo per tenere sveglia l’attenzione e la motivazione dei ragazzi, in un periodo per loro molto particolare per quanto riguarda la frequenza scolastica. Alla base dell’idea c’è sempre l’intenzione di rivalutare il territorio, facendolo conoscere innanzitutto a chi lo vive.


Come si articola questo progetto?

I ragazzi, circa settanta, preparano quattro cortometraggi, a cui partecipa anche Antonio Pennacchi, Premio Strega 2010 e autore di “Canale Mussolini”. In queste opere, di dieci minuti l’una, creano la sceneggiatura e, considerata la presenza di un’Istituto Coreutico, anche le musiche. È stato bello vedere il loro impegno e il loro coinvolgimento, questo vuol dire che il progetto ha uno scopo reale che i ragazzi hanno saputo riconoscere. Nel corto ci sarà l’incontro tra loro e un ragazzino degli Anni Trenta, quindi un confronto tra giovani di diverse generazioni e diversi momenti storici che farà emergere la realtà dei luoghi.


Dunque un progetto incentrato anche molto sul lato comunicativo?

Esattamente. Prevede l’utilizzo della realtà aumentata, da un lato, ma dall’altro anche dei moderni mezzi di comunicazione, a partire dai social network: da Instagram a Tik Tok, infatti, l’obiettivo è anche quello di favorire un loro corretto utilizzo, non indiscriminato ma quanto più consapevole possibile.


Prima ha parlato di volontà di far conoscere il territorio a chi lo vie. Riscontra una scarsa conoscenza del territorio da parte dei ragazzi?

Questa è una zona molto particolare. È un pezzo d’Italia giovane, ma è anche sottovalutato, nonostante siano arrivati studiosi addirittura dal Canada per classificarla come la bonifica più grande e duratura della storia. A ciò si aggiunga il fatto che, volente o nolente, è una zona “figlia” del Ventennio fascista. Anche per questo è poco raccontata e molto “piallata”, e questo inevitabilmente non favorisce la consapevolezza che i ragazzi possono averne.

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