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Vermicino 37 anni dopo: l’eredità di Alfredino Rampi



Era la sera del 10 giugno 1981 quando papà Rampi allerta la polizia non vedendo tornare a casa il figlio Alfredo. Il bambino era già da ore caduto accidentalmente in un pozzo artesiano incustodito a Vermicino, vicino a Roma. Uno stillicidio che durerà due giorni e mezzo.


Per 18 ore le telecamere restano puntate su un buco nero attorno al quale si raccoglie tutta l’Italia compreso il suo Presidente Sandro Pertini che poi si reca personalmente, sul posto. Un evento straziante che cambia per sempre il modo di fare televisione. Il dramma di Alfredino (così lo chiamano tutti immediatamente) si consuma così, in diretta tv, sotto gli occhi impotenti degli italiani.


L’ultimo tentativo, a testa in giù per 45 minuti a rischio della propria vita, è quello del 37enne Angelo Licheri, dal fisico minuto (ha un’apertura delle spalle di 30 cm.) che chiede di essere nel pozzo, raggiunge Alfredino, ci parla, lo rassicura convinto di riuscire a portarlo su con un'imbracatura. Ma Alfredino è debole, ha freddo, risponde a malapena. Un tentativo fallito, come i precedenti.


Se l’Italia avesse avuto una struttura di protezione Civile, la storia forse avrebbe preso una piega diversa e oggi Alfredino avrebbe 43 anni. E invece ci vuole Franca Rampi che chiede a Pertini di istituire una struttura nazionale che si occupi direttamente delle emergenze che toccano la vita della gente. Questa è la grande eredità che ci lascia Alfredino.

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