Intervista esclusiva di Antonello Sette (SprayNews) a Teresa Bellanova, viceministro delle Infrastrutture e Presidente di Italia Viva “Quirinale? Le donne sono state usate per prendere tempo. Vittime sacrificali di una politica maschile”
“Polo centrista? C’è un’Italia stufa della polarizzazione fra sovranismo e massimalismo”
Teresa Bellanova, la conferma di Sergio Mattarella al Quirinale è il nuovo capolavoro di Matteo Renzi, dopo il suo colpo a sorpresa dell'elezione del 2015?
Innanzitutto, la rielezione del Presidente Mattarella è una buona notizia per il Paese. Si conferma con tutta chiarezza non solo il capolavoro del 2015, ma anche quello del gennaio 2021 che ha portato alla caduta del Governo Conte e alla Presidenza del Consiglio Mario Draghi. Ritengo, me lo faccia dire anche con una punta di orgoglio, esemplare la chiarezza che ha contraddistinto, fin dal primo momento, l’azione e anche le relative dichiarazioni di Matteo Renzi e di Italia Viva: senza giocare su più tavoli, senza tessere tele di giorno che venivano puntualmente sfilate di notte, senza fare questo o quel nome senza alcuna logica se non quella di saturare la scena mediatica, confondere le acque, arrogarsi il ruolo di king maker, fallendo poi miseramente. Noi avevamo indicato prima di tutto un profilo: indiscussa autorevolezza a livello internazionale, provato europeismo, atlantismo, terzietà e capacità di connessione sentimentale con il Paese. Abbiamo avuto ragione. E credo che da parte di tutti sia il caso di ringraziare Mattarella per la generosità e responsabilità dimostrata anche in questo caso.
Prima che Mattarella venisse confermato, tre donne sono state sacrificate sull'altare dei riti (maschili?) della politica: Moratti, Casellati e Belloni. Chi sono i (maschi) colpevoli?
Mi pare evidente. Questi nomi, come quelli di altre donne, sono stati sacrificati sull’altare di una politica, tutta maschile, incapace di fare per davvero spazio alla qualità femminile, ma utilizzando le donne esclusivamente per prendere tempo rispetto ad accordi che stentavano ad andare a buon fine. Non dimentico che, mentre Conte indicava in modo generico l’opportunità di una donna, i suoi parlamentari indicavano Mattarella. Né possiamo ignorare la girandola impazzita di nomi che Salvini ha deciso di bruciare, uno dopo l’altro, a impressionante velocità. Non entro nel merito se fosse opportuno o meno, per donne già impegnate in modo autorevole, e con profili anche sensibili, farsi fagocitare nella mischia. Dico, però, che il tandem Conte-Salvini è riuscito, in meno di 72 ore, a esporre e poi bruciare nomi e donne importanti.
Il leader di Cambiamo Giovanni Toti ha parlato di contatti in corso con Italia Viva. Questo significa che lo scenario, che si prospetta, vi vede fuori dal campo largo auspicato da Enrico Letta e potenziali capofila di un nuovo polo centrista?
Non ne farei una questione di nomenclature. Lei ricorda quando proprio Italia Viva, all’indomani dell’insediamento di Draghi a Palazzo Chigi, rilevò come la fine del Governo Conte e l’avvento di Draghi avrebbero contribuito a determinare una scomposizione e ricomposizione dello scenario politico? Ecco, ritengo che alcune dinamiche siano nell’ordine delle cose, perché è evidente che un pezzo di classe dirigente vive con disagio le polarizzazioni sovraniste o massimaliste così come il populismo il più delle volte becero e rancoroso dei 5Stelle che ha cavalcato i problemi seminando nel Paese rabbia e antipolitica. Enrico Letta prima o poi dovrà scegliere tra la necessità e l’urgenza, più che mai attuale, del riformismo che aveva dato vita al Pd e all’incontro delle due più importati culture politiche democratiche del nostro Paese o uno come Giuseppe Conte che non ha esitato a giocare su più tavoli e a flirtare con Salvini e Meloni, in una riedizione dell’intesa giallo-verde. Se qualcuno ancora oggi ritiene che possa essere un alleato affidabile, nonostante non riesca a governare nemmeno i gruppi parlamentari, buon per lui. Noi siamo quello che siamo sempre stati, non ci facciamo strattonare e il nostro baricentro è il riformismo.
Il Governo Draghi esce rafforzato dall'esito delle elezioni presidenziali? Non teme che la disfatta "diplomatica" di Salvini rischi di trasformare la Lega in una mina vagante, un giorno al governo e quello dopo all'opposizione?
Non voglio fare l’ingenua: sappiamo bene come più di qualcuno abbia accarezzato e continui ad accarezza lo sfascio del Governo per andare a elezioni. Dunque sì, credo che il Governo Draghi e le ragioni politiche che lo hanno determinato non escano indebolite né tantomeno inficiate dall’esito delle elezioni presidenziali. Sul rafforzamento, ritengo che molto dipenderà dall’azione che verrà messa in campo, e dal banco di prova rappresentato dal Pnrr. Aver ottenuto una quantità straordinaria di risorse dall’Europa, e il primo assegno, non è una garanzia sull’intero processo, anzi! Quanto a Salvini o ad altri che potrebbero essere tentati strumentalmente dal mettere un piede in due scarpe, governo e opposizione, io dico che per tutte le forze di maggioranza deve valere una sola regola: la priorità è, ora più che mai, l’azione di governo. Questo significa recuperare, proprio laddove sono evidenti frantumazioni interne o anche ridefinizione di leadership, la dignità della rappresentanza e il senso dello Stato. Nessuno può immaginare di poter ricattare il Governo o, peggio, di tenerlo appeso per regolare conti interni. Credo che già sabato sera le parole del Presidente Mattarella siano state fin troppo esplicite anche su questo.
di Antonello Sette
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