Intervista di Antonello Sette, per #SprayNews, a Claudia Porchietto, deputata di Forza Italia, già assessore al Lavoro della Regione Piemonte:
"A nome di Forza Italia ho chiesto di risarcire gli operatori della montagna con ristori basati sui bilanci, come in Francia. Conte non mi ha ascoltato. Mario Draghi spero di sì”.
"Basta con il Cts e il Ricciardi di turno che pontificano da mattina a sera. Le scelte devono tornare alla politica”
#ForzaItalia è stata l’unica forza politica di centrodestra a non avere dubbi sulla necessità di un governo presieduto da Mario Draghi…
E’ vero. Noi fin dall’inizio abbiamo detto che eravamo per #Draghi. Avevamo e abbiamo bisogno di una persona, che avesse il prestigio internazionale e la competenza per poter rappresentare un arco parlamentare vasto e anche estremamente variegato. Draghi era l’unico ad avere queste qualità. Ora, comunque, si gioca la partita. Per lui fino a questo momento è stato un riscaldamento molto semplice. Per usare un linguaggio tennistico, era come tirare la pallina contro un muro e poi riprenderla. Ora il gioco si fa duro. Da una parte abbiamo Roger Federer, che è il Covid e dall’altra Novak Djokovic, che è la crisi economica. Ora è arrivato Wimbledon e dobbiamo vincere noi. Avremo ancora due settimane con gli strascichi del vecchio governo. Uno l’abbiamo visto ieri, con una decisione ancora frutto della mala gestione precedente.
A quale mala decisione si riferisce?
La richiesta di soprassedere è arrivata al settore della #montagna solo dodici ore prima della riapertura. Io sono una testimone oculare del dramma che si è vissuto. Ieri ero a Sestriere e ho visto persone con le lacrime agli occhi. Persone che dovevano dire ai loro dipendenti, magari assunti ventiquattro ore prima, di tornare a casa, perché gli #impianti non avrebbero riaperto. Una cosa, come questa, non deve più succedere.
Intanto, però, è successo…
Sì, ma molti ministri, a partire dai nostri Maria Stella Gelmini e Renato Brunetta, si sono immediatamente attivati per venire incontro al sistema economico della neve. E lo stesso hanno fatto Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia della Lega. E non sono solo io ad avere apprezzato la loro disponibilità. I rappresentanti nazionali del sistema della neve mi hanno telefonato per dirmi che mai nell’ultimo anno e mezzo li avevano chiamati dei ministri per rassicurarli sul sostegno. Nessuno aveva mai detto loro “siamo qui per aiutarvi”. Una solidarietà e un impegno che agli operatori della montagna hanno fatto molto piacere. E’ chiaro che il piacere non basta. Ci vorranno anche i ristori, ma è un buon e nuovo punto di partenza.
Quali ristori? Elemosine a pioggia, alla viva il parroco?
No, a nome del mio partito, ho avanzato una proposta molto diversa già durante il Conte bis. Ho chiesto di fare come in Francia, dove due mesi fa hanno deciso di stoppare il mondo dello #sci. Macron ci ha messo la faccia in prima persona e hanno e hanno stabilito deciso un di indennizzo, a partire dai gestori degli impianti di risalita fino ai commercianti, agli artigiani e a tutti coloro che ruotano intorno al mondo della montagna e della neve, che fosse equivalente al settanta per cento della media dei costi fissi degli ultimi tre anni. Tradotto in soldoni, solo per alcune categorie prese ad esempio: i maestri di sci hanno ricevuto diecimila euro, i ristoratori una cifra che va da diecimila ai venticinquemila euro al mese. In Italia il comparto della montagna e della neve non è meno importante di quello francese. Dobbiamo comportarci nello stesso modo. La Francia ha già notificato all’Europa questo tipo di ristori e ha ricevuto l’approvazione da parte della Commissione europea. E io, in tempo reale, su mandato del mio partito, avevo già fatto prodotto, caricato e consegnato al Governo precedente dati e conteggi relativi ai milleottocento impianti di risalita italiani. E’ il sistema non solo più semplice, ma anche più serio, perché si basa su bilanci certificati e non sulla lotteria dei codici ateco, che non solo ristorava al ribasso, ma anche molte volte chi non ne aveva bisogno.
Però, oltre al ministro Speranza, che decide dodici ore prima, anche il suo onnipresente consigliere Walter Ricciardi e il Cts in blocco sono ancora saldamente al loro posto e pretendono, a quanto pare, di continuare a sostituirsi alla politica e di decidere in prima persona il destino di sessanta milioni di italiani. Ricciardi ancora ieri si è svegliato e ci ha propinato, mentre stavamo facendo colazione, un bel lockdown, con il tono perentorio che non ammette repliche: prendere o lasciare. Le sembra una cosa possibile?
Le rispondo con una battuta. Noi abbiamo votato la fiducia al #GovernoDraghi e non al Comitato Tecnico Scientifico. Credo che non sarà neppure necessario che il problema lo ponga il Parlamento. Penso che ci sarà una valutazione interna al Governo, quantomeno sulla necessità di ripristinare una sobrietà nelle comunicazione. L’ha chiesta Draghi per i ministri. A maggior ragione deve valere per questi personaggi, che hanno un ruolo politico, ma se lo prendono. La responsabilità ultima se la deve assumere la politica, comprese le scelte di apertura e di chiusura. Io chiedo ai tecnici rispetto per le istituzioni e anche del mandato che eventualmente gli è stato dato. Non esiste che, solo perché hanno ricevuto un mandato fiduciario, si possano permettere, al mattino al pomeriggio e alla sera, di propinarci le loro ricette. Loro devono fare i consulenti. Non devono permettersi di prendere decisioni, in nome e per conto della politica. Tutto questo Forza Italia l’ha ben chiaro. Penso che sarà presto chiaro al Governo.
Non se può più?
No. Basta. Sentire a tutte le ore, magari anche durante la notte nelle repliche, il Ricciardi di turno che mi dice cosa devo fare il giorno dopo, a me non va per niente bene. Non solo come cittadina, ma anche come parlamentare.
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