Maria Carfora, noto soprano, in un’intervista a Spraynews, parla della sua carriera, ma soprattutto rivela la propria emozione per l’esordio della “Laudato Si”, tenutosi lo scorso sabato nella Basilica di San Pietro, dove l’enciclica, scritta da Bergoglio e tesa a lanciare un monito per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente, tema oggi più che mai sentito, considerando quanto affrontato durante la Cop26 di Glasgow, diventa musica.
E’ stata la prima ad aver cantato una canzone scritta da Papa Francesco. Che emozione ha provato?
«E’ indescrivibile perché è sicuramente alquanto singolare, ma anche una grande responsabilità. E’ stato un mix di emozioni e lo è tutt’ora perché in ogni caso rimane qualcosa di bellissimo. E’ un progetto a cui tenevo tanto, che si è realizzato e quindi non posso che essere molto contenta».
Ha avuto modo di conoscere il Papa?
«In realtà ancora no, mercoledì abbiamo un’udienza generale. Spero almeno di poterlo guardare negli occhi e di stringergli la mano».
La versione musicale della Laudato sì, dopo aver esordito, a San Pietro, sarà ripetuta in altre parti d’Italia?
«Mi auguro di sì. In realtà stiamo lavorando proprio per questo, per un grande evento, sicuramente non a breve, in quanto il Covid ci porta a vivere ancora nell’incertezza, soprattutto per quanto riguarda la stagione invernale. Sicuramente, però, ci attiveremo per fare in modo che possa realizzarsi nel periodo che va dalla prossima primavera all’autunno».
Il testo della “Laudato Sì” è principalmente incentrato sul tema dell’ambiente, come ha detto anche il pontefice per salvare l’uomo e il pianeta. Quanto è importante trasmettere oggi tale messaggio?
«Tantissimo. Il tutto nasce anche con questo spirito. Ho voluto fortemente che fosse prodotta una canzone con il testo della preghiera di Papa Francesco proprio perché da artista mi sento di voler rappresentare un messaggio attuale, forte e profondo. E’ davvero importante trasmettere, così come il santo padre c’insegna, quanto sia fondamentale avere cura della propria casa comune, ovvero la nostra madre terra, comprese tutte le sue creature. E’ un segnale nei confronti degli altri esseri umani per fare in modo che ci sia sempre più fratellanza, ma anche verso tutti coloro che abitano il pianeta e che non sempre vengono rispettati come dovrebbero».
Quali saranno i prossimi appuntamenti per Carfora?
«Se il Covid lo permette, prevedo un evento molto bello nella capitale nel mese di maggio, che ancora non posso anticipare, ma certamente sarà un qualcosa da non perdere. Mi sto interessando, poi, a un’altra iniziativa che dovrebbe partire nel mese di gennaio con una rete televisiva nazionale, dove avrò la possibilità di valorizzare un po' tutta la musica classica».
Come è cambiata la professione di soprano dopo la pandemia?
«Tutti quanti noi artisti siamo stati tra le categorie più colpite. Abbiamo avuto un anno e mezzo davvero complicato. E’ vero che si sono riaperti i teatri e le produzioni sono tornate e quindi si sta rivedendo un po' di vita normale, ma ancora non siamo tornati a come era prima del Covid. Auspichiamo, quindi, che le cose migliorino sempre di più e che questa pandemia faccia ancora più emergere la necessità di fare teatro e di regalare al pubblico musica e spettacoli. Da un momento di buio, si può tornare meglio di prima. Guardiamo positivo».
Che consiglio si sente di dare a quei giovani che intendono intraprendere questo percorso?
«Consiglio, intanto, loro di studiare. Il successo facile, quello mediatico e non legato alla preparazione, a mio parere, è sempre effimero e rischia di durare poco. Ecco perché bisogna formarsi sempre, ma soprattutto credere in sé stessi aldilà di quello che possono essere i consigli delle persone esterne. E’ importante seguire dei maestri, delle grandi guide, ma lo è ancora di più avere un proprio istinto, fondamentale per chi aspira a diventare artista».
Di Edoardo Sirignano
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