Fabrizio Cicchitto, presidente dell’associazione Riformismo e Libertà e deputato di lungo corso, in un’intervista a Spraynews, nella contesa tra Conte e Di Maio, difende quest’ultimo definendo l’ex premier solo un trasformista legato a vecchie logiche di potere. Sul centro, invece, ritiene come al momento ci siano troppi Napoleone, pur riconoscendo ancora una volta la centralità di Berlusconi nella partita per il Colle.
Cosa ne pensa dell’ultima diatriba tra Conte e Di Maio. Chi ha ragione?
«Conte non ha nulla a che fare con i 5 Stelle. Arriva da una storia tutta diversa di studi professionali. Si tratta di un uomo di potere inquietante. Gioca molto coi servizi, con strutture come quelle di Arcuri e così via. Di Maio, nel bene e nel male, è uno che viene dal Movimento e quindi, con tutti i pregi e i difetti che derivano da ciò, è più conseguenziale, ovvero ha dimostrato di fare i conti con un’esperienza».
Come ritiene che l’ex premier abbia giocato la partita al Quirinale?
«Conte, considerando la partita che ha giocato insieme a Salvini e alla Meloni per eleggere con un colpo di mano la Belloni, con una maggioranza diversa da quella di governo, che avrebbe portato non solo a bloccare Draghi sul Colle ma avrebbe messo in serio rischio anche il suo esecutivo, indica che è sinonimo di trasformismo totale. Non a caso è stato presidente di due governi di segno opposto. E’ legato solo al potere e si fanno incredibili illusioni quegli esponenti del Pd che pensano che possa essere il soggetto in grado di dare nuova linfa alla sinistra italiana. Non ha nulla a che fare con la sinistra, né con niente. Si tratta solo di un trasformista bravissimo, legato a una serie di strutture di potere. Dio, pertanto, ce ne scansi e liberi».
L’ex ministro Trenta, su queste colonne, ha dichiarato come Di Maio sia da tempo interessato a un progetto di centro con Renzi e Toti. Come vede questa ipotesi?
«Ho dei grandi dubbi. E’ augurabile che nei 5 Stelle, comunque, ci sia un chiarimento fondato sui soggetti originari del Movimento, non con una presenza spuria quale quella di Conte».
Brugnaro prende le distanze da Toti sul progetto grande centro. Condivide la scelta?
«Nel centro ci sono troppi potenziali Napoleone, virus non letale, ma senza vaccino. Vedo che Calenda attacca Renzi, Brugnaro se la prende con Toti. Così non su viene a capo di nulla».
Casini, intanto, incontra Berlusconi. Cosa stanno pensando quei due?
«Non lo so. Può essere pure un incontro di amicizia, visto che dopo molti scontri, Berlusconi, comunque, ha dimostrato, ancora una volta, la sua grande generosità, sostenendo Casini. E’ stato Salvini ad accettare un diktat di Draghi per bloccare l’ex segretario dell’Udc».
Il centrodestra, quindi, è davvero finito?
«Nulla è mai finito del tutto. Il centrodestra, per certi versi, è una categoria dello spirito, che però ha la sfortuna di essere interpretato da soggetti molto discutibili. Rimane, comunque, un’esigenza politica di una parte importante della nostra popolazione».
Per il dopo Berlusconi, chi può guidare la coalizione, soprattutto per quanto riguarda i moderati. Tajani o qualche ministro?
«La previsione è impossibile».
Di Edoardo Sirignano
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