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Immagine del redattoreCarpe Diem Macchioni Communications

Daniela Santanchè al Corriere della Sera:«Rancore contro le donne di cattivi maestri della sinistra»

Li definisce «cattivi maestri della sinistra» che a parole si fanno paladini dei diritti femminili, ma poi «sfogano il loro rancore sulle donne di destra». Quelle che «si possono attaccare, quelle “ignoranti”, “vacche”, “zoccole”. Quelle di cui tutto si può dire, essendo fuori dal mainstream dominante». È indignata Daniela Santanchè. Eppure lei, un passato a destra, oggi in FdI, agli attacchi (sferrati e subiti) è «abituata». «Purtroppo sì, è “normale” prendersela con me. Stavolta però c’è stata una reazione».



Si riferisce alla solidarietà a Giorgia Meloni di Mattarella e Draghi? «Sì, se non fossero intervenuti loro, sarebbe finita come al solito: qualche polemica sui social e poi insulto libero come prima. Io fui oggetto di epiteti violentissimi da parte dell’ex ministro dell’Università Fioramonti: in un post su Facebook (del 2013, ndr) mi aveva definito demente, bugiarda, venduta, aveva scritto che se fosse stata una donna si sarebbe alzato per “sputarmi in faccia”...». Per lei non ci fu difesa? «Proprio no: lui mi chiamò per scusarsi, sì, ma passò tutto in cavalleria...». Perché stavolta è diverso? «Perché è un momento delicatissimo, tra pandemia e crisi, una escalation violenta può essere dietro l’angolo. E bene ha fatto il capo dello Stato ad intervenire. Non si scherza con le parole, io sono seriamente preoccupata». Meloni è l’unica tra i leader all’opposizione: la espone di più? «Certamente sì. Siamo fuori dal mainstream del “Draghi santo subito”, perfino fare un’opposizione seria, rispettosa, responsabile e patriottica è considerata una bestemmia. E infatti Gozzini e l’altro — Van Straten, ex del Cda Rai, esponenti della cosiddetta intellighenzia di sinistra — accusano Giorgia di essersi permessa di rivolgersi “alla pari” al premier. Come se un politico eletto e legittimato dal voto non fosse all’altezza di un pur autorevole e capace — ma non eletto — premier come Draghi». Quanto conta che la Meloni sia donna? «Moltissimo. E non solo perché è donna, ma perché il suo ruolo di leader se lo è preso da sola, perché promuove le donne e non è un’ape regina, perché a differenza di tante a sinistra non riveste un ruolo per concessione del capo uomo. E questo fa impazzire i cattivi maestri che odiano le donne per la loro indipendenza, capacità e libertà, le vedono come pericoli, perdono la testa e le insultano».


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