Intervista di Antonello Sette, #SprayNews, a Emilio Orlando, giornalista:
“Giovanna Boda. La strana tangente dietro il tentato suicidio: io ti do 40, tu mi dai 680”
#EmilioOrlando, siamo di fronte a un caso di cronaca drammatico e sconcertante. Giovanna Boda, Capo Dipartimento del #Miur, una giovane donna al culmine della carriera, stimata da tutti, dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per corruzione e subito due perquisizioni, si lancia da una finestra dello studio dell’avvocato Paola Severino, ex Ministro della Giustizia. C’è qualcosa che non torna?
C’è già a monte qualcosa che non torna. Parliamo dell’affidamento di un incarico a un editore per quarantamila euro a fronte di una presunta tangente di seicentottantamila. Una discrepanza poco plausibile che salta agli occhi. C’è anche un altro elemento da valutare. A svolgere le indagini è stato il nucleo valutario della Guardia di Finanza, una sezione specializzata che in genere si muove a seguito di segnalazioni di movimentazioni bancarie sospette. Potrebbe essere stato questo l’innesco che ha portato all’emissione del decreto di perquisizione. Insomma è una situazione che potrebbe nascondere fra le pieghe molto di più ma anche, in ipotesi, molto di meno di quello che è uscito sinora. C’è anche un dato inquietante. #GiovannaBoda tenta di suicidarsi nello studio del suo legale. Sembra di respirare lo stesso clima che si respirava durante Tangentopoli. Ripercorrendo a ritroso quegli anni sembra di rivivere lo stesso periodo. In effetti, non è da escludere che per gli inquirenti potrebbe essere un germoglio di indagine che nasconde il filone di una nuova Tangentopoli.
Perché dice questo?
Dico questo perché il pubblico ministero, che ha la delega su questo caso, a mio avviso sta indagando su un giro molto più ampio. Teniamo conto che Giovanna Boda era a capo di un Dipartimento molto importante. Di fatto gestiva un mondo. Il termine può non essere appropriato, ma rende bene l’idea. Non erano solo abbonamenti di agenzie di stampa, ma materie e ambiti molto più rilevanti. È probabile, quindi, che la lente di ingrandimento degli investigatori stia cercando di inquadrare una realtà molto più vasta.
Però?
Però mi sembra sconcertante il nesso fra una perquisizione e un tentativo di suicidio, anche perché non conosciamo il contenuto di un’informativa che potrebbe comprendere qualcosa di più, ma anche molto di meno. Tutto andrebbe riportato, a mio giudizio, alle sue reali dimensioni.
Che cosa non torna, oltre all’abisso che separa l’entità dell’incarico assegnato dalla dirigente del Miur e quella di una presunta tangente, spropositata e sproporzionata?
Non torna questo tempismo, forse legato a questioni politiche. Non dobbiamo dimenticare che il marito di Giovanna Boda è un magistrato importante. È il Procuratore Capo del Tribunale di Chieti. La situazione andava, secondo me, gestita, in modo più oculato, anche da parte della polizia valutaria. Bisognava forse aspettare che si cristallizzassero meglio alcuni elementi. Sarebbe importante capire come è partita l’indagine. E se magari dietro c’è qualcuno che non era contento di un incarico affidato ad altri, anziché alla propria società. La genesi del provvedimento di perquisizione è fondamentale per capire se la strada imboccata dalla Procura sia quella giusta o porti a un vicolo cieco. E se abbia un senso logico una tangente iperbolica, contestata al centesimo.
C’è stata anche una polemica mediatica, collegata al tentato suicidio di Giovanna Boda per la notizia della perquisizione, che è uscita prima…
Io credo che Giacomo Amadori, il collega de La Verità che in un articolo ha riferito ai lettori delle perquisizioni subite da Giovanna Boda al Miur, nel suoi ufficio e in quello di una sua collaboratrice, abbia solo fatto, e bene, il suo mestiere. Era una notizia importante, peraltro non resa nota agli altri giornali, come solitamente avviene. È stato solo più bravo degli altri a scovare una notizia, che per di più ha raccontato in modo misurato e garbato. Non ci sono, secondo me, a differenza di quanto pensano altri, gli estremi del reato di istigazione morale al suicidio. Al massimo si potrebbe trattare di una rivelazione del segreto istruttorio, ma è, come lei può capire, tutta un’altra storia.
Con il tuo collaudato fiuto di un cronista che ne ha viste e sentite tante, quale è la pista che vorrebbe approfondire?
La pista che vorrei approfondire è il clima che si respira. Un clima che evoca una #Tangentopoli del terzo millennio. Ci sono stati altri suicidi, oltre a quello periamo solo tentato dalla #Boda, sempre nell’ambito della gare d’appalto e delle assegnazioni di incarichi professionali. Qualche giorno fa si è suicidato nel carcere di Vasto Sabatino Trotta, un medico psichiatra che era indagato per alcuni appalti alla Asl di Pescara. Sono episodi drammatici, che devono indurci a una riflessione. Sia sulla custodia cautelare che dovrebbe essere solo una misura estrema. Sia su alcuni provvedimenti che vengono caldeggiati da informative scritte in un modo forse troppo superficiale. Bisognerebbe andarci più cauti quando ci sono di mezzo l’onore, la reputazione. E la vita delle persone.
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