"Dal resoconto che Giovanni bianconi sul Corriere della Sera fa dell’audizione alla antimafia nel giugno 90 di Falcone rimasta finora in modo incredibile decretata, emerge che proprio Falcone parla della maturazione delle indagini svolte in un biennio dai carabinieri di Palermo con encomiabile professionalità e sta venendo fuori un quadro della situazione che non esisterei a definire preoccupante. Questa parte della deposizione di Falcone si salda con quanto ha ricordato in una trasmissione su La7 Antonio Di Pietro che ha affermato che prima Borsellino e poi il capitano De Donno andarono da lui per pregarlo di fare indagini su imprenditori del Nord connessi alla mafia per appalti in Sicilia visto che dalla Procura di Palermo non si cavava un ragno da un buco. Tutto ciò e’ una ulteriore testimonianza della assoluta perversione insita nell’attacco contro il generale Mori e il colonnello De Donno a proposito di quella inesistente trattativa Stato-mafia che peraltro è stata già smontata nella sentenza al processo a rito abbreviato contro Mannino. Il Ros aveva costruito tutto un incartamento su mafia-appalti che aveva interessato prima Falcone e poi Borsellino e che pochi giorni dopo l’assassinio di Borsellino fu archiviato dall’ineffabile Procura di Palermo. Invece di indagare su quella archiviazione paradossalmente le indagini invece vengono fatte proprio contro Mori e De Donno che avevano costruito quella indagine."
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