Massimo Romagnoli, già deputato eletto nella lista “Italiani all’estero”.
Romagnoli partiamo dalla sua drammatica vicenda personale, che ha raccontato nel libro “Un innocente in trappola”. In quale trappola era incappato?
Sono stato ingiustamente arrestato il 14 dicembre del 2014. Sono stato condannato per terrorismo prima all’ergastolo e poi a quindici anni di detenzione. Alla fine sono stato prosciolto perché estraneo ai fatti contestati. L’accusa era un film di fantascienza. Secondo gli americani, avrei venduto armi a un’organizzazione terroristica colombiana denominata FARC. Sono stato privato della libertà dal giorno del mio arresto fino all’8 settembre del 2017. Per 78 lunghissimi giorni sono stato rinchiuso in un carcere durissimo del Montenegro, prima di essere estradato negli Stati Uniti.
Che cosa le è rimasto dentro di quell’incubo?
Gli amici che si allontanano. La tua famiglia che soffre. Le parole dei bambini che ti dicono “papà, io ti aspetto”. La forza di reagire che mi ha salvato. Una forza che forse mi ha dato Dio, che non avevo mai sentito così vicino. Ho pregato, letto, studiato. Mi sono riproposto che la vittima della violenza più grande, un’accusa infamante e la perdita della libertà, sarebbe stata un uomo migliore il giorno che avrebbe varcato il portone dell’uscita. Un uomo pronto a ripartire, più forte, più determinato, più preparato. Ho interpretato quella assurda detenzione come una missione dentro me stesso. Come un percorso di crescita dentro quattro mura. Come professionista e come uomo.
Ricorda il momento il più drammatico?
Era il giorno di Natale. M dissero che avrei potuto parlare con la mia famiglia. Era solo uno scherzo atroce. Il piacere infame di prendersi gioco di me. E anche quando per lavarmi, al posto del sapone, mi diedero il detersivo per i piatti.
Che cosa pensa della carcerazione preventiva?
Bisogna abolirla. Se uno, come era nel mio caso, non è definitivamente condannato, non può essere strappato alla sua vita professionale e ai suoi affetti. Perché vede, se uno si ritrova da innocente dentro un carcere, è costretto, prima o poi, a farsene una ragione. Per quelli che sono a casa questo non è possibile. Lì c’è il dolore vero. Lì si soffre aspettando solo un giorno che non si sa se e quando verrà.
L’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara, che nel libro-verità di Alessandro Sallusti, ha denunciato il Sistema perverso delle correnti, ha ribadito la sua contrarietà alla carcerazione preventiva. Che cosa pensa della sua decisione di uscire allo scoperto e della sua candidatura alle elezioni suppletive per un seggio alla Camera dei Deputati nel collegio di Roma Primavalle?
Palamara è un uomo di valore. Un uomo coraggioso. Ha scoperchiato un mondo, che di giustizia aveva poco. Un mondo che tutti conoscevano senza avere il coraggio di parlare. Lui lo ha fatto. Si è tolto un peso dallo stomaco e dalla coscienza Ha indicato una strada nuova. La strada della trasparenza e della verità. L’unica strada giusta.
Lei lo voterebbe?
Assolutamente sì e spero che lo facciano in tanti. E’ un’occasione da non perdere.
di Antonello Sette
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