“A Forlì Cgil attaccata da no vax e nostalgici del duce, ma la destra non condanna il fascismo”
Giorgini che cosa è accaduto a Forlì?
Nella notte fra venerdì e sabato, poche ore prima dell’assalto alla sede nazionale della Cgil a Roma, gruppi di sedicenti no vax, che si firmano con il simbolo del cerchio con la doppia V, ma che hanno, credo sia ormai chiaro, un’impronta di matrice neofascista, hanno imbrattato le strade adiacenti, gli ingressi e le sedi di Cgil, Cisl e Uil con delle scritte farneticanti contro il sindacato. Invocano l’articolo 32, secondo comma della Costituzione e rivendicano la volontà di arrivare fino in fondo, rispetto a quello che considerano il sopruso del green pass, da loro ribattezzato nazi pass.
Un episodio isolato?
No. Nelle scorse settimane c’erano già stati episodi della stessa natura con la scelta di bersagli che rappresentano, secondo me, gli altri punti cardine del nostro sistema democratico: la scuola, la sanità e la comunicazione. Quello che emerge è che non si tratta di ragazzate o di gruppi isolati. Ci troviamo di fronte a una rete organizzata, profondamente radicata, che ha identificato i punti del sistema da attaccare. L’obiettivo è, secondo me, quello di scardinare i rapporti di forza con le istituzione e parte del nostro sistema democratico. Mi sembra evidente che l’attacco al sindacato ha un’unica matrice. Credo che non sia un caso che le scritte farneticante di Forlì precedono di poche ore la manifestazione nazionale no vax, che si è diretta in corteo, come peraltro preannunciato dal palco da esponenti di Forza Nuova, verso la sede nazionale della Cgil. Lo fa, perché quella sede è il simbolo, il filo rosso che unisce la Resistenza, la lotta al fascismo, la Costituzione e la difesa democratica del Paese nei momenti più difficili della nostra storia. C’è un’unica matrice. C’è un unico ragionamento. C’è un’unica volontà.
Che cosa esattamente era scritto?
I VAX UCCIDONO…SINDACATO NAZISTA…NO VAX…NO NAZI PASS…SIAMO VIVI…
Siete stati anche minacciati?
Sì. Dirigenti e funzionari del sindacato hanno ricevuto minacce farneticanti da persone invasate. Sono arrivati a dire: “Vi veniamo a prendere”.
C’è stata una reazione?
La reazione è stata eccezionale. Noi eravamo evidentemente sconvolti e preoccupati già dalla mattina di sabato, perché avevano compreso che cosa c’era dietro e il salto di qualità, che c’era stato rispetto ai primi attacchi. Abbiamo sporto denuncia e chiesto alle forze dell’ordine e alla Digos di fare tutte le verifiche possibili. La Cgil di Forlì è stata avvolta da uno straordinario abbraccio collettivo. Abbiamo deciso di presidiare stabilmente anche di notte le nostre sedi. Quelle centrali con una presenza diretta, quelle di zona con dei controlli per verificare, di ora in ora, eventuali atti vandalici e denunciarli alle forze dell’ordine, che restano le uniche deputate alla salvaguardia della sicurezza pubblica. La solidarietà da parte di associazioni democratiche a antifasciste, di imprese e di semplici cittadini, lavoratori e pensionati, è stata immensa. Sabato sera abbiamo comunicato che la la sede sarebbe rimasta aperta e che avevamo convocato un presidio. Alle nove della mattina dopo un fiume di gente si è riversato spontaneamente davanti alla nostra sede in segno di vicinanza.
E le forze politiche? Forlì è, se non sbaglio, governata da un’amministrazione di centrodestra…
C’è stata una mozione di condanna, presentata dal centrosinistra, che è stata approvata all’unanimità.
Una cosa buona e giusta…
Sì, ma poi la mozione è stata emendata con l’eliminazione sia dell’adesione alla manifestazione nazionale di sabato prossimo, sia dei riferimenti più espliciti alla condanna del fascismo. Resta un documento importante, che attesta la tenuta democratica di questo Paese. C’è, però, sempre un distinguo che non dovrebbe esserci perché tutte le forze, che siedono nei consigli comunali e nelle istituzioni, dovrebbero pienamente rifarsi alla nostra Costituzione. Una Costituzione che vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del partito fascista. E qui ci troviamo di fronte proprio a questo.
di Antonello Sette
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