Quello che ha fatto Parigi in tutto questo periodo con la dottrina Mitterand è stato inaccettabile.
Adriano Sofri dice che dopo tanto tempo non ha senso arrestare i latitanti Br è una tesi surreale, le regole dello Stato di diritto vanno applicate sempre.
“La formale restituzione da parte della Francia alla giustizia italiana dei terroristi condannati a varie pene dopo i tre gradi di giudizio rappresenta un punto fermo di notevole rilievo su cui però si è aperto in Italia un dibattito con aspetti paradossali. Usiamo non a caso l'espressione «formale restituzione» perché è probabile che il percorso giudiziario in Francia per sancire l'estradizione dei cosiddetti rifugiati sarà lungo e complesso: né è già un segno il fatto che un giudice ha inviato agli arresti domiciliari coloro che devono essere espulsi. In questa vicenda si mescolano due storie diverse, quella delle Br e di gruppi minori che hanno praticato come scelta ideologica e politica la lotta armata con omicidi e ferimenti e quella di lotta Continua che invece a sua volta praticava la lotta politica, sociale, giornalistica e la cosiddetta violenza diffusa nelle manifestazioni e che invece, stando a ben tre sentenze, decise di uccidere il commissario Calabresi per porre in essere la «giustizia proletaria» e anche per affermare la sua egemonia su tutti gli altri gruppi. Successivamente Lotta Continua si è sciolta proprio perché divisa su chi voleva andare avanti sulla via della clandestinità e della lotta armata e chi invece rifiutava questa scelta e ne fece una di segno opposto, quella dell'assoluto pacifismo. I sostenitori della lotta armata diedero vita a Prima Linea (Sergio Segio e altri), molti della seconda si collocarono sulle posizioni dei Verdi e del Partito Radicale: il più coerente di essi è stato Marco Boato. Comunque un pezzo significato di Lotta Continua è poi entrato a far parte dell'establishment Italiano, specie di quello giornalistico, e de) spiega molte cose, il trattamento di favore di cui alcuni di essi hanno potuto godere. Ad esempio Ovidio Bompressi ha usufruito di un provvedimento di grazia da parte del presidente Ciampi e di Napolitano per incompatibilità psicofisica del sistema carcerario: quanti altri carcerati nelle stesse condizioni hanno potuto godere di un simile provvedimento? Ciò detto, siccome anche in questa occasione ci ritroviamo di fronte alla ripetizione di nuovi episodi di arroganza intellettuale non possiamo fare a meno di non partire da una premessa di fondo: in uno Stato democratico, nel quale era possibile praticare una libera dialettica politica, sociale e culturale con durissime lotte operaie alcuni gruppi si sono arrogati la potestà di uccidere puntando su due ipotesi, la prima era che queste azioni esemplari avrebbero provocato la spontanea rivolta delle masse operaie tradite da partiti e sindacati creando una situazione prerivoluzionaria; la seconda era che a sua volta lo Stato avrebbe avuto reazioni così dure, repressive e autoritarie da diventare uno Stato di polizia, quindi provocando una sollevazione generale. In questo quadro poi, per aggiungere aberrazioni ad aberrazioni, i terroristi scelsero di uccidere «i riformisti» (Ruffili, Tarantelli, Biagi, Bachelet, il giudice Alessandrini, il ferimento di Gino Giugni), considerati i personaggi più pericolosi perché davano rispettabilità al sistema. Nessuna di queste condizioni si è realizzata, ma invece l'unica attuazione pratica di questa linea è consistita nelle centinaia di persone uccise da vigliacchi che li colpivano essendo armati contro persone indifese. Ancora dobbiamo sentire da quella galassia una autocritica di fondo, a partire da quella riguardante la scelta di uccidere esseri umani. Nel migliore dei casi abbiamo letto autocritiche di stampo storico-politico nel senso che si era scelto un Ma veniamo alle polemiche di questi giorni. Adriano Sofri ha detto «ma che ve ne fate di questi arresti» a distanza di quarant'anni? No, non si può barare al gioco. Se ti metti sul terreno della lotta armata o anche su quello dell'assassinio di una singola persona (è il caso di Pietrostefani) devi mettere nel conto tutto, sia di essere ucciso nel corso dello scontro armato, sia di essere arrestato e condannato ad una lunga pena detentiva perché vivi in uno Stato di diritto che ha un codice penale con norme che prevedono alte pene in caso di omicidio. Pietrostefani non ha corso pericoli del primo tipo perché aveva delegato l'operazione militare alla bassa manovalanza, quella di Marino e di Bompressi, ma doveva mettere nel conto la seconda visto che è stato il mandante di un omicidio. Ma si dice che senso ha arrestare dopo quarant'anni? Ci dispiace: ma questo sono appunto le regole di uno Stato di diritto. La pena va esposta al di là dei tempi. E poi questo ritardo non avviene a causa dei meccanismi burocratici dello Stato, ma per la latitanza e per la copertura offerta dalla Francia: senza latitanza e senza copertura francese la pena sarebbe stata realizzata immediatamente. Dopodiché, una volta riaffermata la supremazia dello Stato di diritto (ribadiamo questa dizione: lo Stato di diritto) sarà anche possibile, credo, destinare Pietrostefani agli arresti domiciliari qualora le sue condizioni di salute siano serie e gravi perché in questa vicenda non c'è da affermare nient'altro che il ruolo, la sovranità e le procedure dello Stato di diritto. Per questo a suo tempo abbiamo giudicato grottesca e rivoltante l'esibizione di muscoli che si verificò a Ciampino quando ad accogliere l'arrivo di Battisti c'erano addirittura due ministri, Salvini e Bonafede, che volevano ottenere la massima visibilità accanto al trofeo. Il garantismo in Italia ha molte battaglie da dare, ma non in questa occasione perché si tratta di una causa persa. Un'ultima osservazione. Quello che ha fatto la Francia in tutti questi anni con la dottrina Mitterand è stato del tutto inaccettabile. In Italia, negli anni di piombo, non c'è stato nessuno Stato repressivo. Invece c'è stato in quegli anni e anche successivamente un macabro gioco fra una parte degli intellettuali francesi e un pezzo del mondo della cultura e del giornalismo italiano. Quest'ultimo poi è stato ancor più deplorevole sia perché sapeva benissimo come stavano le cose, sia perché poi è stato ultragarantista nei confronti dei terroristi e ultragiustizialista nei confronti di tutti gli altri.”
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