“Caro direttore, a quanto sembra una parte di questa campagna elettorale, verrà vinta più da chi fa meno autogoal piuttosto che da chi fa più goal. Innanzitutto un segnale di questo tipo viene da Napoli. A quanto sembra a Napoli il centrodestra non si fa mancare nulla. Non solo, imitando una pessima abitudine della sinistra, ha indicato come candidato sindaco Maresca, un magistrato in funzione proprio al Tribunale di quella Città, ma addirittura si è fatto annullare due liste - una delle quali molto importante perché è della Lega - avendola presentate in ritardo. Ma anche a Roma le cose non vanno meglio. Qui per quello che riguarda il Pd vale quello che Gramsci ha chiamato, per condannarla, "la boria di partito". A Roma il Pd non poteva pensare alla alleanza coi grillini visto che la Raggi ha subito confermato la sua candidatura. Allora, in assenza di una alleanza a sinistra, la l'ogiva avrebbe voluto che il Pd avesse ricercato una alleanza di centro: Calenda era l'alleato ideale al di là di polemiche del passato. Calenda si presenta forte di una notevole esperienza di governo in Europa e in Italia copre una vasta area sociale di imprenditori e di lavoro autonomo di prestigio. Da sempre è molto attivo (fin troppo) sui social e sui media. Ma il Pd ha posto un problema pregiudiziale, quello della partecipazione di Calenda alle sue primarie. Ora non si capisce perché Calenda doveva sottoporsi a questo rito visto che non è iscritto al Pd e perché molto spesso esso è dominato dalle correnti interne in grado di portare alle urne truppe cammellate. A Napoli una personalità storica della sinistra come Antonio Bassolino ancora denuncia quello che nel passato gli è stato fatto nella gestione delle primarie. Comunque oggi, stando ai sondaggi, il Pd alleato a Calenda sarebbe entrato sicuramente ai ballottaggi con una posizione molto forte. Invece può succedere di tutto anche che Calenda riesca a inserirsi in esso visto l'inatteso successo che sta registrando in giro. Qui veniamo all'altra faccia della medaglia. A Roma il centrodestra come partiti è molto forte, ma il suo candidato Michetti non sfonda. Finora non gli hanno giovato né le sue battute sull'antica Roma, né la sua tendenza ad abbandonare i dibattiti, né le sue battute sui vaccini. Ma i rischi di autogoal riguardano anche i grillini. La situazione più tortuosa, come è nella natura del personaggio, l'ha combinata l'ex premier Conte. Egli non si è presentato nelle Suppletive di Roma Primavalle per la Camera e questo può essere considerata una giusta cautela. Conte, però, non si è fermato qui: in un collegio dove nel 2018 i grillini avevano ottenuto il 39 per cento ed eletto una parlamentare nella persona dell'on. Del Re, Conte non ha presentato nessun candidato. La motivazione è stata che non voleva favorire la candidatura di Palamara. Già, ma con questa mossa assai ambigua, Conte ha inflitto un colpo durissimo proprio alla Raggi. Infatti in un collegio dove il consenso grillino era così elevato l'elettorato del M5S dovrebbe fare una operazione assai sofisticata: invece di votare M5S in tutti e tre le elezioni cosa semplice e facilmente realizzabile, l'elettorato grillino dovrebbe fare l'acrobazia del voto differenziato, cioè votare Pd alla Camera, e poi per il M5S per il Comune. Il rischio che in questo modo molto voti vadano o dispersi o tutti al Pd è molto elevato.”
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