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Immagine del redattoreCarpe Diem Macchioni Communications

Fabrizio Cicchitto a 'Il Tempo': Lo bluff sulla Trattativa.

Dopo 30 anni si è capito finalmente che i carabinieri del Ros e Dell'Utri erano vittime di una vendetta della mafia innestata su una faida tra magistrati.




“Quando viene colpita molto duramente, la mafia può reagire in due modi diversi: o procedendo ad uccisioni e addirittura a stragi come è avvenuto nei casi di Falcone e di Borsellino, oppure puntando prima a «mascariare» e poi a provocarne la condanna in sede penale attraverso falsi pentiti coloro che le hanno causato notevole difficoltà. È quello che è avvenuto nei confronti di Mori, De Donno, Subranni grazie a Brusca e specialmente a Massimo Ciancimino. I tre ufficiali del Ros avevano una colpa gravissima: quella di aver provocato l'arresto del capo dei corleonesi Totò Rina. Purtroppo, questa operazione per lunghi anni è riuscita perché si è innestata su di essa uno scontro senza esclusione di colpi fra magistrati e il protagonismo e la faziosità di alcuni di essi. Marcello Dell'Utri, poi, è stato chiamato in ballo con uno scopo originario: quello di arrivare tramite lui a Berlusconi: siccome però Berlusconi non ha cambiato, anzi ha accentuato le leggi antimafia, allora i colpi si sono concentrati su colui che è stato il suo braccio destro al momento dell'ingresso in politica. Non si può dimenticare, però, che uno dei punti fondamentali che spiegano i risultati del processo alla Corte di Assise di Palermo è dovuto al fatto che la teoria della trattativa aveva subito nel corso di questi anni una sorta di paradossale «spogliarello» che l'aveva praticamente distrutta. Infatti se c'era stata una trattativa Stato-mafia i Ros (Mori, De Donno, Sub - ranni) avrebbero dovuto avere dei referenti politico-governativi. Ebbene, questi eventuali referenti erano tutti usciti dal processo, o perché, come nel caso di Conso, egli non era mai stato indagato anche perché era risultato che la mancata proroga del 41-bis a circa 300 soggetti era dovuto ad una sentenza della Corte Costituzionale che aveva contestato l'automatismo del rinnovo. Per di più di quei 300 solo 18 erano risultati mafiosi di basso livello e 7 di essi furono anche riarrestati. Quanto a Mancino prima, e a Mannino poi, cioè i pezzi forti sul piano politico dell'eventuale trattativa, essi sono stati entrambi assolti, Mannino dopo un calvario durato 30 anni perché a ogni sua assoluzione i pm facevano ricorso. Quindi con quale autorità politica e di governo Mori, De Donno e Subranni avrebbero dovuto imbastire la trattativa se gli uomini politici chiamati in causa erano stati tutti assolti? Malgrado che Travaglio e Ingroia continuino a farneticare è evidente che la vendetta della mafia si è innestata su un'iniziativa del tutto legittima dei Ros che, facendo il loro mestiere, avevano parlato con Ciancimino padre, sindaco di Palermo, personaggio che prima era un mafioso corleonese e poi un democristiano andreottiano, per capire se c'era una sua disponibilità (qui la trattativa) a dare informazioni e notizie sui capi della mafia più ricercati, in primo luogo Totò Riina. Li la mafia ha giocato di contropiede servendosi di Massimo Ciancimino (definito da alcuni pm a suo tempo un'icona dell' antimafia) per ricostruire partendo da lui la teoria di una trattativa inesistente visto anche che il papello da lui esibito è risultato falso, che l'attacco da lui rivolto a De Gennaro ha avuto una condanna per calunnia e che per di più egli deteneva 23 candelotti di esplosivo in giardino: davvero una bella icona, molto raccomandabile. Dell'Utri è stato incriminato perché nelle intenzioni avrebbe dovuto consentire di arrivare a Berlusconi, senonché Berlusconi non ha mai modificato le leggi antimafia, anzi nel corso del tempo qualcuna l'ha pure accentuata. Perdipiù a Dell'Utri nel passato stato attribuito un rapporto con la mafia guidata da Bontade, come è noto massacrata da quella dei corleonesi. E’ difficile ipotizzare che Dell'Utri avrebbe fatto da tramite con una corrente mafiosa totalmente contrapposta a quella con la quale avrebbe avuto dei rapporti e per la quale è stato a suo tempo condannato. Quindi anche su questo piano siamo sul terreno del nonsenso. A ulteriore testimonianza della serie di forzature che hanno caratterizzato questa vicenda c'è il fatto che quando stato accertato che proprio nel bel mezzo della cosiddetta trattativa all'Olimpico a Roma solo per caso è fallito un attentato che avrebbe potuto uccidere decine e decine di carabinieri. Ebbene i geniali pm hanno sostenuto che i corleonesi avevano preparato quell'attentato proprio per creare le migliori condizioni attraverso le quali la trattativa si sarebbe potuta concludere. Solo delle menti malate potevano avanzare l'ipotesi che nel caso di un'altra strage qualcuno a livello politico poteva proporre di edulcorare le leggi antimafia. Comunque dopo essere andati incontro ad una sconfitta totale, ancora Travaglio e Ingroia fanno finta di non aver capito, ma fortunatamente un grande giurista come Fiandaca gli ha spiegato nuovamente benissimo come stanno le cose: peccato per lui che ha avuto degli allievi che non hanno capito nulla o che non hanno voluto capire essendo a caccia di popolarità facendone pagare le spese a Mori, a De Donno, a Subranni e a Dell'Utri.”

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