Non serve un ministro come quelli che hanno prodotto la legge spazza-corrotti e la fine della prescrizione.
II merito di averci liberati da Conte e aver portato Draghi va solo a Renzi.
“Caro direttore, a conclusione di questa crisi va ringraziato Renzi per averci liberato di un presidente del Consiglio, l'avvocato Conte, che, per ripetere una famosa espressione usata da Berlinguer nei confronti dell'Urss, aveva da tempo esaurito la sua spinta propulsiva. A esser molto generosi questa spinta propulsiva si era esaurita già a giugno, dopo una fase relativamente buona concentrata nel periodo del lockdown da marzo a maggio, anche se essa era stata preceduta da due mesi orribili (gennaio-febbraio) con errori gravissimi («riapriamo Milano», «riapriamo Bergamo», ma su quella follia si era ritrovati in molti, da Sala a Gori, da Zingaretti a Salvini). Con 90.000 morti nessuno può venire a parlare di modello Italia, ma la responsabilità della catena di errori va equamente ripartita fra il presidente del Consiglio Conte, il ministero della S e vi sentite diversi, nel senso che, se per voi Mario Draghi rappresentava fino a l'altro ieri solo un nome certamente già echeggiato, ma non avete stappato lo champagne al momento dell'incarico, o postato frecce tricolori sui social o affisso il poster grandezza naturale in camera, allora provate a farvi una idea di cosa parliamo attraverso i programmi. Prendete 1a7 ad esempio. Il rischio che tra poco vi possa diventare antipatico è alto. Ma non per colpa sua, anzi. Sui media non vedrete altro se non Draghi per i prossimi giorni e mesi. Lui non parla proprio, conscio delle sue innate e comprovate capacità e soprattutto non indice conferenze stampa a reti unificate. Già solo per questo tratto di discontinuità con l'interregno Casalino sarebbe da premiare. Che sia autorevole, bravo e capace lo sanno pure i pinguini del Polo Sud. Il problema non è lui, al massimo sarà la soluzione, piuttosto la capacità di appiattirsi dei media. Tutti pronti a saltare sul carro di Salute, alcune Regioni fra le quali in prima fila la Lombardia. Per esser chiari e anche sintetici ci ritroviamo nel libro di Luca Ricolfi «La notte delle ninfee». Nell'ultima fase il presidente Conte era stato preso da una sorta di vertigine dei pieni poteri, che ha riguardata tutto l'approvvigionamento dei materiali sanitari (realizzato in pratica attraverso Arcuri), la gestione del tutto personale dei Servizi, addirittura l'esproprio non proletario della progettazione e della messa in atto del Recovery Plan con risultati grotteschi. Questa autentica forzatura di Conte non era stata affatto contestata dal Pd, non lo ha fatto Zingaretti, tanto meno l'ha fatto quell'area del Pd ispirata da Bettini che punta a dislocare il partito su posizioni di sinistra radicali anche attraverso una sorta di omologazione con larga parte del Movimento 5 stelle. Rispetto a questo progetto Conte svolgeva (e lo svolgerà ancora più nel futuro) un ruolo decisivo per cui non andava disturbato come presidente del Consiglio. Quindi Renzi ha messo in crisi questo incantesimo del tutto negativo, ha cambiato tutte le carte in tavola e di fronte a tutto questo scombinamento Mattarella per salvare il salvabile ha avanzato la proposta di un governo di salute pubblica presieduto da Mario Draghi, cioè dalla principale figura tecnico-politica di cui gode l'Italia. Dal 2012 in poi Draghi ha acquisito sul campo un merito di grande rilievo: con la sua gestione della Bce ha salvato l'euro, l'Europa e l'Italia. Si tratta della personalità più adatta per gestire la svolta che di fronte alla pandemia ha portato l'Europa a rovesciare la precedente dissennata linea rigorista. Di fronte a questa nuova situazione Berlusconi ha preso la palla al balzo e in piena autonomia ha assunto una posizione favorevole al tentativo di Draghi. Il futuro ci dirà se finalmente gli elettori liberali e di centro troveranno un punto di riferimento finora mancante. Di fronte alla crisi del governo Conte per alcuni giorni i grillini sono stati squassati da una crisi insieme politica e psico-analitica. Forse stanno uscendo da questa crisi perché hanno ritrovato la figura del padre, questa volta nella persona di Conte, che, ben consigliato, adesso si presenta con un nuovo ruolo, quello di leader politico del Movimento 5 stelle e addirittura di punta di lancia di un nuovo schieramento di sinistra composto da M5s, dal Pd e da Leu. Bettini e Zingaretti sono entusiasti di questa prospettiva, non sappiamo se lo sono altrettanto i riformisti del Pd. Giorgia Meloni si sta tirando fuori in nome del no e delle elezioni anticipate. Un no comprensibile per chi fa una scelta nettamente di destra. Meno condivisibile l'insistenza sulle elezioni anticipate, sia per le ragioni spiegate benissimo da Mattarella, sia perché la Costituzione fissa in 5 anni la durata di una legislatura e questa misura non può essere rimessa continuamente in discussione sulla base dei sondaggi. È evidente che la perimetrazione politica del governo avverrà in seguito a un confronto molto forte sui contenuti. La Lega si trova a fare i conti con una serie di contraddizioni derivanti dall' antieuropeismo, dal filoputinismo seguito a ruota dal filotrumpismo e da una serie di scelte programmatiche molto discutibili. Nell'intervista rilasciata due giorni fa alla Gruber Salvini ha riproposto ipotesi non condivisibili, dalla flat tax, a quella quota 100 che ha fatto moltissimi danni anche rispetto alla gestione della pandemia, fino alla riproposizione di scelte aperturiste e liberatorie («ridiamo libertà agli italiani») che ignorano che conviviamo ancora con una pandemia che produce circa 500 morti al giorno. Francamente inaccettabile la strizzata d'occhio di Salvini ai no vax: «Mi vaccinerò se me lo dirà il mio medico». Ma sulla impostazione politico-programmatica del governo la partita è del tutto aperta. Comunque, a Renzi va reso l'onore della armi di averci dato la possibilità di un governo Draghi. A questo proposito possiamo concludere con una constatazione e un auspicio. La constatazione è quella da Lei avanzata sul giornale di ieri: «Draghi punta sugli investimenti e non sui sussidi». L'auspicio è che al ministero della Giustizia vada un garantista, non un magistrato o avvocati ultragiustizialisti, come quelli che hanno prodotto la legge spazza-corrotti, la fine della prescrizione e la legge Severino.”
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