“L'unità nazionale cementata da forti e anche giustificate motivazioni "anti albioniche" è destinata a incrinarsi già all'arrivo dell'ineffabile legge Zane poi è destinata a saltare in mille pezzi quando arriverà in parlamento la riforma Cartabia sulla giustizia. Nel Movimento 5 stelle si è coagulato un nucleo duro di stampo reazionario-giustizialista fondato su Marco Travaglio e Il Fatto che per molteplici ragioni ha come punti di riferimento non solo Bonafede e Toninelli, ma specialmente Giuseppe Conte. Il nodo di fondo è che, come testimonia Il Fatto, Conte ritiene che Draghi sia un usurpatore e punta di qui al semestre bianco a farlo cadere. Si tratta certamente di un calcolo irresponsabile perché comunque non è che lo spread e le società di rating smettano di esistere in quel periodo. Il problema più rilevante lo ha il Pd di Enrico Letta che ha puntato tutte le sue carte su un alleato che risulta per niente attendibile: da un lato Beppe Grillo è un personaggio del tutto imprevedibile, dall'altro lato Conte è animato da una smisurata ambizione personale e da un obiettivo assai preciso, cioè la vendetta nei confronti di Draghi. Così il Pd si ritrova privo di qualunque alleanza politica seria avendo per di più rotto con tutta l'area centrista e riformista. Sul lato opposto, Salvini deve valutare con grande attenzione tutte le sue mosse. Egli ne ha fatto una assai abile firmando i referendum sulla giustizia dei radicali, ma sul piano internazionale i rapporti che possono essergli più utili sono quelli con la destra del Ppe e non quelli con la destra sovranista alla Orban. Comunque, oggi l'elemento politico più rilevante è costituito dal fatto che il Pd avendo giocato tutte le sue carte sul M5s guidato dall'avvocato del popolo Conte si trova invece a fare i conti con una forza politica inattendibile e capricciosa.”
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