Onorevole Cicchitto, oggi alle 17 lei presenta con la sua Associazione Riformismo e Libertà, in collaborazione con il senatore Casini, con Europa Atlantica e con Formiche, che trasmetterà in streaming web, la conferenza "Dopo l'invasione russa mai più nulla sarà come prima", tra gli ospiti Umberto Ranieri, Marco Minniti, Maria Stella Gelmini. A tal proposito le chiedo che futuro sarà possibile per noi, per l'Italia e l'Europa, dopo questo evento che sta scompaginando tutte le carte in tavola?
Tutto è ora imprevedibile, però c'è un punto di partenza, cioè che molti anni fa ci si è sbagliati completamente nella valutazione su Putin: si è ritenuto che Putin fosse un passo in avanti rispetto al comunismo sovietico, invece è risultato un passo indietro, perché il comunismo sovietico era certamente totalitario, come Putin lo è altrettanto, ma era pure molto cauto, non era avventurista, teneva conto della divisione del mondo in due blocchi, e solo nel 1962 a Cuba Kruscev fece un colpo di testa mettendo lì i missili, per poi di fronte alla reazione di Kennedy fare subito un passo indietro, dopo del quale non c'è stata dichiarazione di segretario del PCUS che abbia avanzato la minaccia dell'atomica. Quindi cupi, totalitari, ma non avventuristi. Noi abbiamo creduto che in Russia finito il comunismo ci sarebbe stato l'avvento della democrazia, ma non è stato affatto così, Gorbacev e Eltsin sono stati l'unica esperienza minimamente riformista, per poi con Putin affondare in un nazionalismo estremista predatorio, accompagnato da un livello elevatissimo di corruzione attraverso gli oligarchi. Lui riteneva di aver comprato l'Europa e di poter fare qualunque cosa: come ha dimostrato la Crimea un po' di cose ne ha fatte, poi però adesso ha esagerato e tutto è saltato per aria. Il punto focale però è che ritorna in peggio la guerra fredda, ma se una volta era tra un sistema di potenze molto preciso e strutturato, con chiare ideologie di scontro, adesso invece è determinata dal fatto che la Russia riemerge con una dimensione pericolosissima di tipo predatorio perché Putin vuole ricostituire in larga parte i confini della vecchia Unione Sovietica e vuole farlo ricorrendo alle armi. All'inizio l'occidente non ha capito nulla, una parte di esso si è fatto comprare e comunque si riteneva che il personaggio fosse malleabile, adesso le cose sono molto diverse e ci troviamo con un paese mostro dalle reazioni assolutamente imprevedibili. In più su questo ci gioca la Cina e c'è una sorta di cartello autoritario che unisce entrambi, il che rende la situazione sempre più imprevedibile. Chi non ha capito nulla, comunque, sono i cosiddetti pacifisti.
Volevo arrivare a questo: in Italia abbiamo, tra i pacifisti, l'ANPI con Pagliarulo e alcuni intellettuali come Canfora, una gara a comprendere Putin e giustificarlo e a chiedere la resa degli Ucraini, lei che ne pensa?
Innanzitutto qui va demistificato un dato: chi è Pagliarulo e cos'è oggi l'ANPI. Pagliarulo è più giovane di me e non mi risulta che abbia fatto la guerra partigiana: purtroppo i partigiani veri che hanno fatto la guerra sono morti praticamente tutti da tempo per ragioni anagrafiche, e quindi nessuno può dichiararsi partigiano per sua scelta senza esserlo stato. L'ANPI quindi ormai non è l'associazione dei partigiani, che sono estinti, ma è una cosa per carità rispettabile, anche se non condivisibile, che mette assieme dell'estremismo di sinistra. Non hanno nessuna autorità politica o morale superiore perché pretendono di parlare a nome di partigiani che sono morti. Questo è un punto. Secondo punto, il pacifismo dovrebbe esercitarsi nei confronti di Putin, perché è lui che ha aggredito e bombardato, non si può esercitare nei confronti degli Ucraini, è Putin che dovrebbe essere invitato dai pacifisti a smetterla e ad aprire le trattative. Chi si sta opponendo dall'inizio alle trattative è Putin perché ha in testa un'altra cosa: aveva un programma massimo, forse ne ha uno minimo, dove quello massimo era fare un blitz, occupare Kiev, uccidere Zelensky, mettere un governo fantoccio avendo l'appoggio di larga parte della popolazione; nessuna di queste cose si è verificata e allora nel migliore dei casi lui ha un altro disegno, quello di ottenere comunque una vittoria militare conquistando tutto il Donbass. Ma comunque il problema della guerra non si chiama Zelensky, si chiama Putin, non si chiama Ucraina ma Russia. Gli ucraini sono aggrediti non si può chiedere a loro di essere pacifisti e di arrendersi, anche perché non hanno garanzia che se si arrendono c'è la trattativa, c'è la possibilità che si arrendono finiscono come quei poveretti di Bucha, ammazzati, stuprati, deportati. Questa è la situazione e l'unica soluzione è sostenere gli Ucraini di fronte all'aggressore, dargli armi e sperare che loro riescano a resistere al punto tale che si arrivi al punto in cui lo stesso Putin sia costretto a fermarsi e a trattare. A me sembra che i cosiddetti pacifisti siano gente che vuole fare il pacifismo con la vita e la libertà degli altri, un po' come in una battuta che ovviamente non ripeto, cosa assolutamente inaccettabile.
Ma queste persone secondo lei lo fanno in buona fede, magari ingenuamente, o perché in fondo ammirano Putin essendo magari nostalgici dell'URSS, o perché vogliono che la guerra finisca in fretta per non pagarne le conseguenze economiche o temendo la terza guerra mondiale?
Secondo me c'è una somma di cose diverse. C'è chi, come il professor Canfora - che è un grande storico per l'antichità ma secondo me non altrettanto per la contemporaneità -, essendo uno stalinista, reputa che siccome Putin è russo, è autoritario, uccide o mette in carcere i dissenzienti, bombarda un altro paese, ha tratti così simili che può essere considerato un erede di Stalin e quindi lo sostiene, ma non capisce che Putin non ha nulla del comunismo, mentre è un nazionalista di estrema destra con pulsioni avventuriste. Quindi c'è chi vede Putin come un erede di Stalin, e questa è una cosa; poi c'è chi è contro gli americani, contro la NATO, in fondo è contro l'Occidente, quindi chiunque si contrapponga gli va bene; infine c'è chi è motivato dall'opportunismo più totale, non gli importa niente di niente, e siccome lo scontro con Putin comporta dei problemi, dei rischi anche economici e così via, allora meglio che gli Ucraini si arrendano così non aumentano le bollette e non abbiamo problemi con il gas e con il petrolio. Questa secondo me è la posizione maggioritaria, lo stato d'animo di un sacco di gente che poi però gioca con le parole.
A proposito di giocare con le parole, Putin dichiara di voler denazificare l'Ucraina, ma poi si tiene vicino il filosofo Dugin che ha posizioni assimilabili a quelle dell'estrema destra ed amate dai vari movimenti neofascisti europei o dalla alt right americana...
Infatti, basta vedere il rapporto dei Russi con il dichiaratamente nazista Savoini, uomo vicino a Salvini che faceva da ponte con Dugin... Qui entriamo nel fatto che c'è in realtà un progetto di distruzione dell'Ucraina che non è, lo ha spiegato bene in filosofo Walzer in un'intervista a Repubblica, un genocidio nel senso totale del termine quale quello che ha investito gli ebrei, i ruandesi, gli armeni, ma c'è un genocidio culturale, cioè la distruzione dell'identità autonoma ucraina nazionale e culturale, la criminalizzazione non solo dei gruppi dirigenti ma di larga parte del popolo dicendo la grande menzogna che sarebbe stato nazificato, e che di conseguenza sarebbe da denazificare. Che cosa vuole dire questo nel concreto? Che gli ucraini vanno bombardati, le donne stuprate, che ci deve essere una perdita di identità, con centinaia di migliaia di persone che devono essere mandate in Russia a vivere chissà come... insomma una disintegrazione della ucrainità. Quindi un genocidio non nel senso classico del termine, ma della ucrainità, della autonomia politico, culturale, statuale e storica di questa nazione che ha una sua identità e non deve più averla.
Certo, il concetto di Putin è proprio dire: voi non siete Ucraini ma Russi, l'Ucraina non esiste. Un'ultima domanda, per tutti gli italiani preoccupati di riuscire più ad arrivare a fine se non a metà mese, secondo lei l'Italia ha la possibilità di sopravvivere alle conseguenze economiche della guerra?
Nel medio periodo sì. Il problema è che è stata fatta una cosa folle, e di questo hanno responsabilità da un lato la Merkel e dall'altro Berlusconi, perché ad una qualunque singola nazione non si consegna la gran parte del rifornimento energetico. Io vedo adesso che noi stiamo inseguendo l'Algeria, e siccome non sono giovanissimo ricordo avevamo dei rapporti speciali con l'Algeria e con la Sonatrac, perché Enrico Mattei finanziava il fronte nazionale di liberazione dell'Algeria e forse è stato ucciso per questo. Solo che ad un certo punto quando Paolo Scaroni, uomo di Berlusconi, ha preso la guida dell'ENI, la percentuale della Sonatrac è scesa e quella del Gasrom è aumentata; la Merkel non aveva una dimensione geopolitica, badava soltanto agli affari nel senso più stretto del termine, e quindi lei voleva farne con la Russia e la Cina non facendo i conti con la politica di potenza e la geopolitica, così sia la Germania che l'Italia hanno consegnato alla Russia una larga quota della politica energetica il che è folle. Ma non perché è la Russia, anche se fossero stati gli Stati Uniti o la Francia o la GB, le politiche energetiche devono avere sempre fonti molto diversificate, non le puoi consegnare per la maggior parte ad un solo stato, perché poi ti trovi in questa situazione. Io reputo che cambiando totalmente approccio, nel medio periodo noi riusciremo a risolvere la situazione, nel breve periodo ci saranno dei problemi, però il primo problema è quello della libertà, ed inoltre va ridimensionato Putin. Io non mi metto nel discorso di biosogna eliminare o no Putin, che è una dialettica interna alla Russia della quale non sappiamo nulla veramente, se non che stanno peggio dei tempi del PCUS, però noi dobbiamo bloccare Putin perché se non lo facciamo, la cosa non finisce là, lui andrà avanti, e infatti non è un caso che paesi storicamente neutrali come la Svezia e la Finlandia adesso chiedono di entrare nella NATO perché loro ritenevano ragionevole il vecchio PCUS, e ritengono pericoloso e avventurista il regime attuale di Putin.
Di Umberto Baccolo.
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