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Federico Mollicone, Fratelli d'Italia, Intervista Esclusiva SprayNews.it

“Basta con i Robespierre da strapazzo. Subito carriere separate e sorteggio dei membri del Csm”




Onorevole Mollicone, la magistratura è allo sbando. Il libro intervista di Alessandro Sallusti a Luca Palamara ha scoperchiato il Sistema. Gli scandali che rimbalzano dalle Procure fanno rabbrividire. Strapotere dei Pm, lotte fratricide, legami personali, rapporti perversi fra molti Pm e i media. Come si è arrivati a tanto? Quali sono le colpe della politica?




Dopo Palamara, il mondo giudiziario dovrà cambiare. E’ necessario ripristinare i necessari equilibri istituzionali, riconoscendo l’essenzialità delle garanzie di indipendenza ed autonomia previste dalla Carta costituzionale del potere giudiziario e, al tempo stesso, per salvaguardare il ruolo indispensabile e insostituibile che in tutti gli ordinamenti di democrazia costituzionale deve essere riconosciuto alla giurisdizione come unica istanza di terzietà e imparzialità per la tutela dei diritti dei cittadini. La politica ha, spesso, abdicato nei confronti della magistratura molte scelte, fomentando un fervore giustizialista e giacobino, come è accaduto con i 5 Stelle.




Una volta giunti a questo punto, che cosa può fare la politica? Una riforma? Un referendum? Una commissione parlamentare d’inchiesta?




Ben vengano le conversioni garantiste della politica, come quella di Luigi Di Maio che sul caso dell’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti è passato a da Robespierre a Cesare Beccaria, ma è sulla riforma della Giustizia che bisogna passare dalle parole ai fatti. Da sempre Fratelli d’Italia promuove la separazione delle carriere della magistratura giudicante e inquirente. La separazione delle carriere non è un fine ma un mezzo. Si tratta di un obiettivo la cui realizzazione non è più prorogabile perché è inscritto nella nostra Costituzione ed è quello proclamato dall’articolo 111, il quale impone che il giudice sia non solo imparziale, ma anche terzo. E terzietà non può che significare appartenenza del giudice a un ordine diverso da quello del pubblico ministero. Il processo penale deve essere rispettoso dei diritti e delle garanzie. La separazione delle carriere serve a rendere il processo penale più equo perché lo assegna a un giudice terzo a garanzia dell’imparzialità della decisione.




A proposito di rapporto perverso fra Pm e media, come lei saprà meglio di me, La corte d’Appello di Palermo si appresta ad emettere la sentenza contro gli ex Comandanti dei Ros Mario Mori e Antonio Subbranni e l’ex capitano Giuseppe De Donno, dopo che la Procura ha chiesto la conferma delle pesanti condanne comminate in primo grado. Le sembra possibile che Massimo Gilletti celebri domenica sera a “Non è l’Arena” il processo in Tv mentre i giudici sono riuniti in camera di Consiglio?




Il rapporto fra media e giustizia va ristabilito. Il clima inquisitorio di certa parte della politica ha portato a mostri giuridici: il reato di traffico di influenze illecite, la legge sulle intercettazioni, la riforma della prescrizione. Il sorteggio dei membri del Csm è l’unico strumento, come detto da Giorgia Meloni, per spezzare il correntismo e il sistema della lottizzazione.




Che cosa l’ha più fatta arrabbiare nella deriva della giustizia, mai così in basso nella credibilità e nel consenso degli italiani, che è sceso di botto dal 70 al 39 per cento?




Il Consiglio d’Europa dice per l'Italia, oltre alla lentezza dei processi, preoccupano i dati sulla fiducia nell’indipendenza della magistratura. Nel 2020 più del 50 per cento dei cittadini e circa il 45 per cento delle imprese l’ha ritenuto «piuttosto insoddisfacente» o «molto insoddisfacente». In altre parole, in Italia solo 3 cittadini su 10 e solo 4 imprese su 10 hanno fiducia nell’indipendenza dei magistrati. E’ necessario ristabilire le regole del giusto processo fatte a pezzi da questa armata Brancaleone di giustizialisti senza arte né parte, che vogliono dare sangue al popolo in piazza, non certo attenuato dall’ipocrita conversione garantista di Di Maio che ormai, come il famoso protagonista di Zelig di Woody Allen, prende le sembianze del governo in cui si trova pur di rimanerci.




di Antonello Sette

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