Intervista di Antonello Sette, per #SprayNews, al conte Gelasio Gaetani d’Aragona Lovatelli
“Per me il vino è destino, cultura, sentimento, emozione, fuga dall’inutile, amore”
“La cosa più bella? Bere un bicchiere di vino accanto alla donna che amo”
“Il vino è come la felicità. La bottiglia perfetta non esiste”
Rampollo di una delle famiglie più antiche e nobili di Roma, discendente da tre papi, giramondo, principe dell’eleganza, seduttore, viaggiatore, produttore e ambasciatore del vino italiano nel mondo. Fra tutte queste definizioni, quale la sente più sua?
La più vera è quella che evoca il viaggio. Io sono in viaggio. Sempre. E’ un viaggio che attraversa i territori del vino. Per destino prima che per vocazione e passione. Ho cominciato a occuparmi di vini quando avevo diciassette anni. E’ diventata la mia professione, la mia conoscenza. Del vino mi considero un sapiente più che un esperto. Il vino non serve per alimentare il corpo. E’ un prodotto edonistico. E’ cultura, come un libro di narrativa o un giallo, a seconda se il vino sia riconoscibile o ancora un mistero. La mia vita è un viaggio. Del viaggiatore possiedo tutta la curiosità che occorre per tracciare una linea netta fra il vino buono e quello cattivo, anche se il vino cattivo di una volta, quello che diventava irrimediabilmente aceto, non esiste più. Per colpa degli agronomi, degli enotecnici e degli enologi. A me intrigano più i vini interessanti che quelli buoni. Ogni assaggio è un’esperienza nuova. Io ne ho assaggiati tantissimi, soprattutto vini francesi. La Francia è l’archetipo. Il mondo e la moda del vino non sarebbero esistiti se non fosse esistita la Francia del vino. I vini più pregiati del mondo sono tutt’ora certi vini francesi. Anche se oggi sono a quell’altezza alcuni vini italiani e americani, due australiani e uno sudafricano. Sotto la spinta di uno spirito di emulazione, ma anche perché si è cercato di risolvere scientificamente alcuni misteri. Il clima ideale per produrre per un vino di eccellenza è in teoria quello mediterraneo e, nello specifico, il clima italiano. Eppure i vini più stupefacenti venivano, e vengono ancora, prodotti in Borgogna, dove il clima è perennemente umido e d’inverno le temperature sono spesso glaciali.
Il mistero è stato svelato?
Sì e sono ragioni che tanto mi incuriosiscono. E’ la storia di un amore antico per quella terra apparentemente ostile. I francesi usano una parola, terroir. Il segreto è un grande terroir, una combinazione unica fra un terreno e un microclima molto particolari. Unica perché non è riproducibile anche spostandosi di un solo chilometro.
Plinio il Vecchio scrisse “in vino veritas”. Che cosa è il vino per lei?
Il vino è la parte predominante della mia cultura. Non posso neppure pensare a un mondo senza vino. Chi non beve è una persona penalizzata perché si perde un’abbrezza che non ha uguali. E, al contrario delle droghe e dell’alcol, il vino fa bene. All’anima e al corpo. I medici mi dicono di berne solo due bicchieri per ogni pasto. Io ne bevo anche tre o quattro, specie alla sera. Sto bene. E poi, di morire sano, senza bere qualche bicchiere di vino, non mi importa niente. Lo spirito è importante. Se lo spirito non sta bene, non si riesce a fare nulla. E poi ogni vino, che assaggio, è un frammento di memoria della mia vita.
Come un caleidoscopio dell’esistenza?
Sì, se bevo un Pinot nero, mi vengono subito in mente certi paesaggi del Trentino Alto Adige e, da lì, viaggi, persone conosciute, emozioni. Tanti produttori di vini sono diventati miei amici. In Italia, in Francia, in California, nel mondo. Sono un viaggiatore che cerca di usare le parole giuste per comunicare il vino, per trasmettere agli altri le emozioni che mi regala. Ho scritto anche molti libri, proprio sull’onda di una passione irresistibile. Sto lavorando a un progetto che mi sta molto a cuore. Un docufilm su un viaggiatore che attraversa i vigneti parlando del vino, come se attraversasse e parlasse della sua vita. Anche per lasciare in eredità qualcosa di visibile e concreto ai miei figli e ai miei nipoti, che hanno fatto e faranno scelte diverse, ma del mio mondo hanno dimestichezza e ne sono comunque incuriositi. Il vino è un continuo divenire. Fra vent’anni sarà completamente diverso da quello che è ora. Come era diversissimo il vino che bevevo io, quando avevo diciotto anni.
Secondo Baudelaire, chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere…E’ d’accordo?
Davanti a un bicchiere di vino bevuto in compagnia, accade spesso che si condividano cose che altrimenti sarebbero rimaste per sempre nel segreto del cuore.
Il vino ha a che fare anche con l’amore?
Condividere con una donna le emozioni, che mi suscita il vino, è per me molto importante. Sono stato innamorato tante volte. I miei amori segreti. Mi piace bere un bicchiere di vino accanto alla donna che amo. Mi piace anche capire i suoi gusti. E’ per me un’esercitazione in qualche misura anche professionale. Che poi diventa prima intellettuale e poi passionale. In questo momento sono innamorato di una donna, ma, le confesso, devo ancora capire bene i suoi gusti sui vini.
Ha intitolato la sua autobiografia “Il bicchiere mai pieno”. Perché il suo bicchiere non è mai pieno? Ha avuto la vita che voleva. Le manca, però, qualcosa? La felicità è una un’opera d’arte incompiuta? La bottiglia perfetta non esiste?
Ha colto nel segno. Forse è per quello che il mio bicchiere non è mai pieno. Ormai cammino e navigo anche attraverso i miei pensieri, che mi trasportano in situazioni dove forse avrei potuto fare cose diverse. Sono per molti un uomo fortunato, anche se appartengo a una di quelle famiglie che sono da molti considerate come reperti bellici. Oggi tutti possono diventare conti e baroni e mettersi sul biglietto da visita il proprio lignaggio a buon mercato. Non sono malinconico, se malinconia vuol dire nostalgia. Il mondo cambia, tutto cambia, di generazione in generazione. E’ il bello della vita.
Che cosa vorrebbe fare da grande il conte Gelasio Gaetani d’Aragona? Ha un segreto da svelarci?
Vorrei che alcune persone, non sono tantissime, a cui sono legatissimo, a partire da quello che mi hanno regalato, stiano bene e siano felici. Cerco di non pensare a come starò fra vent’anni, ma oggi sto talmente bene da poter dire che quello che vorrei fare da grande, lo faccio già ora. Tutti i giorni. Al di là di quello che pensano gli altri, io mi considero un uomo fortunato. E’ una cosa bella e importante sentirsi un uomo fortunato perché tutti abbiamo alle spalle battaglie interne, magari ancora quiescenti. La fortuna e la bella vita, hanno, però, sempre un prezzo da pagare. E’ fatale.
E lei, quale prezzo ha pagato?
Ho perso tantissime cose, se penso alle ricchezze materiali. Mi sono separato da cose, che credevo fondamentali. Mio padre, mentre io crescevo, ha bruciato una fortuna, un patrimonio di incredibile valore. Sono nato in un palazzo, che si chiama ancora Gaetani Lovatelli, a piazza Lovatelli, vicino a via delle Botteghe Oscure. Oggi quel palazzo è diventato un condominio. Io sono cresciuto fra babysitter e maggiordomi e autisti.
Ora, però, si diverte di più?
Se penso oggi alle persone che ancora hanno quei patrimoni e vivono nel mondo, che era il mio, le vedo come schiave di se stesse. Io sono molto più leggero mi diverto, sì lei ha ragione, molto di più.
Il vino è anche un rifugio e una fuga dalle miserie del mondo? Ad esempio, dalle parole inutili della politica e dei talk show?
Un rifugio e un ritrovo. Dovunque io vada nel mondo, inseguendo i luoghi del vino, mi sento sempre a casa mia. Sì, io ho una casa dappertutto. Io ho tutto quello di cui ho bisogno e desidero. Tranne forse un’automobile, ma quindici anni fa mi hanno tolto la patente perché stavo guidando in leggero stato di ebbrezza. E’ stato come un prezzo da pagare a tutta la felicità che il vino mi ha regalato. Sono un viaggiatore, innamorato del viaggio, inteso come metafora ed essenza della vita.
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