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Immagine del redattoreCarpe Diem Macchioni Communications

Giacomo Portas, Leader dei Moderati, intervista a La Stampa

“Questa volta Matteo sbaglia Io mi ritengo indipendente”



“Onorevole Portas, allora che fa, il responsabile? «Sì, del mio movimento, i Moderati. Ma solo di quello». Quindi non sostiene il governo Conte? «Come ho sempre fatto, voterò i provvedimenti che mi convincono e contrasterò quelli su cui non sono d’accordo. Fosse per me questo governo non sarebbe mai nato; l’alleanza con i Cinque stelle è stata un errore». Allora segue Renzi. «Io sono un indipendente e lui lo sa». Giacomo Portas, 61 anni, leader dei Moderati, per due legislature in quota Pd, ora è nei gruppi parlamentari di Italia Viva, annoverato tra i critici delle ultime mosse di Matteo Renzi, e dunque corteggiato da chi sta organizzando il drappello di Responsabili. Dunque è con Renzi o no? «Io auspico ancora che si trovi una quadra». Altrimenti? «Vorrà dire che avevo ragione io». In che senso? «A Renzi l’ho detto: sei nel giusto, ma i tempi sono sbagliati, il Paese non capirà una crisi in questo momento». Quindi ha sbagliato? «Nel merito ha ragione da vendere. Il Mes andava preso in estate, ora avremmo i soldi per assumere gli infermieri che devono fare i vaccini. La prima versione del Recovery Plan ci avrebbe fatto fare una figuraccia in Europa. E vogliamo parlare della scuola?» Dov’è l’errore, allora? «Con il Paese in queste condizioni non bisognava creare questa situazione». Perché l’ha fatto Renzi? «È fatto così. Un grande talento, ha fatto cose importanti per l’Italia: il Jobs Act, la scuola, gli 80 euro, riforme che si sono ben guardati dal cancellare. Però a volte si boicotta da solo. La politica per lui è sempre finaledei100 metri. Invece è roba da maratoneti. E poi è circondato da persone che gli devono molto, perciò raramente gli fanno notare i suoi errori». E lei? «Gli dico quello che penso ma quasi mai mi ascolta». Che cosa succede se si va a votare? «I sondaggi li legge anche lei. Italia Viva non decolla. Non si può dar vita a un partito partendo dai gruppi parlamentari. Se li ricorda i partiti di Fini, Alfano, Monti? Questo è un parlamento fatto di cooptati spesso senza radicamento sui territori. E un partito, se non sta sui territori, non esiste. Anche per questo dico che il tempismo è stato sbagliato: se fai un’operazione del genere devi sapere dove vuoi andare, credo e spero che Renzi ce l’abbia chiaro»


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