Giuseppe Rossodivita, avvocato penalista, Presidente della Commissione Giustizia del Partito Radicale
Avvocato Rossodivita, la giustizia italiana è stata colpita al cuore dalle rivelazioni dell’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara nel libro intervista di Alessandro Salllusti sul Sistema delle correnti, che decideva non solo il corso delle carriere, ma addirittura quello di alcuni processi. La riforma Cartabia, approvata quasi all’unanimità, è il rimedio che taglia i ponti con il passato?
La cosiddetta riforma Cartabia non taglia alcun ponte con il passato, perché non tocca in alcun modo i temi legati all’organizzazione della magistratura. Questi temi sono, invece, direttamente presenti in due dei sei quesiti referendari. Poi, a settembre sapremo che cosa verrà fuori dalla Commissione Luciani, che, per quanto so, non ha al momento escogitato soluzioni rivoluzionarie. Vedremo più avanti. Per fare un parallelo, anche dalla Commissione Lattanzi erano uscite alcune soluzioni per la riforma del processo penale, che poi state stravolte dagli equilibrismi delle forze di governo.
Perché sono importanti i referendum sulla giustizia, di cui il Partito Radicale è promotore?
Sono referendum importantissimi proprio perché consentiranno quello che in parte sta già avvenendo: un dibattito sui temi della giustizia che vengono portati alla conoscenza di un’opinione pubblica, molto spesso poco informata o informata male. Se, a seguito di questo dibattito, ci sarà una vera spallata referendaria e se, come voglio pensare, siamo ancora dentro una democrazia, sia le forze di governo sia la stessa Associazione Nazionale Magistrati e il Csm dovranno prendere atto della volontà popolare. Sono convinto che l’ondata ci sarà e che i numeri saranno altissimi.
A proposito di forze di governo, io credo che i temi della giustizia non dovrebbero avere un colore. Dovrebbe interessare tutti nello stesso modo, come un’insopprimibile esigenza trasversale. A me sembra, invece, che i partiti di sinistra e, in particolare, il Pd siano sempre sulla difensiva rispetto a qualsiasi istanza di cambiamento. Concorda con me?
Lei ha ragione. C’è stato uno stravolgimento. Fino gli anni ’70 la sinistra, nelle due varie forme e denominazioni, era sempre stata garantista rispetto ai temi del processo penale. Poi sono subentrate delle dinamiche, a mio avviso assolutamente patologiche, che hanno portato a uno strettissimo legame, come ha anche raccontato Palamara nel libro di Sallusti, fra alcuni partiti politici e le correnti interne all’Associazione Nazionale Magistrati. Uno strettissimo legame che ha consentito ai partiti di sinistra di fare politica anche attraverso l’azione della magistratura, con la complicità di una grande parte della stampa. Una stampa non necessariamente di sinistra o direttamente collegata al Pd, ma più semplicemente succube delle Procure. Un cocktail micidiale che ha consentito ai partiti di sinistra di avere un’arma in più. E’ ovvio, quindi, che oggi si oppongano strenuamente a qualsiasi cambiamento dello status quo perché significherebbe per loro rinunciare a un’arma che è stata ampiamente utlizzata quantomeno negli ultimi trenta anni.
Luca Palamara vuole portare la sua battaglia di verità anche all’interno del Parlamento. Come giudica la sua decisione di candidarsi alle elezioni suppletive della Camera per il seggio vacante di Roma Primavalle?
Quella di Palamara è un’iniziativa assolutamente positiva. Sarà per lui un’occasione per confrontarsi, come ovviamente non ha mai potuto fare durante la sua carriera di magistrato, con la volontà popolare, con il corpo e l’anima degli elettori. Ha sicuramente qualcosa in più rispetto a qualsiasi altro candidato: la specificità del tema della giustizia, e la conoscenza di quello che è necessario fare per mutare il corso delle cose. Nessuno altro in Italia può vantare le stesse credenziali sulla giustizia. Se non altro perché fino a un anno fa era interno alle posizioni dell’Associazioni Nazionali Nazionale Magistrati, che andavano in qualche modo anche a contrapporsi al potere legislativo. Lo ha riconosciuto Palamara stesso nel libro. C’è stata un’opposizione politica della magistratura. Era un patologia del sistema democratico che Palamara più di tutti ha compreso. Chi meglio di lui può proporre le ricette giuste per evitare che il Sistema da lui denunciato continui?
Se lei abitasse a Primavalle quindi lo voterebbe?
Lo voterei. Senza dubbio alcuno.
di Antonello Sette
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