Numero uno di Estra Spa, in questa intervista Francesco Macrì fa il punto sulle strategie a breve e medio termine che il nostro Paese dovrà affrontare dal punto di vista energetico.
Estra è uno dei più importanti player nazionali nel settore energia. Quale, dal suo osservatorio di presidente di questa realtà, la via per il futuro energetico del Paese?
Come ho ribadito in più occasioni, l’Italia deve perseguire una via energetica nazionale autonoma che si inserisca nello scacchiere europeo, mantenendo però le proprie specificità. Ad esempio nella strategia energetica comunitaria, l’Europa sta puntando sull’idrogeno “verde” come elemento centrale della rivoluzione green. Il futuro energetico del nostro Paese deve invece passare nel breve-medio termine, a mio avviso, attraverso il vettore chiave dell’idrogeno “blu” per mantenere la competitività del sistema Paese. In Italia il ricorso all’idrogeno “blu” consente importanti benefici: innanzitutto permette costi di distribuzione contenuti in quanto si avvale di un sistema di reti gas già esistente; in secondo luogo, non comportando investimenti in nuovi impianti, non determina alterazioni invasive al paesaggio che aprono la strada al cosiddetto effetto Nimby” (“Not in my backyard”). Ancora, garantisce adeguati investimenti per la manutenzione delle reti nel tempo, salvaguardando in questo modo il vantaggio competitivo del Paese nel settore e risponde in modo più immediato alla questione della decarbonizzazione dei trasporti superando il tema della distribuzione dei punti di rifornimento sulle reti stradali.
Che ruolo interpretano le utility nel processo di transizione energetica e del Recovery Plan?
Nell’ambito del programma di transizione energetica le utility devono impegnarsi a cooperare insieme in un unico Progetto nazionale condiviso. Con questa motivazione in Utilitalia – l’associazione che riunisce le utility a livello nazionale – abbiamo creato, in collaborazione con le principali Università italiane, un gruppo di lavoro che ha stilato un dossier rivolto al Mise approfondendo aspetti tecnici ed economici della proposta delle utility italiane sul ruolo dell’idrogeno nella transizione energetica. Certamente la collaborazione tra gli operatori è importante, ma da sola non basta. Occorre agire di concerto ma nel contesto di un quadro di regolamentazione aggiornato in particolare per quanto riguarda il sistema delle gare gas che deve tenere conto di temi cruciali quali innovazione tecnologica e digitalizzazione delle reti. Solo così possiamo realizzare con efficacia gli obiettivi energetici che ci siamo posti in sinergia con l’Europa, mantenendo salda la competitività del sistema Paese. Il Piano nazionale ripresa e resilienza messo a punto da Mario Draghi vale 221,5 miliardi di euro, di cui 191,5 miliardi verranno dal Recovery and Resilience Facility. Le risorse destinate alla rivoluzione verde sono attualmente scese a 57,5 miliardi di euro contro i 69,8 della prima versione del piano. In questo contesto è evidente quanto sia strategico e centrale il ruolo degli operatori del settore per sensibilizzare Governo e istituzioni rispetto alle prospettive che possono scaturire da un’efficace, completa e tempestiva transizione energetica, supportata da investimenti e progetti integrati, al passo con le azioni e le direttrici green a livello comunitario.
Estra come si sta ponendo rispetto alla transizione energetica? Quali iniziative ha posto in campo nell’ambito della sostenibilità?
L’impegno del nostro gruppo sul fronte della transizione energetica green ha seguito due direttrici parallele che abbiamo portato avanti con forte determinazione in questi anni. La prima ha visto l’affermazione progressiva di Estra nel ramo dell’economia circolare e della gestione del ciclo integrato dei rifiuti attraverso un percorso conseguito per acquisizioni successive. Abbiamo cominciato nel 2018 con l’acquisizione dell’1,16% del capitale sociale di Aisa e a seguire nel febbraio 2019 con la finalizzazione dell’acquisizione di Ecolat, società attiva nel settore dei servizi ambientali e ciclo dei rifiuti in Toscana. Lo scorso anno abbiamo proseguito acquisendo una partecipazione del 15 per cento di Ecos e, insieme al socio azionista Consiag, del 10% di Bisenzio Ambiente, entrambe società attive nel delicato settore dei rifiuti speciali. La seconda direttrice con cui ci siamo mossi ci ha visto protagonisti con molteplici iniziative per diffondere una cultura green e allo stesso tempo traguardare obiettivi di sostenibilità concreti. Con questo scopo Estra Energie ha siglato lo scorso anno l’accordo triennale con AzzeroCO2 con cui abbiamo dato avvio all’ambizioso programma di compensazione delle emissioni di CO2 prodotte nella fase di combustione del gas metano venduto tramite l’acquisto di crediti di CO2 sul mercato volontario. Ancora è questo il caso di Energicamente, progetto realizzato in collaborazione con Legambiente e La Fabbrica, con cui abbiamo voluto coinvolgere studenti, insegnanti e famiglie in un percorso condiviso di formazione sui temi della sostenibilità.
Viviamo in una fase congiunturale segnata da Covid-19: quale l’andamento economico di Estra e come il gruppo ha fronteggiato l’emergenza sanitaria?
L’attuale fase di Covid-19 ha posto una sfida importante al mondo delle utility e al sistema produttivo nel suo complesso. Ha riportato al centro il tema della funzione sociale dell’impresa che deve innanzitutto agire al servizio delle proprie comunità. Per questa ragione come Estra abbiamo posto in campo con tempestività azioni solidali e di protezione a supporto dei nostri dipendenti e cittadini, ad esempio attraverso una donazione in favore degli ospedali nei territori in cui operiamo. Il bilancio d’esercizio del gruppo al 31 dicembre 2020, approvato dall’assemblea dei soci di Estra, restituisce un quadro positivo caratterizzato da risultati gestionali solidi ed in significativa crescita rispetto all’esercizio 2019, nonostante il contesto di mercato complicato dall’emergenza sanitaria. In particolare, i risultati reddituali evidenziano una crescita molto sostenuta rispetto all’esercizio precedente, grazie in particolare al miglioramento delle condizioni di approvvigionamento di gas naturale, all’aumento delle vendite di energia elettrica a clienti domestici e alle politiche di contenimento dei costi che il gruppo ha prontamente attuato in risposta a Covid-19. Con un Ebitda e un risultato operativo netto in crescita nel 2020, rispettivamente pari a 106,7 milioni di euro e 45,5 milioni di euro, Estra ha registrato un utile netto consolidato di 24,6 milioni di euro, più che raddoppiato rispetto al 2019. L’andamento del 2020 testimonia la solidità strutturale del nostro gruppo che ha beneficiato della diversificazione del proprio portafoglio di business e conferma la capacità di resilienza e di adattamento di Estra nel mutato scenario socio-economico.
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