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Immagine del redattoreEdoardo Sirignano

Il Pd in ginocchio, La Russa: «Mai differenze tra vittime di violenza, altrimenti non è solidarietà»


Ignazio La Russa, in un’intervista a Spraynews, interviene rispetto ai parlamentari dem inginocchiatisi per Floyd, l’afroamericano ucciso durante l’arresto: «Non è verso una persona, verso quello che ha subito, ma un modo per cercare di far prevalere una cultura rispetto a un’altra». Il vice presidente del Senato, poi, commenta la provocazione Lgbt sulla Madonna che diventa trans, a suo parere «un’offesa verso chi crede». Sul presidente della Repubblica, invece, si ritrova sulla linea Meloni del presidenzialismo, ma chiarisce come non deve esserci un capo dello Stato che rappresenti una sola parte politica.


La Vergine Maria diventa trans. Cosa ne pensa della provocazione choc dell’attivista Lgbt?


«Peggio di quello che penso delle altre provocazioni di questo genere. Sono il segnale di chi evidentemente per farsi notare ha bisogno di offendere gli altri. Si tratta, infatti, di un’offesa verso chi crede e ha una fede religiosa».


E’ il solo caso?


«Assolutamente no! Un’offesa è anche quella dell’Europa, poi ritirata, di bandire quasi la parola Natale o Giuseppe e Maria. Quando si arriva vicino alla follia non c’è bisogno di pensare niente. Basta girarsi dall’altra parte e andare avanti».


Alcuni deputati del Partito Democratico si inginocchiano per Floyd, l’afroamericano ucciso durante l’arresto. Perché nessuno, invece, parla dell’omicidio Giri, ricercatore ammazzato ad Harlem negli ultimi giorni?


«Non c’è una vera solidarietà verso chi pure la merita. La solidarietà di chi ha dato vita alla moda dell’inginocchiamento è penosa. Non è verso una persona, quello che ha subito, ma un modo per cercare di far prevalere una cultura rispetto a un’altra».


Si è mai inginocchiato per una battaglia politica?


«Mi sono inginocchiato davanti all’Altare della Patria in memoria del Milite Ignoto e di tutti coloro che hanno dato la vita per la nostra storia, la nostra identità. Potrei inginocchiarmi di fronte a chiunque subisce una violenza ingiustificata. C’è chi invece fa finta di solidarizzare semplicemente per portare acqua a un mulino che non mi piace».


Corsa per il Quirinale, la Meloni, al taglio del nastro di Atreju, ha tracciato il proprio identikit di capo di Stato. Questa volta serve andare oltre le larghe intese?


«Non è mai stato utilizzato il termine sovranista dalla Meloni. Ha detto, piuttosto, che vuole che il presidente della Repubblica non sia di una parte, che non tratti, almeno a livello morale, una parte politica meglio di un’altra. Fino a quando non riusciremo a trasformare l’elezione in presidenzialismo e in quindi in un Capo dello Stato scelto direttamente con i voti del popolo, questa figura dovrebbe rappresentare il tentativo di unire gli italiani. Vogliamo, quindi, un presidente che non sia nostro, ma non sia di nessuno».


Il nome più papabile all’interno del centrodestra è quello di Silvio Berlusconi. Qualcuno ipotizza spaccature. Esistono per davvero?


«Berlusconi pur essendo presidente di centrodestra, finirebbe con l’unire tutti, proprio come è accaduto in un ormai lontano 25 aprile, che è stato l’unico di pacificazione».


Di Edoardo Sirignano

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