La professoressa Isabella De Martini, in un’intervista a Spraynews, dopo aver ricevuto il prestigioso premio Assarmatori 2021, in rappresentanza di tutti i medici di bordo, rivela come le crociere abbiano rappresentato spesso un modello nella lotta al Covid.
Come è stato fare il medico di bordo durante una pandemia?
«Comporta responsabilità enormi, considerando che stiamo parlando di migliaia di passeggeri, senza contare i membri dell’equipaggio. Bisogna essere preparati in tutte le materie che riguardano l’emergenza. Sulle navi abbiamo degli ospedali completi, compresa l’unità intensiva di rianimazione, radiologia per ogni genere di frattura, ecografia e tutti gli esami di laboratorio. E’ un lavoro impegnativo e a maggior ragione lo è stato durante la pandemia perché non ci siamo dovuti prendere solo cura della salute fisica dei passeggeri, ma anche di quella psicologica. Il Covid, ad esempio, ha impedito spesso il cambio di equipaggi. Ci sono stati casi in cui persone non sono scese dalle navi per un anno intero. Non è stato semplice, considerando che in molte situazioni c’era il parente a casa malato o il figlio che stava nascendo».
Una difficoltà, poi, è certamente l’ambiente multiculturale che si ha su una nave…
«Nell’ultimo imbarco avevamo cittadini provenienti da ben 46 paesi differenti e questo è un esempio di convivenza tra popoli, tra persone che appunto pur non avendo la stessa religione o lo stesso stile di vita, a bordo collaborano per raggiungere degli obiettivi».
Vi siete mai fermati?
«Assolutamente no! Pure quando le crociere sono state ferme, in Italia, abbiamo dato il nostro contributo sui traghetti che collegavano le isole al resto del Paese. Quei collegamenti non si sono mai bloccati e avendo bisogno di disponibilità, non essendoci medici specializzati per lo stare a bordo, con particolari conoscenze di pronto soccorso, abbiamo dovuto lavorare senza sosta. Eroe, quindi, non è stato solo chi era negli ospedali a terra».
Come state vivendo, invece, la questione green pass?
«Per salire a bordo è necessario essere vaccinati e avere un tampone molecolare negativo. Questo vale per tutte le nazionalità. Diciamo che qui siamo tutti uguali nei confronti della malattia e soprattutto ognuno di noi ha rispetto della salute dell’altro. Se stai in alto mare, un virus cattivo come il Covid, con problematiche respiratorie, pur avendo tutto a bordo, può comportare anche interventi di anestesia. Esiste una sorta di bolla. La nave è uno stato a sé».
Possiamo dire che una nave di crociera oggi è più sicura di un autobus?
«Assolutamente. Consiglierei a tutti di scegliere questa soluzione per le proprie vacanze. Oltre al vaccino obbligatorio e al tampone molecolare negativo, ogni settimana viene richiesto un test antigenico. Questo durerà fino a quando sarà terminata completamente l’emergenza».
Il traffico sulle navi da crociera, quindi, sta tornando alla normalità?
«No, si parte con una capacità limitata e quindi ci sono meno passeggeri a bordo. Capire quando tornare alla normalità, è come chiedere le previsioni a un mese di distanza. Da persona seria, ovviamente, non gliele posso dare. Posso dire, però, che i numeri in alcuni Paesi sono ottimi, in altri un po' meno. Speriamo si faccia presto il terzo richiamo, così da eliminare il Covid per sempre. Allo stesso tempo posso sostenere che in questo contesto ci si è comportati molto bene. Basti pensare che il termine quarantena è nato proprio sulle navi».
Il governo Draghi, a suo parere, invece, come si è comportato fino a ora?
«Bene perché sta premendo sulle vaccinazioni, così come il nostro presidente Mattarella. Stesso discorso vale per il generale Figliuolo. A mio parere, renderei obbligatoria la somministrazione del vaccino, così come d’altronde già avviene sulle navi. Nessuno, in questo contesto, ad esempio, si oppone anche per il vaccino per la febbre gialla, pur essendo molto meno diffusa del Covid. Non capisco la polemica dei no vax. Abbiamo debellato il vaiolo perché tutta la popolazione è stata immunizzata. Le mie figlie oggi non hanno più dovuto fare la vaccinazione per questa malattia. Bisogna lasciare la scienza agli scienziati, mentre chi commenta o semina paure su nozioni che non ha potrebbe anche evitare di farlo».
Dopo la terza dose, il Covid sarà debellato come il vaiolo a cui lei fa riferimento?
«Altri Sars virus li abbiamo già circoscritti ed eliminati sulle navi. Sono anni che a bordo segnaliamo persone che hanno sintomi simili a quelli della febbre pur avendo il test dell’influenza negativo. Grazie a protocolli molto rigidi, ad esempio, abbiamo portato le gastroenteriti acute intorno alla soglia dello zero, mentre a terra sono molto più diffuse».
Durante il Covid, come abbiamo molte volte visto nei tg, le è capitato di restare bloccata in un porto?
«In Norvegia siamo stati bloccati un mese senza poter scendere, tra l’altro guarda caso in un porto dove in passato venivano fermate le imbarcazioni con persone colpite da malattie allora sconosciute. Le epidemie ci sono sempre state».
Come ha vissuto il momento?
«Eravamo solo equipaggio senza passeggeri perché questi ultimi erano sbarcati a Dubai grazie a un accordo internazionale per garantire il rientro di alcuni turisti. Tutto ciò, però, è avvenuto non immediatamente, ma abbiamo dovuto aspettare anche lì quasi un mese per portarli dall’Australia negli Emirati, mentre i canadesi poi li abbiamo dovuti sbarcare a Gibilterra. Non è stato, comunque, assolutamente semplice combattere il Covid. Personalmente ho mantenuto delle regole rigidissime, esaminavo finanche i piloti e devo dire che non ho avuto nemmeno un caso di Coronavirus a bordo e ritengo che pure per questa ragione mi sia stato consegnato oggi il premio a cui faceva riferimento. Ho avuto, però, tutte le altre patologie, infarti, ictus, una frattura di un femore e via dicendo e le assicuro che non è stato semplice, trattando con autorità sanitarie differenti, molte delle quali non volevano farti sbarcare in piena pandemia. In questo caso, mi è stato molti utile non solo conoscere la medicina, ma sapermi relazionare con i governi. Ho avuto, ad esempio, una lite col ministro della salute di Bali che mi ha portato sui giornali».
Di Edoardo Sirignano
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