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Immagine del redattoreCarpe Diem Macchioni Communications

Il Sistema ha deciso: Vecciarelli deve morire!



L’alto ufficiale dell’Aeronautica Militare che nelle prossime ore lascerà la guida dello Stato Maggiore della Difesa, dopo una brillante carriera, è stato sbattuto in prima pagina per il nulla! Una imprenditrice, una delle migliaia che girano intorno al mondo della difesa e dell’affare pubblico, è stata arrestata. Dalle sue dichiarazioni, tutte da verificare e da accertare, sono partite indagini che hanno coinvolto un galantuomo che per lo Stato ha speso la sua intera esistenza. Ecco allora che quest’uomo di altri tempi, cordiale e sempre disponibile, attento e diligente, può risultare scomodo, può eclissare qualche squalo di palazzo. Meglio farlo fuori, questo è l’ordine! Ma chi avrebbe comandato, dunque, questa condanna di morte? Magari preventiva, in vista di qualche futura incarico. Così, ferito, non potra’ andare da nessuna parte: un concorrente in meno, uno davvero perbene e capace! Sappiamo perfettamente che questa storia porterà al vuoto cosmico, abbiamo peraltro sentito l’avvocato della coppia di imprenditori tirata in ballo stamani da alcuni quotidiani, Eugenio Guzzi e Rosa Lovero, che conosciamo e stimiamo da anni e conosciamo anche i dettagli di come sono andate davvero le cose, di come i due si siano prodigati a servizio dello Stato senza lucrare per l’emergenza Covid, non solo mettendo a disposizione la rete consolidata di rapporti aziendali e lavorativi maturati negli anni di esperienza aziendale, ma anche istallando e aggiustando macchine per la produzione emergenziale di mascherine in zone complicate ambientalmente. Ma questo i giornali non lo hanno scritto. Siamo invece abituati, oramai, a condanne mediatiche sommarie indegne di una democrazia, ovvero vicende giudiziarie dal grandissimo clamore da salotto che finiscono in risarcimenti e assoluzioni perché il fatto non sussiste. Ma adesso, in queste ore di sensazionalismo, chi quantifica i danni? Ora che il pilota potrebbe essere destinato a nuovi incarichi e a nuove sfide nel segno dei suoi brillanti traguardi maturati. Ora che, finalmente, potrebbe anche decidere di godersi la pensione e gli affetti di famiglia. Chi pagherà i danni per la sua perdita di serenità e per il becero attacco alla sua immagine? Perché si sa, nella calunnia, per quanto la coscienza sia apposto, è sempre difficile attraversare la burrasca! E allora la domanda mi nasce spontanea: chi avrebbe schiacciato il pulsante rosso della diffamazione? Chi avrebbe manovrato questa “operazione fango” a poche ore dal cambio di vertice? Qualche alto ufficiale? Qualcuno che ha interessi per le future scelte del Quirinale? Qualche ex portavoce abituato a soffiare sul fuoco per estorcere consensi o profitti? Il cerchio si potrebbe restringere perché la vittima, almeno questa volta, vanta pochissimi potenziali killer. Una cosa è certa, il sistema è strutturato anche nel settore della Difesa, esattamente com’è strutturato in quello della magistratura e della politica e, puntualmente, colpisce chi non ha voluto sottoscrivere accordi con la parte buia di questo Paese. Sappiamo che quando ci sono controlli di qualità seri sulle divise militari, non ci sono margini e non ci sono delta da spartire. Sappiamo anche che illustri funzionari dello Stato sono stati rimossi all’alba del Recovery found perché troppo rigidi e troppo diligenti, a tal punto da far risparmiare le casse dell’erario. Coloro che vengono colpiti in questa assurda vicenda sono tutte persone perbene e, siccome alla fine si trova sempre un giudice a Berlino siamo certi che - una volta sgonfiata la bolla mediatica ordita dal “cecchino” che anche questa volta ha trovato stampa compiacente - verrà fuori tutta la verità. E cioè ci accorgeremo che in un paese civile e democratico come il nostro esistono rapporti di amicizia personali, che non riguardano il lavoro e le commesse militari e che regalare un formaggio, un salame o un abito non è corruzione. Ma semplicemente dimostrazione di stima, di amicizia appunto, perché quel formaggio, quel salame o quel vestito, non cambiano la vita né a chi lo dona né a chi lo riceve. Che tutto questo avviene nella società, da sempre, fra chiunque si voglia bene, e nulla ha a che fare col mondo di commesse, miliardi e appalti che orbitano intorno allo Stato. di Monica Macchioni


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