Ercole Incalza, ingegnere, già dirigente del ministero delle Infrastrutture, ma anche esperto conoscitore della politica italiana, interviene sui referendum, sulle prossime amministrative, dove boccia la ricandidatura a Roma di Raggi e strizza un occhio a Calenda e su quanto sta accadendo all’interno dei principali partiti nazionali, definendo una nuova forma di autolesionismo l’asse tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.
Un tema di attualità sono i referendum, perché li sosterrà?
«Assolutamente, ritengo sia un atto giusto e senza dubbio da condividere. I referendum non bastano a risolvere i tanti problemi della giustizia in Italia, ma sono un qualcosa di molto importante. Ecco perché ho deciso, sin da subito, di firmarli, indipendentemente da chi li propone. Stiamo parlando di un argomento che non riguarda gli schieramenti ideologici, ma i referendum sono importanti perché vanno a rispondere a un problema di emergenza sociale».
Cambiando argomento, tra poco si andrà al voto alle amministrative. A partire dalla capitale, come pensa che cambierà lo scenario?
«Spero che non ritorni sindaco la Raggi. Sono stati cinque anni negativi. Non è possibile che in una città come Roma il Movimento 5 Stelle, come ho scritto qualche giorno fa in un editoriale, possa ricandidare chi nei fatti ha amministrato male e chi pur avendo una capitale con tante potenzialità ha commesso tutti gli errori possibili. E’ una vergogna».
Quale potrebbe essere l’alternativa?
«Spero solo che sia una persona che ha una storia. Per essere, diceva uno storico, bisogna essere stati. Mi spiace dirlo, ma nel caso della Raggi eravamo di fronte a una persona, che pur essendo impegnata, è stata, poveretta, non in grado di essere il sindaco di una capitale».
Cosa ne pensa della candidatura di Michetti?
«Non lo conosco. Non mi permetto, quindi, di esprimere giudizi».
Su Calenda, invece, che idea si è fatto…
«E’ una persona che quantomeno ha dimostrato come ministro di saper fare delle cose, ovvero ha una sua capacità di tipo anche pubblico-amministrativa».
In questo clima politico così frammentato, chi potrebbe spuntarla?
«Il sindaco di una città come Roma non è legato agli schieramenti. Gli stessi Rutelli e Veltroni sono stati in grado di distinguersi per una proposta politica. Anche quest’ultimo, quando ha gareggiato con Tajani, ha tenuto un confronto positivo, che si caratterizzava per le idee e i progetti per Roma e laddove possibile cercava di trovare la convergenza. Dopo appena venti anni, avendo questi effettuato la loro campagna elettorale nel 2000, invece, stiamo assistendo a un confronto che purtroppo ha difficoltà ad andare oltre gli schieramenti».
Neanche i partiti politici vivono un periodo semplice. Se a destra si discute della possibile fusione tra Lega e Forza Italia, a sinistra sono in tanti a criticare un fronte troppo appiattito sull’alleanza Conte-Pd…
«Posso dire solo una cosa, menomale che esiste Draghi. Rispetto all'attuale contesto politico, ritengo molto negativa la collaborazione tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. In questo modo perderanno consensi entrambi. E’ una forma di autolesionismo voluto. Peggio per loro».
Ha espresso un giudizio positivo sull’attuale premier Mario Draghi. Come ritiene stia gestendo l’emergenza?
«Benissimo. Anche per quanto riguarda il Covid, sono convinto che l'attuale governo stia facendo il meglio. L’Italia finalmente ha trovato un riferimento politico e istituzionale».
Intravede, quindi, un cambiamento rispetto al governo Conte?
«Non ha neanche senso paragonarsi. Si sta confrontando uno statista con un professore di università del Sud preparato, ma niente di più».
Di Edoardo Sirignano
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