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Immagine del redattoreCarpe Diem Macchioni Communications

Intervista Esclusiva a Raffaele Lorusso Segretario Generale della FNSI

“Guai alla macchina del fango. Non importiamo in Italia il metodo Bannon”




Lorusso, ipotesi o non ipotesi di scuola, che cosa pensa dell’email inviata dal giornalista Fabrizio Rondolino, in cui si progettava di gettare discredito contro gli avversari politici, attraverso un organo di informazione per così dire pirata? Premesso che questa è una vicenda che va approfondita e chiarita i tutti i particolari e che siamo ancora a livello di ipotesi, non c’è dubbio che, se quello che leggiamo corrispondesse al vero, sarebbe un fatto molto grave. Equivarrebbe al tentativo di imitare il modello Bannon in Italia, con l’augurio che chi abbia semplicemente pensato di fare una cosa del genere, non segua la sua stessa parabola. Una parabola che, come sappiamo, non è stata particolarmente fortunata. Resta fermo che, se saranno accertate delle responsabilità e queste responsabilità fossero ascrivibili a iscritti all’Ordine dei Giornalisti, sono certo che l’Ordine farà valere le proprie regole e interverrà a livello disciplinare. Fatte salve, ovviamente, anche eventuali responsabilità penali. Ipotesi o non ipotesi di scuola, un giornalista progettava di screditare non solo avversari politici, ma anche altri giornalisti. Non c’è il rischio che una parte della stampa possa diventare strumento di queste ipotizzate manovre? Il rischio è sempre esistito. Sta a ciascun giornalista mantenere la schiena dritta, rispettando quelle che sono le regole della professione. E sta agli organi, deputati al rispetto di queste regole, intervenire, nel momento in cui accertasse che non sono state rispettate. Passiamo alla questione no vax. Si moltiplicano gli episodi di aggressione ai giornalisti da parte di esponenti del fronte negazionista. Che cosa possono fare la categoria e il sindacato per difendere la libertà di stampa e l’agibilità fisica dei giornalisti? Il sindacato si è mosso da tempo, facendo tutte le pressioni possibili sul governo e sul ministero dell’Interno, chiedendo che non ci limiti a esprimere solidarietà ai giornalisti colpiti, ma si puniscano i responsabili di queste azioni. Credo che quanto è stato messo in campo nei giorni scorsi a Milano rappresenti una prima risposta da parte delle istituzioni. Una risposta che, è bene ripeterlo, era stata sollecitata, più volte, dal sindacato dei giornalisti. Noi ci auguriamo che questa risposta non sia unica e che non resti un episodio isolato. Non pensa che troppe volte sia stato superato ogni limite? Sono assolutamente d’accordo con lei. Si vuole impedire ai cittadini di conoscere non tanto il punto di vista, ammesso e non concesso che possa esistere, di chi nega la scienza, ma l’identità di alcune persone che vanno in piazza e che in piazza non ci potrebbero stare, perché, ad esempio, colpite da provvedimenti restrittivi di varia natura. Il tema è quello ed è un tema, che si va poi a saldare con quello che è l’atteggiamento non solo dei negazionisti, ma anche degli squadristi e di associazioni di ispirazione fascista. Associazioni che in Italia sono attive da tempo e che concentrato le loro azioni violente contro la libera stampa. Contro chi denuncia il pericolo che rappresentano per l’intera collettività. di Antonello Sette


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