“Palamara è un asso di spade da calare sul tavolo della politica, ma non è il momento giusto”
Ciccioli, il partito unico di Salvini e Berlusconi proprio non vi va giù…
Diciamo no al partito unico per una semplicissima ragione: ci siamo già passati. Quando ero parlamentare di Alleanza Nazionale, fui tra quelli che sostenevano con più convinzione l’idea del partito unico di centrodestra. Doveva essere, nelle nostre intenzioni, l’alternativa forte rispetto al Pd, all’epoca molto radicato in periferia. I risultati della fusione fra Alleanza Nazionale e Forza Italia furono disastrosi. Prevalsero allora le logiche del partito prevalente. Forza Italia, che sono completamente diverse da quelle della destra. Due entità inconciliabili. La destra ha una sua meta politica, un riferimento culturale forte, una scuola di quadri. Forza Italia è un’aggregazione di individualità che non ha un riferimento culturale preciso, se non quello di un generico moderatismo liberale e che non sa, per sua natura, costruire un progetto che vada oltre l’immediato. Forza Italia vive sempre e solo di presente. Non ha né un passato e neppure un futuro scritto. Ha, come propria ideologia, solo il pragmatismo del momento. Una dissonanza evidente dalla destra che ha, invece, radici profonde, riferimenti culturali certi e un progetto di medio e lungo periodo su cui costruisce la propria forza e la propria ragione di esistere. Matteo Salvini rischia di fare lo stesso errore che facemmo noi di Alleanza Nazionale quando, insieme a Forza Italia, demmo vita al Partito delle Libertà. La Lega, per quanto non abbia radici culturali altrettanto forti come quelle della destra, è comunque un partito che ha, o perlomeno aveva, un suo progetto ben preciso. Un progetto che rischia di annacquarsi in un partito moderato e liberale dal profilo incerto, che potrebbe avere un solo fattore unificante: Silvio Berlusconi. Un fattore, però, a fine corsa.
L’Afghanistan nelle mani dei talebani porta come conseguenza immediata il dramma di chi è costretto a fuggire per salvare la propria vita. Quale è la posizione di Fratelli d’Italia?
Per la prima volta ci troviamo di fronte a rifugiati veri e non a finti profughi. Quindi, mentre l’atteggiamento nei confronti dell’immigrazione deve essere prudente, sull’Afghanistan l’Occidente deve fare uno sforzo riparatore per accogliere chi nell’Occidente ha creduto ed è ora costretto a lasciare il proprio Paese.
L’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara nel libro intervista di Alessandro Sallusti ha scoperchiato il Sistema marcio delle correnti, che decidevano non solo le carriere, ma anche la promozione e persino l’esito dei processi. Secondo lei, la riforma Cartabia è la panacea di tutti i mali della giustizia italiana?
La riforma Cartabia è assolutamente insufficiente. E’ solo qualcosa che dobbiamo consegnare in fretta e furia all’Unione Europea che ci ha chiesto le riforme. Di per sé, la riforma Cartabia è debole e incompleta e non dipana i nodi veri: la separazione delle carriere e il Consiglio Superiore della Magistratura. Il Csm delle correnti a percentuali è inaccettabile. La giustizia non può andare a percentuali elettorali. Oltretutto, il Csm non risponde neppure a tutto il suo corpo elettorale perché molti magistrati neppure votano. Non è la rappresentanza della magistratura, ma solo dei suoi settori politicizzati.
Come sa, Palamara vuole portare la sua denuncia sui mali della giustizia italiana anche all’interno del Parlamento. Come giudica la sua scelta di candidarsi alle elezioni suppletive per la Camera dei Deputati nel collegio di Roma Primavalle?
Palamara è indubbiamente un asso da calare sul tavolo della politica. Io credo, però, che non sono queste le elezioni giuste per calare un asso di spade. A Roma ci sono le elezioni comunali e, a differenza degli addetti ai lavori, la gente non capirebbe. Palamara candidato alle elezioni politiche, insieme a centinaia di tanti altri, sarebbe, invece, una grande risorsa da sfruttare. Ora no. Non credo sia il momento di mischiare le impellenze amministrative della capitale d’Italia con quelle della giustizia malata. Palamara è un asso. Da calare quando sarà il tempo giusto. Un asso, come lui, non si cala nella mano sbagliata per il solo gusto di vedere l’effetto che fa.
di Antonello Sette
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