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Immagine del redattoreCarpe Diem Macchioni Communications

Intervista Esclusiva SprayNews.it a Claudio Signorile presidente di “Mezzogiorno Federato”

“Berlusconi divisivo? Con un accordo politico a monte la sua elezione è possibile”




Signorile a quante elezioni presidenziali ha preso parte? Sono stato presente alle elezioni di tre Presidenti. Ha votato sempre quello che poi ha vinto? No. Ho votato Pertini e Cossiga. Non ho votato Scalfaro. Non l’ho votato per una mia scelta, perché ritenevo Scalfaro inadeguato. I fatti hanno, purtroppo, poi dimostrato che avevo ragione. La scelta di Scalfaro fu determinata da uno stato diffuso di frustrazione e di nervosismo eccessivo. Era stato ucciso Giovanni Falcone… Sì, era appena stato assassinato. Ricordo che la Democrazia Cristiana era in bambola, non riuscendo a capacitarsi della sconfitta di Arnaldo Forlani. Noi socialisti avevamo idee diverse. Io, ad esempio, ero molto convinto della candidatura Giuliano Vassalli, mentre Bettino non lo voleva, perché riteneva, dal suo punto di vista a ragione, che avrebbe indebolito la sua candidatura alla Presidenza del Consiglio. Il nome di Scalfaro fu partorito dalla fervida fantasia di Marco Pannella che, da grande “sfasciacarrozze” delle situazioni difficili, trasformò il candidato di bandiera dei radicali, che aveva ottenuto sette voti, in un punto d riferimento sbagliato. Non lo votai e preannunciai la mia scelta con una lettera, forte anche del fatto che allora i rapporti politici erano molto civili. Come giudica l’approccio alle elezioni presidenziali prossime venture? E’ un approccio sbagliato, perché tutto viene costantemente ricondotto al nome e alla persona, mentre, mai come questa volta, le elezioni presidenziali sono uno sbocco politico. L’elezione del Presidente della Repubblica deve essere preceduta dalla decisione di decidere. I grandi partiti non ci sono più, ma coloro che possono formare un’importante maggioranza in questo Parlamento devono, prima di misurarsi sul nome, decidere di continuare a governare sino alla fine della legislatura. Una decisione, che non può non essere legata ai due punti oggi fondamentali nella gestione della politica: il Covid e la crisi economica. Il passo fondamentare, che deve precedere la scelta del prossimo Presidente della Repubblica, è quello di fissare il termine della legislatura, che può essere del canonico e preventivato anno e mezzo, ma può anche arrivare, con qualche mese in più, ai due anni. Fissare questo termine non può che essere basato su un accordo politico, che si tradurrà successivamente nella individuazione del Presidente della Repubblica: Un Presidente che, a quel punto, diventa meno importante come figura fisica, in quanto viene scelto, come garante di un accordo politico. Detto e condiviso tutto questo, non posso esimermi dal farle due nomi. Inizio, come è quasi scontato, da Silvio Berlusconi… Qualcuno ha detto che è divisivo e forse è così, perché il nome di Berlusconi non sembra corrispondere al quadro che le ho delineato. E’ anche vero, però, che un accordo politico può andare bene per tutti e, quindi, in ipotesi, anche per Berlusconi. La condizione, che vale anche per lui, è che ci sia prima un accordo politico. L’accordo politico di governare, di decidere di decidere. Se si decide di governare sino alla fine della legislatura e se ne prefigurano gli obiettivi, anche Berlusconi può diventare un candidato possibile. Se rimane, invece, così come è ora, è un candidato divisivo, che non va da nessuna parte. Prima di dire Berlusconi, Draghi, questo e quell’altro, bisogna dire che cosa si intende fare, ovvero se si decide di governare questo Paese nei prossimi due anni su un programma concordato e definito. A quali partiti pensa, quando parla della necessità di un accordo politico preventivo? Penso a Pd, Cinquestelle, Lega, Forza Italia, se si libera del mantra Berlusconi o la morte e la Meloni, se ci volesse stare. La sua, del resto, è un’opposizione un po’ comica, perché, come i fatti stanno dimostrando, poi si riconosce in alcune delle scelte più importanti del Governo. Che la Meloni ci stia o meno, diventa comunque secondario, se all’accordo preventivo partecipano tutti i partiti, che in questo momento rappresentano il pilastro del Parlamento italiano. A quel punto il resto verrebbe da se. Un socialista sul Colle è possibile? Giuliano Amato andrebbe bene, ma io non voglio debordare dai confini del mio ragionamento. Chiunque può andar bene, dopo che si è stretto l’accordo di governabilità, ovvero quel qualcosa di antico, che fa parte della storia politica italiana, può andare bene chiunque. di Antonello Sette


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