“Il conflitto ucraino è solo un pezzo della guerra mondiale fra Russia e Nato”
Bertinotti, a Kaliningrad cento soldati russi hanno effettuato una simulazione di attacchi balistici nucleari, mettendo in conto il rischio di essere contaminati. Non le sembra che si sottovaluti il rischio di una catastrofe senza ritorno?
Mi pare che questo rischio sia molto presente e a trecentosessanta gradi. Non lo si ricava da un episodio. Lo si ricava dalla dinamica della guerra. Una guerra che, come ha detto sacrosantamente il Pontefice, è solo uno dei pezzi di una guerra mondiale a pezzi. Può deflagrare, visti i suoi protagonisti: l’aggressore Putin da un lato e, dall’altro, una Nato che, anziché perseguire una politica di pace, tende a replicare con il linguaggio della guerra.
C’è chi parla di due guerre parallele. Una apparente, fra la Russia e l’Ucraina. Un’altra reale, fra Putin e Biden. Concorda con questa lettura?
C’è una guerra sul campo con l’aggressione russa e la lotta di resistenza del popolo ucraino. C’è uno scenario di guerra mondiale, in cui la Nato è l’antagonista della Russia, nell’ambito di un disegno strategico, che riguarda il rapporto complessivo con l’Oriente.
La Nato o gli Stati Uniti?
C’est la meme chose. La Nato è oggi un terreno di dominio degli Stati Uniti d’America.
Le sembra ragionevole la speranza degli Stati Uniti e dell’Occidente di riuscire a sconfiggere Putin?
Non credo sia discutibile la speranza. A me sembra una scelta sbagliata ed è ancora peggio.
Escludendo, ovviamente, Papa Francesco, chi altro, secondo lei, vuole veramente vincere la pace e non la guerra?
Papa Francesco non si può escludere, perché è il protagonista principale del grande partito della pace, che attraversa la vita dei popoli, comprese quella di molti militari. E’ un grande partito, che viene sottovalutato, perché sommerso dall’onda mediatica, prigioniera della lingua della guerra. Un grande partito, che incarna il rapporto fra questo pontificato e la società civile.
Quindi, anche secondo lei, Russia e l’Occidente non pensano alla pace, ma a vincere la guerra?
E’ per questo che è auspicabile il protagonismo del partito della pace contro coloro che vogliono vincere. Perché vincere è l’esatto contrario della pace.
di Antonello Sette
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