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Immagine del redattoreCarpe Diem Macchioni Communications

Intervista Esclusiva SprayNews.it a Giuseppe Remuzzi direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano

“I no vax sono come una setta. Per convincerli il green pass non basta”




Professor Remuzzi, molti suoi colleghi, compresi quelli catalogati come pessimisti, sostengono che, grazie ai vaccini, la quarta ondata non sarà grave come le precedenti. Lei è d’accordo? Penso di sì, sempre che non emergano altre varianti, un’eventualità improbabile, visto che l’attuale delta è totalmente prevalente in tutto il mondo, con una percentuale che supera il novanta per cento del totale dei casi. Di per sé non sarebbe una buona notizia, perché è una variante più contagiosa e, forse, anche portatrice di una malattia più severa, ma penso si possa ragionevolmente sperare che le cose vadano meglio. Naturalmente resta il problema che sappiamo. Noi abbiamo in Italia quantacinquemilioni di vaccinati, il che significa che quattordici milioni non lo sono, fra chi si rifiuta e i bambini. I non vaccinati sono ancora troppi e la conseguenza è che il virus continua a circolare. La vera sfida è trovare il modo di convincere i recalcitranti, che, però, non può essere uno dei modi soliti e noti, perché a me sembra che a questo punto non funzionino più. Credo, a questo proposito, sia molto bella l’idea, lanciata da Guido Bertolaso per la Lombardia, che è quella di mettere virtualmente in comunicazione, in ipotesi un pomeriggio alla settimana, alcuni esperti con chiunque si vorrà collegare, per esprimere liberamente le proprie perplessità e ricevere delle risposte precise. Ci avete pensato, se non sbaglio, anche voi dell’Istituto Mario Negri di Milano? Sì, abbiamo pubblicato un libro, che ha raccolto tutte le domande di pazienti e non solo, a cui noi dell’Istituto Mario Negri e dell’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo, con cui collaboriamo da sempre, per tradizione rispondiamo da trenta anni, ovvero da molto prima del Covid. Le domande sono le più bizzarre. C’è, ad esempio, chi chiede se, dopo l’assunzione del vaccino, potrà continuare a prendere l’aereo. E magari ammette di non essersi ancora vaccinato, solo in ragione di questa preoccupazione. Ribadisco che, secondo me, dobbiamo inventarci delle strategie diverse per convincere le persone, che che mancano all’appello. All’inizio pensavo che i farmacisti e i medici di famiglia fossero le persone più adatte per identificare, quasi casa per casa, quelli che non sono vaccinati. Sono sempre convinto che siano importanti, ma, a quanto pare, non funzionano come io stesso speravo. Può essere utile anche l’dea del governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, che propone un green pass, che ti dica, passo per passo, quello che devi fare. La strada maestra, non è, quindi, secondo lei l’inasprimento del green pass, abbreviato nella durata e rilasciabile solo ai vaccinati e ai guariti? Il green pass è stato, secondo me, molto importante. E’ stato giustamente introdotto con gradualità. E’ stato esteso ai tamponi, che sappiamo tutti non equivalgono alle vaccinazioni, anche se è stata una buona mediazione fra quello che sarebbe impeccabile sul piano tecnico, senza dimenticarci che quello che conosciamo oggi può cambiare domani, e quello che la politica deve fare per consentire ai cittadini di lavorare. Credo che, se facciamo un green pass ancora più attento e se togliamo i tamponi dai requisiti per il rilascio, faremo una buona cosa, ma dobbiamo, ancora una volta, procedere gradualmente, perché altrimenti facciamo un pasticcio. I primari di alcuni ospedali segnalano molti casi di no vax, che non cambiano idea neppure dopo il ricovero in terapia intensiva. Qualcuno di loro ha detto “meglio intubati che vaccinati”. Come spiega l’esistenza, e la resistenza, di queste esasperate posizione antiscientifiche, nell’anno di grazia 2021? Sono incomprensibili e molto difficili da spiegare. E’ evidente che ci dobbiamo inventare qualcos’altro, se per convincerli non basta neppure un ricovero in terapia intensiva. Sono resistenze ideologiche. Attraverso i social si sono creati dei clan di persone, che devono per forza sostenere la propria posizione, perché su quella posizione hanno investito la propria vita. Sono come quelli dell’omeopatia. Se cambiano idea, perdono i loro amici, perdono tutto. Sono gruppi, che si sono aggregati intorno a un’idea, per quanto sbagliata, per la quale combattono, come si combatte per un’ideologia. Lei come spiega i seguaci di Geova, che, pur avendo ovviamente il diritto di scegliere una fede diversa dalla nostra, arrivano a rifiutare le trasfusioni, anche quando stanno per morire? E’, più o meno, la stessa cosa. I No Vax, come anche i No Green Pass, sono un gruppo molto coeso con un’ideologia molto forte. Un gruppo bizzarro che considera eroi chi, nonostante sia stato intubato, continua a rifiutare il vaccino Le è capitato, nella sua esperienza, un caso, per così dire, estremo? Le racconto un aneddoto, che mi ha convinto che, per quanto facciamo, ci sono delle ideologie più forti del nostro potere di convincimento, anche se non dobbiamo rassegnarci e accogliere con favore alcune idee novative di persuasione, come è, ad esempio, quella di Bertolaso per la Lombardia. Io conosco una donna, che è sta bene e non si è mai ammalata di Covid. Il marito è stato in terapia intensiva e sul punto di morire. La figlia è stata anche lei ricoverata in terapia intensiva, seppure senza rischiare seriamente la vita. La sorella è morta di Covid. Ebbene, nonostante tutto questo, la signora mi ha detto che ha paura della puntura. Il green pass resta la strada maestra, ma evidentemente non basta. Dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo. di Antonello Sette


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