“Palamara non aveva altra scelta. Per lottare contro il Sistema candidarsi era un dovere”.
Sabrina Pignedoli, come sa l’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara si è candidato alle elezioni suppletive per la Camera dei Deputati nel collegio di Roma Primavalle. Le chiedo che cosa potrebbe accadere, e quanto sarebbe importante, se Palamara riuscisse a varcare come deputato il portone di Montecitorio?
Se Palamara verrà eletto, sicuramente la sua battaglia contro quel Sistema - di cui lui ha fatto parte e che ora ha denunciato anche nel suo libro - potrebbe continuare all’interno della aule parlamentari, quindi in sede istituzionale. Temo tuttavia che, per come sono strutturati i lavori parlamentari, sarà molto difficile vincere le resistenze che inevitabilmente troverà da varie parti politiche. Ma non per questo non bisogna provarci. Anzi, è doveroso.
Che cosa pensa della politica che seguita a nascondere il dito nella sabbia, come se il vaso marcio della giustizia, che Palamara ha scoperchiato, fosse una personale scoperta dell’arcano e non una circostanziata denuncia che riguarda tutti noi?
Purtroppo un certo tipo di politica segue di più i sondaggi e il tornaconto elettorale immediato. Andare a scoperchiare il vaso marcio della giustizia, come lo chiama lei, implica mettere le mani in un terreno magmatico e inimicarsi un certo tipo di potere. Prudentemente molti politici evitano di farlo. Ricordiamo quello che dice Palamara nel Sistema, per altro ribadito seppure in forma diversa anche in altre sedi che potrebbero sembrare molto distanti: il Sistema si basa su una procura, un giornale amico e un partito che ti fa da spalla… Quindi vi è un’interessenza di interessi che diventa difficile sradicare. Questo a tutto discapito - e ci tengo a sottolinearlo - di tanti magistrati che fanno il loro dovere, di tanti bravi giornalisti che danno notizie e anche di alcuni politici che credono ancora che la politica sia una missione tra le più nobili.
Il trionfo dell’ipocrisia mi sembra spetti di diritto al centrodestra, che prima ha cavalcato e portato in processione Palamara come un Santo e ora si tira indietro, in nome e per conto della lesa maestà della proprietà privata delle candidature…
Le logiche della politica spesso non sono dettate dal buonsenso. Non entro nel caso specifico, perché il centrodestra avrà avuto le proprie motivazioni per fare una scelta di questo tipo. Ma quello che è successo con Palamara, è avvenuto analogamente in altri partiti: finché si guarderà all’orticello, alla rendita di posizione all’interno del partito e non a una apertura vera verso i componenti della società civile, i partiti resteranno sempre autoreferenziali. E poi ci stupiamo se il primo partito in Italia, nella maggior parte delle tornate elettorali, è l’astensione.
Lei che cosa personalmente si augura?
Io sono un’idealista e ancora ci credo. Quello che mi auguro è che su certi temi, pur pensandola in modo differente, si possa e si debba lavorare insieme al di là degli schieramenti politici. Mi sono resa, invece, conto che, anche quando si condividono posizioni, le simpatie e antipatie personali vincono sull’obiettivo di carattere generale che bisognerebbe portare a casa. Ma ripeto, io sono un’idealista.
di Antonello Sette
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