“Ci siamo appiattiti sull’alleato di turno: il Pd. Per gli elettori l’originale è meglio della copia”
Sabrina Pignedoli, la confusione regna sovrana nel suo partito. L’ex ministra grillina della Salute Giulia Grillo ha detto che nella leadership di Giuseppe Conte non vede nessuna strategia politica, ma solo un appiattimento sulle posizioni del Pd. Il Grillo più celebre, che di nome fa Beppe è probabilmente dello stesso avviso. Lei è su questa stessa lunghezza d’onda?
La confusione regna sovrana, anche se va premesso che non riguarda solo noi, ma anche altri partiti. Nel Movimento è forse più evidente. Io condivido assolutamente quello che dice Giulia Grillo. Quello che dice Beppe non lo so, perché non si è espresso in maniera esplicita. L’appiattimento sul Pd è innegabile e, oltretutto, non mi sembra che porti a grandi risultati. E’ evidente che la gente, nel momento in cui deve scegliere, fra l’originale e la copia sceglie l’originale. Noi eravamo nati per essere un’alternativa ai due poli, mentre ora ci stiamo schiacciando nuovamente sui due poli. Questa scelta, se di scelta si tratta, non è assolutamente funzionale a una buona politica. Vorrei un Movimento che abbia delle idee sue, non quelle del Pd, o che non si schiacci sulle idee del Pd. Noi avevamo delle battaglie storiche da portare avanti. Penso alle porte girevoli fra politica e affari, al conflitto di interessi, anche alla questione giustizia. Mi sembra che le abbiamo affievolite o, addirittura, perse per strada. Tutto questo comporta la perdita di un’identità forte che spinga l’elettore a votarci. Eravamo riusciti far tornare alle urne elettori che non avevano più fiducia nella politica. Nelle ultime elezioni amministrative abbiamo visto come più della metà si sia astenuta.
Veniamo al capitolo Virginia Raggi. Non è arrivata, come contava, al ballottaggio, ma ha ottenuto comunque un numero di consensi di gran lunga superiore alla media del Movimento. Ora, però, non si pronuncia sulla scelta fra i due candidati ancora in corsa e preannuncia che sarà all’opposizione nel consiglio comunale, anche se, come è probabile, il nuovo Sindaco di Roma dovesse essere Roberto Gualtieri che appartiene al partito, legato al Movimento da una solida e santa alleanza …
E’ in effetti un corto circuito. Se a livello nazionale siamo alleati e a livello locale scegliamo l’opposizione…
Locale per modo di dire. Stiamo parlando di Roma, la capitale d’Italia, tre milioni e passa di abitanti…
Certo e, a maggior ragione, è un controsenso. Una politica in Parlamento e un’altra nella capitale d’Italia. Credo, peraltro, che ci siano tante persone, a partire da me, che si sentono lontane dal Pd e che non hanno assolutamente voglia di appiattirsi sulle sue posizioni, né riescono a trovare la loro ragion d’essere nell’alleanza del Pd. Il Movimento era un’altra cosa. Non sono una di quelli che dicono che bisogna tornare al Movimento delle origini. So bene che i compromessi di governo comportano delle scelte. Le responsabilità di governo portano a dover fare delle scelte. Siamo diversi da come eravamo dieci anni fa. Il mondo è diverso da quello di dieci anni fa. Non sono nostalgica di quel nostro integralismo originario, ma dobbiamo mantenere una nostra identità. Altrimenti non avremmo più ragione di essere.
Lei parla di compromessi e di responsabilità di Governo. Mi vengono in mente le parole, che mi ha detto Fausto Bertinotti, sulla deriva governista della politica. Forse Il M5s paga non solo l’appiattimento sul Pd, ma anche l’appiattimento di entrambi su Mario Draghi. Insomma anche voi avete smesso di far politica, perché la cosa importante è stare al governo. Penso a un vostro leader come Luigi Di Maio che, agli occhi della gente, fa ormai di mestiere il ministro. Non le sembra che di governismo rischiate di morire?
Io non ho mai nascosto la mia contrarietà all’ingresso nel Governo Draghi. Fin dall’inizio ho esplicitamente detto, e scritto anche sul mio blog, che ero contraria a entrare in questo governo. Capisco le ragioni che hanno condotto a questa scelta. Capisco che un momento particolare come quello, con l’emergenza Covid ancora in corso, e le questioni vitali delle riaperture e delle vaccinazioni, esigeva un comune senso di responsabilità, ma si può essere responsabili anche restando fuori dal Governo.
Non pensa, per essere ancora più chiari, che gli elettori del Movimento possano aver vivere come un tradimento il passaggio dalla promessa di una rivoluzione gentile allo stare al Governo sempre e con chiunque, magari senza neppure cambiare nomi dei ministri?
E’ possibile che la vivano così. Noi siamo partiti con un’aspettativa che era fantastica. Poi ci siamo scontrati con la realtà, con i risultati elettorali e, soprattutto, con la legge elettorale. Una nuova legge elettorale che doveva essere approvata urgentemente e di cui, invece, non c’è ora più traccia. Il ritorno al proporzionale è ineludibile, soprattutto dopo che abbiamo centrato l’obiettivo del taglio dei parlamentari. Altrimenti non c’è spazio reale per le minoranze e per chi resiste ai compromessi. Il dibattito politico gira al largo da questa e da altre questioni fondamentali. Si è, a sua volta, appiattito sul green pass e sulle altre scelte che ruotano intorno all’emergenza Covid, come se in Italia non fossero, nel frattempo, successe delle cose gravissime. Alcuni fuoriusciti dal Movimento stanno, ad esempio, protestando sulla questione della gestione e della fusione del Monte dei Paschi di Siena. Una battaglia che, come tante altre, doveva essere nostra e che in passato sarebbe sicuramente stata una nostra battaglia. Che passino in cavalleria cose come questa e ci si concentri solo sul Green Pass è un po’ essere complici di un’operazione di distrazione di massa.
di Antonello Sette
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