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Immagine del redattoreCarpe Diem Macchioni Communications

Intervista Esclusiva SprayNews.it al Principe Marco Doria

Presidente del Tavolo di coordinamento per la riqualificazione dei parchi e delle ville storiche di Roma


“Ho denunciato abusi e irregolarità. Hanno tentato di uccidermi. Dalla Raggi nessuna solidarietà”.




Principe Doria, lei ricopre un importante incarico, assegnatole dalla Sindaca di Roma Virginia Raggi e dall’intera giunta capitolina nel mese di gennaio del 2018. Era stato chiamato per riqualificare parchi e le ville storiche della città eterna. Mi pare di capire che fino a questo punto ha ricevuto più intimidazioni che ringraziamenti…


Subisco da due anni intimidazioni continue e pesanti. Una delle ultime è stata configurata dalla Procura come tentato omicidio. Avevano avvelenato con una siringa d’acido la bottiglietta d’acqua sigillata, che era sulla mia scrivania. La stavo per bere. Potevo morire.


Perché l’hanno presa così pesantemente di mira?


Io ho messo il naso dappertutto. Nel verde e nel Comune di Roma. Mi sono imbattuto in situazioni veramente allucinanti. Ho visto e scoperto di tutto e di più. Ho avvisato il comandante della Polizia di Roma Capitale. Ho avvisato il Capo di Gabinetto e la Sindaca Raggi. Dopodiché sono andato direttamente in Procura e ogni volta ho sporto denuncia.


Con la Raggi ha litigato?


Io con la Raggi non ho litigato. Io dalla Raggi sono stato abbandonato. E’ una cosa diversa. Di fronte a tutte queste minacce e intimidazioni mi sarei aspettato che l’Amministrazione mi stesse vicina. E, invece, vicini mi sono stati solo il Prefetto di Roma, la Procura e le forze dell’ordine. Tutti gli altri mi hanno completamente abbandonato.


Perché sono tutti spariti? Perché l’hanno lasciato solo?


Credo perché ho creato loro più di un problema. Invece di elogiarmi per tutte le irregolarità che avevo scoperto, invece di darmi un premio, invece di dire “finalmente uno che non fa lo struzzo, ma denuncia quello che vede”, mi hanno fatto terra bruciata attorno.

Sembra quasi si sia tornati al “chi tocca certi fili muore” di mafiosa memoria.


Posso chiederle quali ambiti hanno toccato le sue denunce?


Ho riscontrato irregolarità anche gravissime prevalentemente nel settore del verde. Nelle ultime settimane, facendo un’indagine all’interno del Parco degli Acquedotti, mi sono imbattuto in un bene confiscato alla criminalità organizzata e assegnato a una cooperativa di Mafia Capitale. E anche dopo questa denuncia ho ricevuto altre minacce. Venerdì scorso ero in Procura. All’uscita ho trovato un falco impiccato allo specchietto retrovisore della mia macchina. Sono intervenute la Scientifica, la Digos e la polizia. Stanno cercando di recuperare le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza di Piazzale Clodio.


Fino a quando non le revocano l’incarico lei imperterrito andrà avanti?


Io vado avanti senza guardare in faccia nessuno e riferirò tutte le irregolarità riscontrate non all’amministrazione comunale, ma direttamente alla Procura.


Al Comune di Roma nessun rapporto e nessuna denuncia?


A questo punto non avrebbe senso. Mi hanno abbandonato. Mi hanno fatto terra bruciata attorno. Dall’ultima volta che ho sentito la Sindaca sono passati quasi nove mesi. Due mesi dopo ero costretto a girare per Roma con una scorta armata.


Da allora Il suo referente è solo la Procura?


Da quando, per dirla tutta, ho scoperto in una villa storica, posta all’interno di di un parco comunale, una discarica di 320 tonnellate. Sono stati indagati tre dirigenti del Servizio Giardini. Dopo una settimana dalla mia scoperta sono venuti nella mia villa sulla Cassia e hanno tentato di darle fuoco. Ci sarebbero riusciti se una vicina non se ne fosse accorta e non avesse chiamato i vigili del fuoco. Lei si rende conto di che cosa stiamo parlando? Di una manica di banditi pronti a tutto.


Le elezioni comunali solo alle porte. Lei ha in mente di impegnarsi direttamente per Roma?


Questo è scontato. Fra tante altre cose sono candidato con una lista civica a Presidente del quindicesimo Municipio.


Che cosa farebbe una volta eletto?


Una lotta vera e non a parole contro l’abusivismo. Metterei mano ai problemi del cimitero di Prima Porta che, come sa meglio di me, è letteralmente al collasso. E poi alla viabilità che nel quindicesimo municipio è ridotta a un ingorgo perenne. E alla sporcizia senza fine. Rivedrei i vincoli del Parco di Veio e l’abusivismo che lo contamina. Insomma ho lavorato sodo e bene per tutta la città di Roma, anche se nessuno mi ha ringraziato. Ora vorrei concentrarmi con una veste diversa su un singolo municipio. Un municipio che conosco bene perché è quello dove risiedo e vivo. Un municipio che, più di qualsiasi altro, ha bisogno di me. E della mia passione.


di Antonello Sette

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