Mauro Antonini, ex responsabile regionale di Casapound e già candidato alle regionali, parla del suo apprezzamento per Matteo Salvini e soprattutto sostiene come l’essere di destra non debba essere più ragione di discriminazioni.
Il Pd torna a vincere le suppletive a Roma. Come commenta il risultato?
«Stiamo parlando, purtroppo, di un collegio che è ormai è un feudo o meglio ancora fortino della sinistra, dei suoi apparati, delle sue truppe cammellate. Gran parte delle persone hanno preferito non andare a votare e quindi anche un profilo, con un curriculum autorevole come quella della Matone, pur avendo con sé tutta la destra compatta, non è riuscita a spuntarla».
Ha sostenuto Matone?
«Personalmente, senza ombra di dubbio. Sul mio nome, però, si sono fatte un po' di strumentalizzazioni solo perché fino a due anni e mezzo fa ero il responsabile regionale di Casapound, nonché candidato alla Regione. Cosa nota, però, è che io da tempo non ne faccio più parte e mi sono riposizionato nel centrodestra. Si è buttato, quindi, solo del fango per condizionare probabilmente una competizione elettorale».
In quale forza si riconosce?
«Mi ritrovo nelle posizioni di Matteo Salvini, come tanti che come me vivono al Centro e al Sud Italia».
Su cosa si ritrova?
«Sulle battaglie in difesa dei confini nazionali, su quelle sociali a favore del popolo, in modo particolare nei confronti delle partite Iva. Condivido, poi, la sua linea degli ultimi giorni contro il rincaro delle bollette e come la pensa sulle materie prime».
Un uomo di destra è naturale che condivida questi punti?
«Sono questi i pilastri su cui dovrebbe ritrovarsi tutta la destra, senza alcuna distinzione».
Sono i giorni della Corsa al Colle. Come giudica la candidatura di Berlusconi?
«Sarebbe per lui il coronamento di un sogno, ma temo che non ci siano i numeri. Le vicende legate al suo passato non lo favoriranno. Se dovessi dare una percentuale, quoterei la sua possibilità di essere eletto al 5 per cento, pur ritenendo però che non sarebbe stato un cattivo Capo dello Stato o solo di una parte, come qualcuno vuol far credere».
Dopo l’aggressione alla Cgil, cosa significa essere di destra?
«Si viene in un certo senso discriminati. Si diffonde dell’inutile odio. Viviamo in una nazione, dove purtroppo la gran parte della stampa è di sinistra e dove anche aver militato o avere delle idee può essere considerato come un peccato originale».
Rinnega il suo passato?
«Perché dovrei farlo».
E’ mai stato violento?
«Assolutamente no! Come tanti miei amici di destra, non ho mai commesso alcun reato, il mio casellario giudiziario è trasparente, così come ho partecipato solo a manifestazioni pacifiche. Pur credendo in determinati valori, il mio attivismo non ha mai precluso la libertà altrui. Ho sempre rispettato chi la pensa in modo differente».
Fa discutere il caso di Arianna Pezzotti, a cui non viene dato il tesserino da steward solo per aver realizzato alcune iniziative di solidarietà con Forza Nuova…
«E’ una storia vergognosa. Come si fa a togliere il lavoro a una madre di famiglia solo perché in passato ha militato in un’associazione di destra, tra l’altro dove ha svolto prevalentemente volontariato».
Si ritiene fascista?
«Il fascismo è finito da tempo. Si richiama questo periodo della storia, analizzandolo solo sotto alcuni aspetti, per strumentalizzare, discriminare qualcuno. Altra cosa significa oggi essere di destra, portare avanti determinate battaglie per i più deboli, credere in determinati valori, battersi per chi non ha voce, anche se a qualcuno tutto ciò non fa piacere».
Oggi direbbe a gran voce di essere di destra…
«Non ho alcun problema a dirlo, come fa bene chi è di sinistra. Non capisco cosa c’è di male. Avere un pensiero, un’opinione, non è un peccato. Non bisogna strumentalizzare un determinato fatto, per far prevalere il pensiero unico. Sono per la destra, così come sono per la democrazia, dove ognuno è libero di militare dove vuole e manifestare, senza alcuna esitazione, le proprie idee, senza subire attacchi o accanimenti ingiustificati».
Di Edoardo Sirignano
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