Elisabetta Trenta, ex ministro alla Difesa, rivela quanto sta accadendo all’interno del suo ex partito. L’ex vice premier Luigi Di Maio, a suo parere, sarebbe intenzionato a lasciare il Movimento 5 Stelle per formare un nuovo soggetto di centro insieme a Renzi e Toti.
Di Maio si dimette da presidente e membro del Comitato di Garanzia del M5s. Come commenta la notizia?
«Mi sembrava una strada intrapresa da tempo. Non sapevo della rottura, ma ritengo che quanto avvenuto durante l’elezione del Presidente della Repubblica un segnale chiaro di un processo in corso. Il rapporto tra Di Maio e Conte è sempre stato un po' travagliato. Prima o poi doveva succedere. L’attuale segretario è arrivato nel Movimento chiamato da Di Maio e poi quest’ultimo gli ha lasciato il posto di presidente del Consiglio. Il ministro degli Esteri, però, è sempre rimasto in secondo piano rispetto a chi ha preso il suo posto. E’ qualcosa di naturale, quindi, quanto accaduto».
Il ministro degli Esteri vorrebbe tentare l’all-in?
«Non è detto. Sa che se prende tutto, deve anche ricostruire. A mio parere, potrebbe essere interessato di più alla coalizione di centro che si sta formando. Lì starebbe bene».
Lo vede, pertanto, in un eventuale nuovo soggetto moderato?
«L’idea di Di Maio, da un bel po' di tempo, è andare fuori dai 5 Stelle e essere protagonista in una nuova forza. Non mi sembra ci sia oggi tanta differenza tra Renzi e Di Maio. Stesso discorso vale con Toti. Tracciando una linea che unisce i punti degli ultimi eventi, sembra che il ministro degli Esteri ha intenzione di formare un nuovo soggetto moderato con entrambi».
Se Di Maio abbandona i 5 Stelle, potrebbe rientrare Di Battista?
«Potrebbe avvenire. Di Battista, negli ultimi tempi, ha lasciato più di una porta aperta a Conte. Non escludo che possa recuperarlo, facendo rientrare così una parte importante del Movimento».
Avendo vissuto sia la segreteria Di Maio che quella Conte, quale ha funzionato meglio?
«Più che altro posso dire di aver vissuto la stagione dell’incertezza, ovvero l’inizio di Conte. Non preferisco, comunque, né l’una, né l’altra. I 5 Stelle veri erano quelli dell’inizio, ovvero del primo governo. Dopo, non c’è mai stata un'identità».
Perché?
«L’identità, come dimostrano appunto le ultime vicende di cronaca, l’hanno persa le persone che hanno guidato il M5s. La spaccatura, prima o poi, doveva arrivare. Di Maio ha il coraggio di andarsene perché sa che il Movimento non gli sta più dietro».
Ha fondato un nuovo partito. Tra i 5 Stelle chi sente più vicino?
«Con Di Maio redento forse si potrebbe avviare un ragionamento, ma vedo molto difficile tale ipotesi. Di Battista, sotto alcuni punti di vista, lo sento vicino, anche se la mia posizione personale è di equidistanza dai tre attuali leader del Movimento. Conte forse potrebbe essere il profilo che si rispecchia meglio con questa nuova forza, soprattutto se riesce a coinvolgere quella parte di Movimento che intende tornare a essere propulsiva per i 5 Stelle. Non so, però, quanto si voglia andare in tale direzione».
Come comportarsi?
«In una grande fase di confusione sarebbe meglio rivederci tutti e decidere di trovare la via di mezzo tra le diverse strade, realizzando quel processo che i pentastellati oggi non hanno voluto intraprendere, ovvero ricostituirsi con una nuova identità. Potrebbe essere l’occasione giusta».
Di Edoardo Sirignano
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