La #giustizia è terremotata dal caso #Palamara: il libro è un successo editoriale, ma a colpire è il messaggio che lancia e tutto ciò che svela. Di questo e dell’ipotesi di una commissione d’inchiesta sull’uso politico della giustizia, ventilata anche da Sabino Cassese, abbiamo parlato con il senatore della Lega #UgoGrassi, avvocato, ordinario di Diritto Civile presso l’Università Parthenope di Napoli.
Senatore Grassi, pare che riformare la giustizia sia esercizio complicato per la classe politica: perché? Perché avere buoni rapporti con la magistratura pare quasi una precondizione per poter governare. La giustizia oggi tocca un ganglio essenziale del potere politico. A suo avviso, in che direzione dovrebbe muovere una riforma del settore? In una doppia direzione. Innanzitutto dovrebbe abbandonare quell'idea bizantina per cui è sufficiente cambiare le regole processuali per velocizzare d’incanto i processi. Ma aspetto tutt’altro che secondario è anche puntare sull'efficientamento delle strutture operative: dall’edilizia ai dispositivi tecnologici (da ammodernare), dai processi telematici, snelli e veloci. Va assolutamente riequilibrato il rapporto tra giudice e Pm, oggi certamente sbilanciato in favore dell’accusa che ha molti più mezzi e uomini. I giudicanti, invece, in buona sostanza fanno tutto da soli. Se il Pm ha una squadra è chiaro che già è in posizione di "forza" rispetto al giudice che dispone solo di se stesso. L’unicità delle carriere può rimanere se però si realizza effettivamente l'obiettivo di far conoscere ai PM la cultura del giudice. In questo senso, pare saggia una vecchia proposta della ANM (se non sbaglio del 1960), che ipotizzava una temporaneità delle funzioni con periodico passaggio dalla requirente alla giudicante. In queste settimane si parla molto di una commissione parlamentare d’inchiesta sull’uso politico della giustizia. Lo ha fatto anche Sabino Cassese. Lei cosa pensa? Mi pare che sia inevitabile. Dal libro di Palamara emergono cose incredibili. Su tutte, una direzione chiaramente politica di alcune iniziative giudiziarie e addirittura del CSM, ad esempio in materia di sbarchi. Così come una commissione mi pare inevitabile anche per le gravi risultanze sull’utilizzo delle intercettazioni a mezzo #Trojan nel processo Palamara dove - stando al Riformista - addirittura si adoperavano server in città diverse da Perugia e Roma, e in particolare a Napoli, e non si capisce se egli uffici della Procura di Napoli o no, né per quali reali finalità: tanto che il procuratore di Napoli si è premurato di intervenire per negare assolutamente di essere a conoscenza che i server fossero usati anche per altre procure a sua insaputa. Mi pare poi che la commissione sia quanto mai necessaria anche perché per la prima volta vi sono processi per atti politici del ministro degli Interni e per la prima volta lo stesso CSM è stato stravolto da una indagine giudiziaria che tra parlamentari intercettati reiteratamente, Trojan che ogni tanto registravano e ogni tanto no e server occulti sparsi qua e là presenta peculiarità poco rassicuranti.
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