Fabrizio Cicchitto al quotidiano 'Il Tempo': Servono decisioni e sanzioni durissime per scongiurare la terza guerra mondiale
Le ideologie contano fino a un certo punto. Conta la natura di fondo di una nazione, la Russia nel corso della sua storia ha sempre espresso posizioni nella maggioranza autoritarie e illiberali, dagli zar ai tempi nostri. La Russia di Putin che attacca al cuore l’Ucraina, che aveva conquistato la libertà con le grandi manifestazioni nella piazza del Maidan, cacciando via il Quisling filorusso Yanukovich, è simile all’Urss che nel 1956 stroncò con i carri armati il revisionismo affermatosi all’interno del partito comunista ungherese guidato da Imre Nagy, che successivamente fu impiccato con l’assenso scritto di Togliatti (nella sua lettera egli chiese solo di realizzare l’esecuzione dopo importanti elezioni amministrative in Italia). Il Putin attuale ha del tutto abbandonato le posizioni assunte ai tempi di Pratica di Mare e lo ha fatto certamente non per colpa dell’Occidente, che è stato fin troppo aperto nei suoi confronti, specie per quello che riguarda l’Unione europea, ma per una sua autonoma riflessione politico-culturale. La chiave di volta del pensiero di Putin è in una sua affermazione: la scomparsa dell’Urss è stata la più grande tragedia del XX Secolo. Lo ha detto, però, non nella chiave di un nostalgico del comunismo, ma in quella di un sostenitore della grande Russia. Per Putin la cosa grave era la fine dell’Urss, non perché essa segnava anche la fine del comunismo, ma perché ridimensionava la grande potenza mondiale alla pari degli Usa quale era stata al punto l’Urss. Da qualche anno a questa parte egli punta a ricostruire anche a colpi di blitz militari e di operazioni geopolitiche (vedi il Medio Oriente) anche utilizzando tutti gli errori commessi dagli Usa. Ma anche adesso questa operazione poteva essere espressa in un altro modo. Sul piano politico Putin aveva ottenuto che l’Ucraina non aderisse alla Nato e la piena reviviscenza dell’intesa di Minsk che assegnava ai due Stati del Donbass una notevole autonomia. Invece, prima nel suo discorso e poi nell’azione politico-militare, Putin sta esprimendo tutta un’altra linea che però Biden e i servizi americani avevano identificato fin dall’inizio anche andando incontro alla contestazione di alcuni Stati europei, Macron in testa. Putin contesta alla radice che l’Ucraina possa essere una nazione autonoma e ha definito nazista il suo attuale governo. È evidente che siamo di fronte a una vertigine militarista che se non viene efficacemente contrastata può portare ad una escalation tale da provocare anche ulteriori tragedie, fino a una terza guerra mondiale. Allora con un interlocutore di questo tipo, così radicato nei suoi convincimenti ideologici e politici, o l’Occidente esprime le forme più incisive di sanzioni non potendo e non volendo arrivare ad uno scontro militare oppure l’escalation di Putin può salire a livelli tali che partendo dall’Ucraina investono anche Paesi limitrofi come la Lituania e l’Estonia, il che è evidente che provocherebbe uno scontro totale. In questo quadro alcuni personaggi e anche alcune realtà culturali ed economiche hanno fatto figure patetiche. Primo fra tutti Macron, che non avendo capito le reali intenzioni del suo interlocutore, si è autoproposto come grande mediatore finendo col fare una figura barbina. Fra quelli che stanno perdendo la faccia ci sono anche i pacifisti nostrani. Il loro silenzio è assordante. Siamo sicuri che se gli Usa avessero fatto un qualunque atto aggressivo sarebbero già scesi in piazza. Ma chi ha perso la faccia sono anche gli industriali e i banchieri italiani che recentemente, quando già si capiva che si preparava il peggio, hanno fatto addirittura un convegno con Putin dandogli una sponda propagandistica. Per capire l’aria che tira da quelle parti è istruttivo leggere una dichiarazione di Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia, che ha affermato: «. Ma quale storia russa ha letto il dott. Fallico nei tempi recenti e in quelli che riguardano il passato? Recentemente la Russia ha occupato con un altro atto di forzala Crimea, è intervenuta in Siria contro la rivoluzione democratica, precedentemente in Afghanistan, in Cecenia e in Georgia. Poi se andiamo indietro nel tempo l’Urss è intervenuta appunto contro l’Ungheria, la Cecoslovacchia e ha costretto Jaruzelski a fare un autogolpe in Polonia. Purtroppo gli errori si pagano prima o poi. È stata un’autentica follia quella di non aver diversificato la nostra politica energetica mettendoci nelle mani di una nazione del tutto inattendibile e quindi d’ora in avanti dobbiamo mettere in atto tutti gli interventi possibili di breve e di lungo periodo. In ogni caso però una cosa deve essere chiara: o si esprimono sanzioni così dure da mettere in crisi questa tendenza aggressiva che è così profondamente radicata in Putin che non viene certo superata con qualche buona parola, oppure di qui a qualche tempo ci ritroveremo di fronte alla scelta ancora più tragica o di fermarlo con le armi o di arrendersi di fronte a un dissennato imperialismo. In più è indispensabile che l’Occidente dia i segnali giusti per evitare che a sua volta la Cina tenti la stessa operazione nei confronti di Taiwan.
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