Roma — Il bar di piazza Euclide, ai Parioli. Le quattordici. Da un’auto scende Luca Palamara. «Da oggi sono in campagna elettorale», annuncia.
Si candida alle suppletive di Primavalle, il 3 ottobre. Perché i romani dovrebbero mandarla in Parlamento?
«Tutto è nato grazie al successo del mio libro, Il sistema. La gente mi ferma per strada e mi dice: “Dottore, vada avanti”. Ovunque piazze piene. Mi hanno applaudito anche nei giorni in cui erano uscite notizie negative sul mio conto».
Cosa ne sa un borghese dei Parioli di Primavalle?
«Sono nato e cresciuto a Montesacro. Non sono snob. A Primavalle ci giocavo a calcio da ragazzo, conosco i problemi».
Perché dovrebbero votarla?
«Perché la mia battaglia sulla giustizia riguarda tutti». Dicono che lei si candida perché ha bisogno di un lavoro dopo la radiazione dalla magistratura. «La vita chiude le porte e apre i portoni. Ho scritto un libro che è piaciuto a molti italiani. Sto lavorando a un seguito».
Quanto ha venduto?
«Trecentomila copie. La prima tiratura, a gennaio, era stata di ventimila. Un fenomeno tipo La Casta».
Com’è nata l’idea del libro?
«Da una chiacchierata con Alessandro Sallusti. Ai tempi di Berlusconi ci massacravamo nei talk, oggi abbiamo un legame fortissimo. Chi l’avrebbe mai detto?».
Chi l’avrebbe mai detto che il presidente dell’Anm sarebbe stato radiato dall’ordine giudiziario e finito sotto processo per corruzione?
«La partita non è finita. Contro la radiazione ricorrerò alla Corte europea per i diritti dell’uomo. E al processo mi difenderò. Non ho svenduto la funzione giudiziaria».
Quando inizia il dibattimento?
«A novembre».
L’elezione a deputato è un modo per cercare l’immunità?
«Non scherziamo».
L’imprenditore Centofanti, che secondo la Procura le avrebbe pagato le vacanze e i lavori della veranda di una sua amica, ha patteggiato.
«Non intendeva essere coinvolto in uno scontro tra magistrati».
È senza stipendio?
«Dal luglio 2019 fino alla conferma definitiva della radiazione, lo scorso 4 agosto, ho preso un assegno alimentare di 1800 euro al mese».
Perché non attende la fine del processo prima di scendere in politica?
«Non voglio stare in silenzio. Se fossi stato zitto non mi avrebbero rimosso».
Il libro l’avrebbe scritto lo stesso senza la radiazione?
«Non ho vendette da consumare. Né mi sento un esempio. Ho raccontato dei fatti, che rompono un’ipocrisia. Secondo cui non bisogna dire che per procedere con le nomine dei magistrati non si parla con la politica».
Lo si è sempre fatto?
«Certo. La chiacchierata con Lotti per scegliere il procuratore di Roma è finita nell’inchiesta, quella per nominare Ermini a capo del Csm no. Sono le cose che fanno arrabbiare la gente».
Lei non ha solo discusso con i politici, ma è accusato di avere gestito una sorta di mercato.
«Ho sempre cercato di trovare un punto di equilibrio tra le diverse istanze presenti all’interno della magistratura. Ero il rappresentante di una delle correnti più importanti».
È diventato l’idolo della destra anarcoide che non crede allo Stato?
«Il mio proposito è opposto. È vero che questo sentimento alberga in molti italiani. Confido di contribuire ad aprire un dibattito, che porti alla riforma della magistratura».
Per chi votava?
«Centro moderato. Mio padre, magistrato, era di area socialista».
Cosa intende per centro moderato?
«Margherita, Pd»
E adesso fa le battaglie con Salvini?
«C’è stata una convergenza sulla giustizia. Già nel 2018, nella chat, a proposito delle inchieste sulle navi dei migranti bloccate al largo, scrivevo: “Salvini ha ragione”. Lo ridirei».
La Lega l’appoggerà a Primavalle?
«La mia è una lista personale, aperta all’appoggio di tutti».
Fratelli d’Italia e Forza Italia non intendono però sostenerla.
«Vado avanti per la mia strada senza urtare la suscettibilità di nessuno, tantomeno di chi della giustizia ha fatto una bandiera».
Il cellulare intercettato col trojan gliel’hanno restituito?
«Sì. Ci sarebbe molto da dire sulla violazione della privacy».
Che prezzo ha pagato a livello famigliare?
«Tutte le persone che mi volevano bene hanno continuato a farlo. I falsi amici sono scomparsi»
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