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Immagine del redattoreCarpe Diem Macchioni Communications

Luca Palamara Intervista a ‘Il Giornale’: «Il sorteggio è la sola modifica anti-spartizioni»



Ieri, mentre si votava la riforma del Csm, il nome di Luca Palamara è risuonato più volte nell’aula del Senato. All’indomani dell’approvazione del provvedimento, però, l’ex magistrato che ha messo a nudo il «sistema» è convinto che nulla sia cambiato, anzi. Che gliene pare di questa riforma? «Se la premessa era eliminare le contaminazioni tra politica e magistratura e superare i guasti del correntismo direi che la montagna ha partorito un topolino». Mi sta dicendo che le nuove regole non serviranno a scardinare il sistema delle correnti? «Esatto. Avranno comunque il totale controllo. Sarà quasi impossibile per i magistrati non indicati dalle correnti essere eletti come componenti togati del prossimo Csm. Il sistema non subirà alcun contraccolpo» Cosa andava fatto? «L’unica modifica che avrebbe avuto veramente effetto sarebbe stata quella del sorteggio. Serviva una riforma della giustizia non di facciata ma strutturale». Perché si è scelto di non farla? «Le lobby governano da sempre il sistema ne traggono beneficio e lo influenzano piazzando gli appartenenti alle proprie cordate. Anzi, le dico che è già partito il totonomi per il prossimo vice presidente del Csm. Da qui percepisco l’imbarazzo di alcuni parlamentari ad affrontare temi urticanti che coinvolgono alcuni magistrati. Ci sono nomi di politici che in queste occasioni ciclicamente ritornano». Li faccia. «Posso solo dire che qualcuno vicino alla sinistra che è stato escluso dalle precedenti consiliature tende a riproporsi, facendo sponda con le correnti che oggi detengono il potere all’interno della magistratura» Quindi siamo al punto di partenza? «Esatto». Eppure dieci milioni di italiani hanno chiesto un cambiamento, non sono pochi. «Chi ha sostenuto il referendum viene screditato e deriso. È la reazione di chi ha paura che salti il gioco delle sponde tra politica e magistratura o di perdere i privilegi del sistema, come le laute prebende dopo la pensione. Detto questo il referendum non è una panacea ma è uno strumento molto utile per coinvolgere tanti cittadini sul tema della giustizia e pungolare il legislatore». La politica doveva essere più coraggiosa? «Penso che parte della attuale classe politica non ci abbia creduto fino in fondo. Da questo punto di vista l’appuntamento è rimandato al 2023. Ormai tanti italiani hanno capito e sulla giustizia non vogliono più compromessi né ipocrisie»


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